paola di giuseppe
|
venerdì 14 gennaio 2011
|
pietà per i cloni
|
|
|
|
Non lasciarmi (Never Let Me Go), diretto da Mark Romanek, nasce dal romanzo omonimo del 2005 di Kazuo Ishiguro, già autore di Quel che resta del giorno, diventato film nel ’93 per mano di Ivory.
Presentato nell’ottobre 2010 al London Film Festival, uscirà nelle sale a marzo.
I protagonisti Carey Mulligan, Keira Knightley e Andrew Garfield recitano in stato di grazia, soprattutto la Mulligan, guidati da una regia abile che traduce una materia così a rischio di enfasi e sovradosaggio emotivo in una storia delicata, in bilico continuo fra realtà e fantascienza, dove la tematica scientifico/filosofica della clonazione, dei limiti etici, del peso dei sentimenti sul destino dell’uomo, non sovrasta, si delinea e chiarisce poco per volta, quasi a lasciar sedimentare il tempo necessario a dare spessore umano a personaggi e ambienti.
[+]
Non lasciarmi (Never Let Me Go), diretto da Mark Romanek, nasce dal romanzo omonimo del 2005 di Kazuo Ishiguro, già autore di Quel che resta del giorno, diventato film nel ’93 per mano di Ivory.
Presentato nell’ottobre 2010 al London Film Festival, uscirà nelle sale a marzo.
I protagonisti Carey Mulligan, Keira Knightley e Andrew Garfield recitano in stato di grazia, soprattutto la Mulligan, guidati da una regia abile che traduce una materia così a rischio di enfasi e sovradosaggio emotivo in una storia delicata, in bilico continuo fra realtà e fantascienza, dove la tematica scientifico/filosofica della clonazione, dei limiti etici, del peso dei sentimenti sul destino dell’uomo, non sovrasta, si delinea e chiarisce poco per volta, quasi a lasciar sedimentare il tempo necessario a dare spessore umano a personaggi e ambienti.
Un film che non tradisce il libro, c’è la stessa attenzione di Ishiguro alla creazione di atmosfere, merito anche della magnifica fotografia di Adam Kimmel e delle musiche di Rachel Portman.
La sceneggiatura adatta il dialogo al minimalismo di un mondo circoscritto e protetto in cui non si va, pena pericoli tremendi, oltre la siepe di recinzione dello splendido parco in cui sorge il castello stile Tudor, sede di Hailsham, il college per cloni allevati per diventare a tempo debito “donatori” di organi, migliorando così le sorti dell’umanità.
I bambini, poi giovani adulti, parlano un linguaggio scarno, proprio di un mondo artificiale in cui si procede su binari programmati, ma, ed è qui il gran pregio del film, è tutto molto naturale, di quel realismo inquietante che gli interni pieni di ombre e fuori del tempo di un castello inglese normalmente suggeriscono.
Lo spettatore s’interroga su questo strano college com’è naturale, ma l’ipotesi fantascientifica tarda a farsi strada.
Si arriva per gradi alla comprensione della verità agghiacciante, ma ormai il feedback è al punto giusto per conciliare senza soprassalti il valore teoretico di metafora del mondo con la storia molto, troppo umana, di Kathy, Tommy e Ruth, tre amicizie e un amore nati al di là di ogni ragionevole previsione, e la commozione scaturisce dalla stessa fascinazione di una storia vera.
Un messaggio importante è sotteso alle immagini di questo bel film, vero, dolce, intenso e discreto, e ci coinvolge in una valutazione morale che va oltre la trovata fantastica, l’invenzione futuribile.
Le due prerogative che restano all’uomo per continuare a dichiararsi tale, al di là di ogni tentativo di annullarne l’identità e l’unicità, l’arte e l’amore, possono ancora essere considerate baluardi validi, presidi adatti a contrastare il nulla che avanza?
Può l’umanità retrocedere dal suo egoismo che la porta a creare perfino cloni di sé stessa, pur di avere prospettive di vita migliore?
