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Lillian Roxon: la donna che scrisse la storia del rock

Ritratto della giornalista che contribuì a rivoluzionare la musica.
di Tirza Bonifazi

In foto Lillian Roxon, a cui è dedicato il film Mother of Rock di Paul Clark.

martedì 21 febbraio 2012 - Approfondimenti

C'è chi dice che il rock sia un mestiere da uomini eppure fu una donna a scriverne la storia firmando la prima enciclopedia rock, nel 1969. Lillian Roxon era arrivata a New York solo dieci anni prima, abbandonando la meno stimolante Sydney per seguire impulsi intellettuali, riempirsi gli occhi di arte, conoscere nuove tendenze.
Si era trasferita in Australia con la famiglia ebrea poco prima della seconda guerra mondiale, lasciando la natia Italia ancora bambina. A Sydney era entrata a far parte dei Push, il gruppo di bohémien che mettevano in dubbio i costumi sociali e sessuali degli anni '50 in Australia.
Arrivata in America fu la prima a rendersi conto che la musica avrebbe cambiato il mondo e il rock sarebbe divenuto un business e non ebbe paura di chiedere al manager dei Beatles in una conferenza stampa se era milionario. Era lungimirante, sfacciata, brillante, aveva un talento incontenibile.
Di Bob Dylan scrisse che era un libro, un'autobiografia aperta del suo paese. Scrisse anche che "i groupie (maschi) invidiano gli artisti e desiderano identificarsi con loro, ruotargli intorno, respirare la stessa aria dorata (e magari arrivare a essere come le groupie)". Lei stessa teneva una lista di amanti più o meno occasionali, tra giornalisti, musicisti e artisti. Era sessualmente libera. Con i suoi scritti, e soprattutto il suo modo di vivere, contribuì ad aumentare la consapevolezza popolare sul femminismo e le questioni femministe.
Era ammirata come una star, e alla pari delle star che frequentavano il locale più cool di New York, il Max's Kansas City, aveva un posto riservato nel backstage dove poteva succedere di tutto e tutto era permesso. Là conobbe i Beatles, i Velvet Underground, i Rolling Stones, i Doors, Patty Smith, Iggy Pop. Divenne intima di Andy Warhol e una aficionada della Factory. Ma non stette solo a guardare: fu un'instancabilmente promotrice della musica e dell'arte e aiutò, consigliò e incoraggiò gente come la futura signora McCartney Linda Eastman, la femminista Germaine Greer, la cantante Helen Reddy, David Bowie e Iggy Pop, così come molti giornalisti e scrittori rock che la vedevano come una fonte d'ispirazione. Per molti di loro divenne come una mamma.
C'era una rivoluzione in atto in quegli anni, e lei ne scrisse divenendo pionera del giornalismo rock moderno. Dichiarò: "Il rock'n'roll non è morto, si muove in una nuova direzione e Iggy Pop, David Bowie e i New York Dolls sono i suoi precursori". Parole profetiche che scrisse poco prima di andarsene, il 10 agosto 1973, all'età di quarantun anni.

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