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La fantascienza secondo Kike Maillo

Il regista di Eva parla del suo film e racconta la sua idea di cinema fantastico.
di Gabriele Niola


martedì 28 agosto 2012 - Incontri

Kike Maillo è un regista spagnolo che non sembra spagnolo e nemmeno regista. Ha l’aria teutonica e le espressioni affabili che più si confanno a un mecenate che a un artista, eppure è lui l’autore di Eva (in uscita al cinema venerdì 31 agosto e in ANTEPRIMA web mercoledì 29 alle 21.30 su MYMOVIESLIVE!), il primo film di fantascienza di peso a uscire dalla Spagna in questi ultimi anni di forte ritorno del cinema di genere iberico.
Appassionato conoscitore del genere, come si conviene in questi casi, e portatore di idee molto chiare sul ruolo e sui doveri di un cinema di fantascienza contemporanea, l’abbiamo incontrato allo scorso festival di Venezia, nel quale il film è stato presentato.
Ci sono moltissimi tipi di fantascienza, qual è quello a cui appartiene Eva?
È un film che cerca di capire come gli umani si comportino con una macchina che emula i loro sentimenti. In questo senso mi sento più vicino ad Asimov che non a Dick. Ma non solamente loro. Quando ti avvicini a un melodramma associato alla fantascienza i riferimenti sono sempre molti.
Dove vede le similitudini con Asimov?
La macchina può fare da specchio agli uomini se è fatta per emularli. E a quel punto, quanto importa l'uomo e quanto la macchina? Come tratti i robot se sono indipendenti, cioè se possono dirti “No”? Nella nostra società noi ci trattiamo da pari perchè possiamo dirci di no, ma lo stesso vale per le macchine? Ecco, è qui che entra in gioco Asimov.
Possibile che in un genere che parla di futuro la letteratura passata sia ancora più rilevante di quella contemporanea?
La letteratura di fantascienza degli anni ‘80 era sicuramente più poderosa di quella attuale, ma lo stesso credo che la fantascienza possa permettersi domande e considerazioni sull'uomo e la condizione umana finchè si farà e sarà viva. E non credo che i remake la impoveriscano, li vedo più come omaggi ai grandi autori.
Nella sua idea di fantascienza quanto si deve inseguire il possibile e quanto il fantastico?
Io credo ci voglia poca aderenza al possibile e molto al fantastico. Sebbene la robotica attuale sia concentrata sulle macchine sociali, cioè creare macchine che possano essere trattate da pari, lavorando sulla fantascienza si ha sempre un 25% di scientifico, un 30% di come credo che andrà il mondo e un altro 30% di come mi piacerebbe che andasse.
Manca un altro 15%, così il totale fa 85, non 100
Vabbè ci siamo capiti

Esiste una scuola europea per quanto riguarda la fantascienza?
No, non credo. E il non appartenere a nessuna delle grandi scuole di fantascienza ti fa sentire un po’ perduto, tuttavia è anche gratificante per come implica libertà. A me non dispiace che si capisca che più della fantascienza conoscono il melodramma amoroso.
Eva è quindi il frutto di una visione più libera della fantascienza?
Di sicuro c'è un elemento di vera originalità nel mio film, cioè il fatto che gli umani sono i personaggi più respingenti mentre quelli più simili a noi sono i robot servitori.

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