Il college di Hailsham aveva introdotto una variabile, un piccolo museo, una galleria di quadri fatti dai bambini.
L’intento era capire se i cloni hanno un’anima.
Ora Hailsham è stato chiuso, dice una severa Charlotte Rampling, una parte piccola ma una grinta da grande attrice, i cloni continuano ad essere prodotti come polli in batteria.
E l’amore? sempre disperato, ma esiste, su quello nessuno può farci niente, nemmeno impedire che nasca fra i cloni.
[-]
[+] splendida recensione.
(di sam74)
[ - ] splendida recensione.
[+] grande recensione
(di valeguitar)
[ - ] grande recensione
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
writer58
|
lunedì 18 aprile 2011
|
in attesa che il ciclo si compia...
|
|
|
|
"Quello di cui non sono sicura è che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo...tutti completiamo un ciclo...forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, né sente di aver vissuto abbastanza".
Queste le parole finali della protagonista, questo è il senso del film. Un film potente e doloroso, la cui forza si esprime attraverso atmosfere minimali,una recitazione misurata e i volti precocemente invecchiati dei protagonisti.
Al di là della storia narrata (in un mondo parallelo al nostro, vengono allevati cloni umani la cui funzione è quella di donare organi per il resto di un umanità che ha sconfitto le malattie e la cui speranza di vita supera in media i cento anni), il film rappresenta in modo efficace la progressiva accettazione rassegnata di un destino atroce: da bambini inconsapevoli in un college inglese ad adolescenti che si preparano alla loro "missione" privati di una loro autonoma prospettiva di vita fino ai trentenni scheletriti che si apprestano a completare il loro ciclo di donazioni di organi e morire alle soglie dell'atà adulta.
[+]
"Quello di cui non sono sicura è che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo...tutti completiamo un ciclo...forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, né sente di aver vissuto abbastanza".
Queste le parole finali della protagonista, questo è il senso del film. Un film potente e doloroso, la cui forza si esprime attraverso atmosfere minimali,una recitazione misurata e i volti precocemente invecchiati dei protagonisti.
Al di là della storia narrata (in un mondo parallelo al nostro, vengono allevati cloni umani la cui funzione è quella di donare organi per il resto di un umanità che ha sconfitto le malattie e la cui speranza di vita supera in media i cento anni), il film rappresenta in modo efficace la progressiva accettazione rassegnata di un destino atroce: da bambini inconsapevoli in un college inglese ad adolescenti che si preparano alla loro "missione" privati di una loro autonoma prospettiva di vita fino ai trentenni scheletriti che si apprestano a completare il loro ciclo di donazioni di organi e morire alle soglie dell'atà adulta.
Per certi versi, il film di Romanek - tratto da un libro di Kazuo Ishiguro- richiama l'antiutopia di Huxley de "Il mondo nuovo",un nuovo ordine fondato su una rigida divisione in caste biologicamente predeterminate, ma se ne discosta nella rappresentazione di una società che programma il genocidio di un'intera popolazione di soggetti pur di conservare il livello di vita raggiunto.
Colpisce la rassegnazione dei ragazzi candidati alla donazione (il massimo della ribellione è rappresentato dalla coppia di protagonisti che prova a chiedere un rinvio perché si amano), ma credo che tale passività sia una metafora dell'ineluttabilità del ciclo di vita, la consapevolezza che il completamento del ciclo è una condizione naturale e che a nulla vale sfidare il destino.
La potenza del film risiede precisamente nella contrapposizione tra le pulsioni vitali dei protagonisti - sentimenti di amore, desideri di relazione, di sesso, gelosie, desideri di libertà e di individuazione- e l'organizzazione mortifera e asettica che li priva di identità, possibilità di sviluppo personale e prospettive di vita.
Il risultato di questa contrapposizione è già segnato e anche l'amore non può nulla -contrariamente alle nostre aspettative- nei confronti del tempo e del destino.
