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Mira Nair, tematiche spinose con lo spirito giusto

Intervista alla regista di The Reluctant Fundamentalist.
di Giancarlo Zappoli

In foto Mira Nair, regista di The Reluctant Fundamentalist.
Mira Nair (66 anni) 15 ottobre 1957, Bhubaneshwar (India) - Bilancia. Regista del film Il fondamentalista riluttante.

giovedì 30 agosto 2012 - Incontri

Incontriamo Mira Nair nel corso di una lunga sessione di interviste e poco prima del momento in cui dovrà raggiungere l’hotel per prepararsi alla proiezione che aprirà la 69. Mostra con il suo The Reluctant Fundamentalist. Dovrebbe essere affaticata e invece le brilla negli occhi la luce di chi sente di aver realizzato un film in cui credeva e in cui ha affrontato tematiche spinose con lo spirito giusto. A lei si affiancherà, nel corso dell’intervista, Moshin Hamid, l’autore pakistano del romanzo omonimo che ha costituito il soggetto del film.

Ricordo il suo emozionante cortometraggio in 11 settembre 2001 (il film collettivo dedicato all’attentato alle Twin Towers. Protagonista è un giovane studente di medicina che scompare proprio quel giorno. La polizia americana sospetta che sia un fiancheggiatore di Al Qaeda e prende ad interrogare i familiari. Anche i vicini di casa non si comportano più come in passato. Fino a quando non si troverà il suo cadavere e si comprenderà che è morto mentre cercava di portare aiuto. Al suo funerale da eroe nella moschea la bara sarà coperta dalla bandiera americana. Penso che le radici di The Reluctant Fundamentalist stiano in quel corto. Sono passati dieci anni da allora. Gli Stati Uniti hanno avuto due presidenti: George W. Bush, Barack Obama. È cambiato qualcosa e se sì cosa dal suo punto di vista?
È vero: le radici stanno proprio in quel corto. Cosa è cambiato? Il muro eretto da Bush è diventato più spesso e ha provocato guerre. Penso che Obama sia una persona che davvero comprende le ragioni degli uni e degli altri e che ha cercato di sanare queste ferite. Ma il muro è cresciuto ugualmente e va abbattuto. Questa è la ragione per cui ho girato questo film. Io conosco entrambi i mondi e nel film c’è un dialogo realistico tra l’Occidente e il subcontinente indiano. Dobbiamo capire il sospetto reciproco e la tristezza che, proprio per questo, risiede in entrambi i caratteri alla fine del film. Si chiedono come sia potuto succedere di arrivare a tanto.

Il pregiudizio di Bobby nei confronti di Changez. Si sono conosciuti come due persone (così come il padre poeta di Changez auspicava in tutte le situazioni) ma questo non è stato sufficiente. Il suo film ci ricorda che ci sono diversi modi di eliminare un essere umano tra questi ci sono anche i licenziamenti finalizzati solo al profitto.
È così: l’ideale tra i due si è materializzato in una pistola. Sull’altro versante io penso che ci sia un fondamentalismo del denaro e un fondamentalismo del terrore e sono la stessa cosa.

In cosa pensa che risieda l’originalità del suo film?
Abbiamo visto molti film che hanno trattato il tema anche con uno sguardo molto aperto e democratico ma non abbiamo visto film che mostrassero l’altro punto di vista. Quello cioè di chi ha subito bombardamenti e ha visto i propri cari morire. Il confronto che c’è tra i due personaggi è ciò che mi interessava perché permette di far emergere i punti di vista di entrambe le parti.

Moshin Hamid ci raggiunge e dice:

Accade in troppe occasioni di trovarsi di fronte a persone che parlano di idee sostenendo invece di star parlando di persone. Il film tratta di questo: dell’andare oltre le idee per confrontarsi con le persone.

Le vostre storie assomigliano, per un certo verso, a quelle di Changez il protagonista. Entrambi siete arrivati da Paesi diversi negli Stati Uniti. Quali sono le sensazioni che avete provato?
Sì è accaduto ad entrambi per vari motivi e abbiamo fatto tesoro di quelle esperienze per costruire il personaggio di Changez che arriva negli Stati Uniti anche per comprendere chi è che cosa vuole per sé. Come vuole costruire il proprio futuro. Questo è importante per i giovani d’oggi che apparentemente, grazie ad Internet, hanno tutto il mondo davanti a sé.

Hamid aggiunge:

Quando ho incontrato Mira mi sono subito accorto che c’erano affinità tra noi. Anche se ora Pakistan ed India sono due nazioni che non si amano lei è invece molto vicina alla realtà pakistana. Suo padre proviene da lì e questo si aggiunge al fatto che, proprio perché appartenenti a due mondi diversi ma con delle basi in comune abbiamo potuto integrare il nostro lavoro.

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