Inception |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Elliot Page.
continua»
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 142 min.
- USA, Gran Bretagna 2010.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 24 settembre 2010.
MYMONETRO
Inception
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nolan edifica mondi soprannaturali usando il sognodi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 11 agosto 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
INCEPTION (USA, 2010) diretto da CHRISTOPHER NOLAN. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO – JOSEPH GORDON-LEVITT – ELLEN PAGE – TOM HARDY – KEN WATANABE – DILEEP RAO – CILLIAN MURPHY – TOM BERENGER – MARION COTILLARD – PETE POSTLETHWAITE – MICHAEL CAINE – LUKAS HAAS § Titolo indecifrabile (= innesto) come il film, il sesto e più costoso e mirabolante del britannico Nolan, il più pregno di rimandi e citazioni di altri film. Dedito allo spionaggio industriale, Dom Cobb è un mago dell’estrazione, nel penetrare nei cervelli (nel subconscio) dei dormienti e, tramite i loro sogni/ricordi, carpirne i segreti. Cobb e la sua squadra sono convocati a un compito opposto: innestare un’idea nella testa del giovane erede di un facoltoso imprenditore moribondo. Anche Cobb, tuttavia, è tormentato da un sogno: i figli bambini, e lo tartassa l’impossibilità di vederli, rientrando negli Stati Uniti, perché sospetto uxoricida. L’azione si snoda fra Inghilterra, Marocco, Canada, Parigi, Tokyo e Los Angeles. Benché sopravvalutato, Nolan è un inconfutabile costruttore di mondi: la fortezza nella neve (copiata dalla biblioteca Geisel dell’Università della California); le avveniristiche megalopoli ispirate a Cornelis Escher, immaginate dalla giovane architetta Ariadne (la mitologica Arianna dei labirinti). Risulta evidente l’ambizione di porre lo spettatore in uno stato di soggettiva identificazione con i personaggi, togliendogli ogni vantaggio rispetto a loro. Ma l’impresa di abbinare gli intenti di un cinema filosofico con la grandiosità tecno-ludica di un blockbuster è solo parzialmente riuscita a questo maestro di falsificazione e illusionismo, probabilmente per l’eccessivo assillo di infilare una sequenza onirica dentro all’altra fino a raggiungere cinque livelli narrativi. Qualche parola in più va spesa anche per denotare e declamare le splendide interpretazioni degli attori, vero e autentico fiore all’occhiello e ciliegia sulla torta di questo colosso che non lesina in effetti speciali ma brilla nonostante ciò anche per i caratteri che la sceneggiatura ben oliata e collaudata ha saputo mettere in piedi con maestria non perfetta ma comunque lodevole: DiCaprio è un ladro professionista e un asso delle rapine ipertecnologiche, ancora innamorato della moglie con la quale ha trascorso cinquant’anni in una dimensione sovra-reale dove tutto filava per il verso giusto e non c’erano preoccupazioni di nessun genere, figli compresi, ma tutto lo spazio per loro due soli da godere all’infinito e forse per l’eternità, ma è anche un leader carismatico e violento che sa affermarsi e portare a compimento le missioni di cui è incaricato con la sapienza e la ponderatezza di un eccellente caporeparto; J. Gordon-Levitt è un compagno fedele e inoppugnabile, che pungola il suo superiore con assoluta credibilità ed esegue gli ordini senza batter ciglio e con un’invidiabile professionalità, conscia anche dei tormenti che angustiano il suo capo; E. Page è un’ingegnera laureanda in architettura che sa creare mondi soprannaturali con la fantasia di un adolescente in erba, e che si affiata col gruppo d’avventura con la caparbietà e l’accanimento tipici di chi ha in testa un obiettivo fisso da conquistare; K. Watanabe è un finanziere e plutocrate giapponese che parla bene l’inglese e si fa coinvolgere in brutte esperienze sanguinose rischiando di interferire col macchinario onirico, ma sa salvarsi in extremis per non inguaiare l’intero piano e poter continuare ad usufruire del suo coraggio e del suo sangue freddo; M. Caine è un magnate senza scrupoli che protegge il giovane ereditiere dalle mire del gruppo dei protagonisti, sapendo condire con la sua abituale mistura di pathos e profondo senso del drammatico un’interpretazione notevole da vegliardo capitalista e uomo in carriera che avvizzisce man mano che il denaro lo corrompe senza sosta e inesorabilmente; M. Cotillard, infine, è una donna sognatrice ad occhi aperti, una che vive l’amore puro e sincero lasciandosi andare totalmente alla furia degli elementi passionali e che desidera per sé e per il geniale marito un’esistenza ricca di furore amoroso e senza cavilli per la testa, che arriva perfino a rinnegare i due figli pur di condividere con l’amato momenti di passione estrema, sulla spiaggia come sulle rotaie del treno e dall’attico di un grattacielo. Peccato che il pur bravo P. Postlethwaite rimanga troppo in ombra, in una delle sue ultime interpretazioni prima della morte prematura (scomparve infatti nel 2011): un maggiore utilizzo del suo personaggio, malgrado sia secondario, avrebbe chiarito i dubbi che s’annidano nella trama fra realtà e fantasia, i quali lasciano un po’ l’amaro in bocca al termine della proiezione per il fatto di non rivelare le loro effettive posizioni. Il film ricevette otto candidature e si portò a casa quattro Oscar, tutti appartenenti al settore “tecnico”. Prodotto da Nolan con la moglie Emma Thomas. Al montaggio ha provveduto Lee Smith, mentre le scene sono di Guy Hendrix Dyas. Il direttore della fotografia è Wally Pfister. Da non perdere per gli appassionati di dissertazioni oniriche, per i cultori di Freud e della pittura espressionistica tedesca e per gli ammiratori di cannoni superelettronici come Matrix e simili, benché non occorra un’esperienza sovrumana per comprendere i molteplici significati neanche tanto reconditi di Inception, un piccolo grande capolavoro di ingegneria cinematografica e filosofia bergsoniana.
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