[-]
[+] bravo
(di fidi88)
[ - ] bravo
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
gumbus
|
domenica 27 marzo 2011
|
toccante
|
|
|
|
Il film sposta di lato dolcemente e insesorabilmente lo spettatore, e mostra quegli angoli di realtà negati e trascurati dallo sforzo di affermazione. Non toglie, ma aggiunge grazia alla grazia, critica alla critica, sublime al sublime, tempo al tempo. La vera falsa vita e la falsa vera vita si cercano senza volersi. Una forma all'anima. Impossibile, grande.
|
|
[+] lascia un commento a gumbus »
[ - ] lascia un commento a gumbus »
|
|
d'accordo? |
|
unknown_soldier
|
giovedì 31 marzo 2011
|
zen
|
|
|
|
Capolavoro di essenzialità . Apologo di un'umanità esanime.
Metafora dell'esistenza. Divoranti, divorati; dalla vita , verso il nulla.
Ci si potrebbe chiedere,forse , che cosa rimane del libero arbitrio; se sia mai esistito.
Ci si potrebbe chiedere dov'è la speranza .
Ma è troppo tardi.
Il divorato giace ,inanimato, senza che il suo sacrificio sia stato officiato.
Il divorante sembra inconsapevole. Il sacrificio è vano e il sacrificato è svuotato,in questo modo,non solo della carne ma anche dell'anima.
Sembra essere ormai troppo tardi . Gli ultimi raggi di consapelozza illumiano ancora per poco questo giorno in cui possiamo fare ancora domande .
"La scienza senza la religione è zoppa.
[+]
Capolavoro di essenzialità . Apologo di un'umanità esanime.
Metafora dell'esistenza. Divoranti, divorati; dalla vita , verso il nulla.
Ci si potrebbe chiedere,forse , che cosa rimane del libero arbitrio; se sia mai esistito.
Ci si potrebbe chiedere dov'è la speranza .
Ma è troppo tardi.
Il divorato giace ,inanimato, senza che il suo sacrificio sia stato officiato.
Il divorante sembra inconsapevole. Il sacrificio è vano e il sacrificato è svuotato,in questo modo,non solo della carne ma anche dell'anima.
Sembra essere ormai troppo tardi . Gli ultimi raggi di consapelozza illumiano ancora per poco questo giorno in cui possiamo fare ancora domande .
"La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca."
Albert Einstein
[-]
|
|
[+] lascia un commento a unknown_soldier »
[ - ] lascia un commento a unknown_soldier »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
martedì 29 marzo 2011
|
fantascienza a 5 stelle
|
|
|
|
Dopo Moon ecco un altro bel film di fantascienza, che merita le cinque stelle. E' un film toccante, angosciante per alcuni, perchè tocca delle corde sensibili ed è calato in una realtà molto vicina alla nostra, non nel futuro, ma nell'appena passato. E' una storia di clonazione, di una scuola dove vengono educati ragazzi che poi saranno utilizzati per donare i propri organi fino al "completamento". Sullo sfondo le emozioni umane, le gelosie, l'amore, l'amicizia, tutti quei sentimenti che fanno di un clone un essere umano. Il soggetto è assolutamente originale, bravissimi gli attori, ottima la regia.
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
riccardo76
|
venerdì 8 aprile 2011
|
una parabola sul senso della vita
|
|
|
|
Tratto dall’omonimo capolavoro letterario di Kazuo Ishiguro, Never Let Me Go è una drammatica parabola sul senso della vita. Melodramma fantascientifico, narra la vita di tre ragazzi, Kathy, Tommy e Ruth, uniti dalla medesima angosciante esistenza. Compagni all'apparentemente ordinario college inglese Hailsham, essi vengono gradualmente a conoscenza - insieme allo spettatore - della loro condizione di cloni creati come riserva di organi.
