Confession d'un Enfant du Siècle

Film 2011 | Storico 125 min.

Titolo originaleConfession d'un Enfant du Siècle
Anno2011
GenereStorico
ProduzioneFrancia, Germania, Gran Bretagna
Durata125 minuti
Regia diSylvie Verheyde
AttoriCharlotte Gainsbourg, Volker Bruch, August Diehl, Lily Cole, Pete Doherty .
MYmonetro 2,32 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Sylvie Verheyde. Un film con Charlotte Gainsbourg, Volker Bruch, August Diehl, Lily Cole, Pete Doherty. Titolo originale: Confession d'un Enfant du Siècle. Genere Storico - Francia, Germania, Gran Bretagna, 2011, durata 125 minuti. - MYmonetro 2,32 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 27 agosto 2013

Le guerre napoleoniche sono finite. Octave è giovane e bello, ama la sua amante Elise. Fino a quando diventa testimone della sua infedeltà.

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Consigliato nì!
2,32/5
MYMOVIES 1,50
CRITICA
PUBBLICO 3,13
CONSIGLIATO NÌ
La regista conferma un talento nel dipingere le atmosfere, ma il film delude l'aspettativa.
Recensione di Marianna Cappi
martedì 22 maggio 2012
Recensione di Marianna Cappi
martedì 22 maggio 2012

Octave scopre che la sua donna lo tradisce e non riesce a superare la delusione. Incapace di amarla ancora ma anche di vivere senza di lei, cerca consiglio presso l'amico Desgenais, ricco e cinico, che lo invita ad accantonare le illusioni sentimentali e a dedicarsi al libertinaggio. Octave gli dà ascolto per un periodo, ma la morte del padre lo riporta bruscamente alla ricerca di una vita più autentica e per questo si trasferisce in solitudine in campagna. Qui incontra Brigitte, una vedova più grande di lui, della quale s'innamora ricambiato. Ma il sospetto fa ormai parte del suo carattere e la gelosia mina sempre di più la loro relazione.
Tratto dal romanzo del 1834 nel quale Alfred De Musset mise per iscritto l'avventura burrascosa della sua passione per George Sand, il film della Verheyde, che non è la prima versione cinematografica di questo testo, mira soprattutto a raccontare un periodo storico-culturale nel quale il romanticismo scivola nel decadentismo, la morale si fa relativa, il futuro appare sterile, l'amore un sentimento crudele, e la melanconia regna sovrana.
Dopo Stella, piccolo grande film d'ispirazione autobiografica, la regista approccia dunque un progetto ben più ambizioso, ma sbaglia clamorosamente il colpo. È lo spettatore, a questo punto, ad aver ragione di sentirsi malinconico, deluso nelle aspettative che aveva coltivato.
Non è tutta e solo colpa sua, ma il miscasting di Pete Doherty nuoce moltissimo al film, che invece a livello visivo conferma il gusto di Silvie Verheyde nell'impasto dei colori, nella scelta degli ambienti e delle luci, che non è mai fine a stesso ma risponde sempre ad un scopo interno e coerente. Il ripiegamento nell'interiorità, il sentimento di mistero e la fuga dalla realtà, tipici del periodo e del monologo di riferimento, sono infatti ben resi, attraverso una fotografia fumosa e onirica, illuminata solo a tratti dal sorriso di Charlotte Gainsbourg.
Tuttavia l'incompetenza attoriale di Doherty è tale da guastare irrimediabilmente il quadro. Protagonista sfortunatamente assoluto, supposta incarnazione dell'ideale androgino dell'epoca e, non troppo velatamente, della figura del poeta maudit, il suo Octave non conosce altra vena espressiva se non quella della languidezza e peggiora le cose ogni qualvolta tenta una nota più drammatica o incisiva. I dialoghi si trascinano così mollemente, più vuoti che letterari, e il suo teorico sfinimento emotivo finisce per tramutarsi nello sfinimento reale del pubblico in sala.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Egle Santolini
La Stampa

Ideona: prendere un cantante rock dalla faccia e dalla fama bella e dannata e dargli la parte ottocentesca ed estenuata di un figlio del secolo, di «quel» figlio del secolo, in un film tratto da Confession d’un enfant du siècle di Alfred de Musset. La regista francese Sylvie Verheyde, già autrice del molto autobiografico Stella, si è incaponita con Peter Doherty, leader dei Libertines e poi dei Babyshamble, [...] Vai alla recensione »

Gabriella Gallozzi
L'Unità

Cannes non ama le donne? Ogni edizione del festival ha il suo «tormentone» e quest’anno va così. La miccia, magari lo ricorderete, è stata innescata dal collettivo femminista «La barbe» che ne ha fatto una questione di numeri («nessuna regista tra i 22 uomini del concorso» è stata l’accusa). Salta all’occhio, dunque, in questo clima, il passaggio nella sezione Un certain régard.

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