[+]
Tratto dall’omonimo capolavoro letterario di Kazuo Ishiguro, Never Let Me Go è una drammatica parabola sul senso della vita. Melodramma fantascientifico, narra la vita di tre ragazzi, Kathy, Tommy e Ruth, uniti dalla medesima angosciante esistenza. Compagni all'apparentemente ordinario college inglese Hailsham, essi vengono gradualmente a conoscenza - insieme allo spettatore - della loro condizione di cloni creati come riserva di organi. Una volta compresa la verità, la loro vita sembra acquisire un senso solo nell'ottica del sacrificio per la salvezza di qualcun'altro, tutto il resto perde di valore e di utilità. Ma si può chiedere a dei ragazzini di smettere di vivere, o meglio di smettere di essere "umani"? Ovviamente no. I tre infatti, anche se isolati dal mondo, condiscono la loro, seppur triste esistenza, di emozioni, forti sentimenti, gelosie tanto da gridare al mondo la loro umanità, e il grido di rabbia di Tommy rivolto al cielo - impersonato da uno straordinario Andrew Garfield - diventa emblematico. In questa ottica, il tentativo da parte della dirigenza del college di stimolare la creatività degli allievi attraverso la produzione di disegni per una fantomatica "Galleria", al fine di dimostrare che anche questi ragazzi hanno un’anima, risulta superfluo. La loro anima emerge già dagli sguardi, dai gesti, dalle parole strozzate dalle lacrime. E a tal proposito è notevole l’interpretazione dei tre attori, oltre al già citato Garfield, la bravissima Carey Mulligan, e la grande Keyra Knightley, mai così intensa, insieme alla stupenda fotografia che rispecchia gli stati d’animo dei tre. E' proprio grazie a ciò che lo spettatore realizza che questi ragazzi così "speciali" sono in realtà persone come le altre, con una vita di sogni e di speranze, nonostante la conoscenza del loro destino segnato da una morte prematura. Certo, alla fine i personaggi si rassegneranno a tale destino, ma, come afferma Kathy nel finale, essi in fondo sono orgogliosi del loro ruolo nel mondo, e non si biasimano della loro esistenza, perché in realtà non sono diversi dagli altri: "ogni uomo infatti deve compiere il suo ciclo di vita, prima o poi, e a nessuno alla fine sarà sembrato di aver vissuto abbastanza". Con queste parole il regista lascia lo spettatore a riflettere nel buio della sala, dubbioso sui limiti da imporre al progresso scientifico, ma soprattutto consapevole di aver vissuto attraverso la vita dei tre protagonisti una parabola sulla vita di ogni uomo.
[-]
[+] bella recensione, solo una precisazione:
(di rango f)
[ - ] bella recensione, solo una precisazione:
[+] hai ragione rango f
(di riccardo76)
[ - ] hai ragione rango f
|
|
[+] lascia un commento a riccardo76 »
[ - ] lascia un commento a riccardo76 »
|
|
d'accordo? |
|
algernon
|
domenica 27 marzo 2011
|
never let me go
|
|
|
|
tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro. tratta di una società, futuribile eppure "retrodatata" agli anni 70-90, in cui cloni umani vengono allevati come donatori di organi, e destinati a rapida morte dopo pochi prelievi. troviamo così Kathy, Tommy e Ruth, prima adolescenti in un collegio inglese e poi giovani adulti, seguiamo lo sviluppo dei loro sentimenti, e li vediamo avviarsi verso il triste destino che li aspetta. l'idea non è nuova per il filone della fantascienza, per esempio viene in mente "The Island" del 2005, con Ewan McGregor e Scarlett Johansson, dove pure un esercito di cloni erano allevati sottoterra ed inconsapevoli del loro destino.
[+]
tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro. tratta di una società, futuribile eppure "retrodatata" agli anni 70-90, in cui cloni umani vengono allevati come donatori di organi, e destinati a rapida morte dopo pochi prelievi. troviamo così Kathy, Tommy e Ruth, prima adolescenti in un collegio inglese e poi giovani adulti, seguiamo lo sviluppo dei loro sentimenti, e li vediamo avviarsi verso il triste destino che li aspetta. l'idea non è nuova per il filone della fantascienza, per esempio viene in mente "The Island" del 2005, con Ewan McGregor e Scarlett Johansson, dove pure un esercito di cloni erano allevati sottoterra ed inconsapevoli del loro destino. quel film non aveva pretese poetiche, era piuttosto un film d'azione, ed efficace come tale. Al contrario, in "Never let me go" (brutto e sbagliato il titolo italiano "Non lasciarmi"), si propone una storia di emozioni e di sentimenti, anche bella, eppure inserita in un contesto poco convincente: perché mai i giovani cloni accettano il loro destino ordinatamente, senza mai reagire? perché non tentano di fuggire, o di ribellarsi? ma anche per statistica, qualcuno più ribelle o più intraprendente della media avrebbe pur dovuto capitare, no? né del resto si vede alcuna forma di condizionamento che spieghi questa inerzia, eccettuata qualche blanda storia sui pericoli del mondo esterno. Bella la musica, ed interessante la canzone che dà il titolo al film, "never let me go", che viene attribuita ad una cantante di fantasia, Judy Bridgewater, ed inserita in una audiocassetta pure di fantasia, "Songs after dark", ed invece la orecchiamo facilmente come una nota musica degli anni '60, ed infatti è un bellissimo pezzo di Luther Dixon, che Ishiguro ha voluto come tema centrale del film proprio per il titolo.
[-]
[+] commento pragmatico e poco... "jap anime"
(di hollyver07)
[ - ] commento pragmatico e poco... "jap anime"
[+] lo ammetto
(di algernon)
[ - ] lo ammetto
[+] forse...
(di pazu76)
[ - ] forse...
[+] pazu76
(di hollyver07)
[ - ] pazu76
|
|
[+] lascia un commento a algernon »
[ - ] lascia un commento a algernon »
|
|
d'accordo? |
|
hidalgo
|
domenica 3 aprile 2011
|
anche i cloni hanno un'anima
|
|
|
|
Clonati per donare i loro organi, fino a morirne. I cloni visti come macchine di ricambio per gli umani, quelli veri, quelli generati e non creati. Ma siamo sicuri che i "nostri" cloni siano effettivamente prodotti di laboratorio e basta? Mark Romanek si schiera decisamente contro questa teoria, spedendo un chiarissimo messaggio contro l'onnipotenza e la fredda, razionale lucidità della scienza. Un film cupo, privo di colori, che trasmette un senso di tristezza, frustrazione, impotenza. I cloni hanno un'anima, una vita interiore che esprimono tramite l'arte, ma non tutti lo sanno e soprattutto a quasi nessuno importa. Vivono senza sapere nulla di più di quello che viene loro insegnato. Hanno desideri e bisogni umani ma non li sanno esprimere perchè non li conoscono, ma conoscono l'amore.
[+]
Clonati per donare i loro organi, fino a morirne. I cloni visti come macchine di ricambio per gli umani, quelli veri, quelli generati e non creati. Ma siamo sicuri che i "nostri" cloni siano effettivamente prodotti di laboratorio e basta? Mark Romanek si schiera decisamente contro questa teoria, spedendo un chiarissimo messaggio contro l'onnipotenza e la fredda, razionale lucidità della scienza. Un film cupo, privo di colori, che trasmette un senso di tristezza, frustrazione, impotenza. I cloni hanno un'anima, una vita interiore che esprimono tramite l'arte, ma non tutti lo sanno e soprattutto a quasi nessuno importa. Vivono senza sapere nulla di più di quello che viene loro insegnato. Hanno desideri e bisogni umani ma non li sanno esprimere perchè non li conoscono, ma conoscono l'amore. L'amore che forse potrebbe rimandare le loro donazioni, ma non è così. Hanno un destino già programmato a cui non possono ribellarsi, da cui non possono scappare. Non possono essere "normali", perchè loro sono solo dei cloni. Saremmo capaci noi umani di sopportare di venire alla vita con un destino già scritto? Sapremmo amare pur sapendo che tutto ciò che sentiamo, tutte le emozioni che proviamo e viviamo finiranno un giorno prestabilito da qualcun altro? "Volevamo far sapere che avete un'anima", è la frase che da sola racchiude tutto lo spirito di un film difficile, non perfetto ma comunque da vedere perchè interessante e ricco di significati. La scienza non vince sull'anima. I cloni lo sanno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a hidalgo »
[ - ] lascia un commento a hidalgo »
|
|
d'accordo? |
|
valerr
|
martedì 29 marzo 2011
|
distopia dolorosa
|
|
|
|
Il film è un viaggio che ci rende partecipi, in modo sottile ma doloroso, non lama ma punteruolo, dell'eventualità che gli esseri clonati abbiano i nostri stessi sentimenti, e nemmeno per loro sia facile accettare il fatto di dover morire, seppure la loro intera vita è studiata e preimpostata affinché assolvano al compito che, inevitabilmente, porrà fine alla loro esistenza.
I sentimenti sono quelli di un trittico creato da Carey Mulligan (An Education), Keira Knightley (Pirati dei Caraibi) e Andrew Garfield (The Social Network), ed includono l'ampio spettro dei sentimenti umani, amore, gelosia, paura, rabbia, dolore, collera (quasi liberatorio l'urlo finale).
[+]
Il film è un viaggio che ci rende partecipi, in modo sottile ma doloroso, non lama ma punteruolo, dell'eventualità che gli esseri clonati abbiano i nostri stessi sentimenti, e nemmeno per loro sia facile accettare il fatto di dover morire, seppure la loro intera vita è studiata e preimpostata affinché assolvano al compito che, inevitabilmente, porrà fine alla loro esistenza.
I sentimenti sono quelli di un trittico creato da Carey Mulligan (An Education), Keira Knightley (Pirati dei Caraibi) e Andrew Garfield (The Social Network), ed includono l'ampio spettro dei sentimenti umani, amore, gelosia, paura, rabbia, dolore, collera (quasi liberatorio l'urlo finale).
Un film che inquieta, se si è pronti ad accettare la mancanza di desiderio di sfuggire al proprio destino (emblematica la scena in cui un insegnante spiega ai ragazzi il loro destino, ricevendo una silente indifferenza come replica), cosa che peraltro è resa accettabile dal complesso modo con cui i cloni vengono trattati. Non va preso a paragone The Island, in cui ai cloni la verità viene negata e mistificata.
Un film che emoziona, strugge, addolora e lascia il profondo amaro di una prospettiva in cui l'etica cede il passo alla necessità, in cui "nessuno sente di aver vissuto abbastanza".
Consigliato per la recitazione intensa dei tre, chi già affermato (Knightley), chi promessa emergente di altissimo livello (Mulligan, Garfield).In una società (retro)futurista, le scoperte dell'ingegneria genetica e della clonazione permettono un'aspettativa di vita di più di 100 anni e la remissione delle malattie mortali (sclerosi, tumori). Tutto ciò al costo dell'istituzione di "allevamenti" di cloni, da "utilizzare" per sostituire le parti malate delle persone "normali".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a valerr »
[ - ] lascia un commento a valerr »
|
|
d'accordo? |
|
federicolippi
|
domenica 27 marzo 2011
|
non lasciarmi, una profonda riflessione sulla vita
|
|
|
|
Mark Romanek porta in sala una storia che è fatta di amore, amicizia, passione, rassegnazione. Siamo nell’Inghilterra della seconda metà degli anni ’70, Kathy , Tommy e Ruth sono tre amici e vivono ad Hailsham, un collegio che si trova in piena campagna inglese, delimitato da recinzioni che i bambini credono essere invalicabili, poiché non sanno cosa potrebbero trovare al di fuori. O meglio, quel che hanno raccontato loro del mondo esterno, è davvero terribile. I tre amici, come tutti gli alunni di Hailsham, credono di vivere in un mondo idilliaco, tra ore di ginnastica, letteratura ed arte, sempre pronti a stimolare la loro creatività per mandare i loro disegni alla Galleria di Madame . In realtà, il destino di ogni bambino è segnato: una volta completata la loro educazione nel collegio, diventeranno degli “assistenti” e subito dopo dei “donatori”.
[+]
Mark Romanek porta in sala una storia che è fatta di amore, amicizia, passione, rassegnazione. Siamo nell’Inghilterra della seconda metà degli anni ’70, Kathy , Tommy e Ruth sono tre amici e vivono ad Hailsham, un collegio che si trova in piena campagna inglese, delimitato da recinzioni che i bambini credono essere invalicabili, poiché non sanno cosa potrebbero trovare al di fuori. O meglio, quel che hanno raccontato loro del mondo esterno, è davvero terribile. I tre amici, come tutti gli alunni di Hailsham, credono di vivere in un mondo idilliaco, tra ore di ginnastica, letteratura ed arte, sempre pronti a stimolare la loro creatività per mandare i loro disegni alla Galleria di Madame . In realtà, il destino di ogni bambino è segnato: una volta completata la loro educazione nel collegio, diventeranno degli “assistenti” e subito dopo dei “donatori”. Tutti gli alunni di Hailsham sono dei cloni, nati e cresciuti al fine di donare i propri organi a chiunque ne abbia bisogno, carne da macello buona per la scienza in continua evoluzione. I loro disegni, come i loro corpi, servono alla scienza, che tenta di capire-come se non lo sapesse già- se anche i cloni possono avere dei sentimenti.
La realtà di fronte alla quale ci mette di fronte Ishiguro, prima, e Romanek, poi, è davvero terribile ed angosciante. I tre amici costruiscono un legame solido, che però non manca di ostacoli, tra la gelosia di Ruth e l’incapacità di Tommy di relazionarsi “normalmente” agli altri, soprattutto a Kathy. Ogni clone cresce con la consapevolezza di dover morire lentamente, una donazione dopo l’altra, e di non poter condurre una vita normale. I tre ragazzi, dopo gli studi ad Hailsham, finiscono nei Cottages, in attesa di scoprire quale sarà il loro destino, anzi, quando sarà. L’amore tra Kathy e Tommy, nato fin dal primo sguardo, non avrà modo di vivere e le loro strade si separeranno per molti anni, fin quando Kathy, ormai diventata un’assistente, non incontrerà Ruth, debole e fiacca, pronta ad andarsene.
Per quanto possa definirsi “presente alternativo” o “realtà distopica“, la storia di “Never let me go” si incastra perfettamente nella vera realtà, quella che viviamo quotidianamente, quella degli esperimenti scientifici volti a trovare una soluzione alle malattie che ci affliggono. I protagonisti sono dei pezzi di ricambio, messi al mondo solo ed esclusivamente per assolvere a questo compito perverso.
Mark Romanek, inoltre, lascia scoperti molti punti della trama senza approfondirli, lasciando che sia lo spettatore a mettere insieme i pezzi del puzzle e capire le origini di questo assurdo meccanismo che si consuma ogni giorno davanti ai nostri occhi. Una denuncia? Quale messaggio vuole inviare l’autore della storia? Quello che più appare palese a prima vista, è la rassegnazione dei personaggi. Quasi come se non ci fossero pulsioni vitali, i ragazzi non sfuggono al loro destino ma lentamente gli vanno incontro, consapevoli di non poter far nulla per cambiare le cose, di non poter vivere normalmente e di non poter nemmeno amare normalmente. Kathy e Tommy riescono a vivere la loro storia solo quando il loro percorso è quasi giunto al termine, mentre Ruth riesce ad ammettere i propri-umani- errori, solo quando la consapevolezza della morte inizia a divorarla.
Opera delicata ma di forte impatto emotivo, ottima interpretazione di Mulligan E Garfield, opaca la Knightley.
[-]
[+] non sono d'accordo...
(di pazu76)
[ - ] non sono d'accordo...
|
|
[+] lascia un commento a federicolippi »
[ - ] lascia un commento a federicolippi »
|
|
d'accordo? |
|
|