Titolo originale | O Estranho Caso de Angélica |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Portogallo |
Regia di | Manoel de Oliveira |
Attori | Pilar López de Ayala, Ricardo Trepa, Filipe Vargas . |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,13 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 18 agosto 2015
L' ultracentenario regista portoghese riflette sulla purezza di un'amore spirituale, sulla sottile linea che corre tra vita e morte e lo fa con ironia intelligente.
CONSIGLIATO SÌ
|
In una notte di pioggia il giovane e appassionato fotografo Isaac viene chiamato per scattare l'ultima foto a una morta. Angelica, questo è il suo nome, apre gli occhi e sorride mentre Isaac scatta. Da quel momento per il giovane ha inizio un'ossessione amorosa. Agli incubi si alternano momenti di profonda gioia quando vede la fanciulla comparire dinanzi a lui come uno spirito carico di positività.
Manoel De Oliveira ha compiuto 101 anni ma la sua vitalità creativa è quella di un giovane capace di tornare su temi già affrontati con lo stile che conosciamo ma con uno sguardo sempre nuovo in cui l'ironia sottile, intellettualmente acutissima, fa da contrappunto elegante alla materia del contendere. 'Materia' è il termine più appropriato per un film in cui a colazione in una pensioncina si discute del rapporto tra materia e antimateria mentre un fotografo (di origine ebraica, la specificazione è importante) si tormenta al pensiero della donna immateriale di cui si è follemente innamorato.
De Oliveira riflette sulla sottile parete che separa la vita dalla morte. Lo fa attraverso la bellezza di un cadavere che suscita un desiderio liberato dalla carne. Carne che domina il nostro mondo (in cui le cameriere sono supponenti e scortesi) che ci vede costantemente in attesa di prede come quel gatto che staziona sotto la gabbia dell'uccellino mentre fuori un cane abbaia in attesa. La terra che finisce con l'accogliere molti tra coloro che muoiono ci attrae con la sua forza mentre chiede di essere dissodata da uomini dalle espressioni quasi ferine nella tensione dello sforzo. Volti e gesti che Isaac fissa in opposizione (o a complemento?) della beatitudine del sorriso di un'Angelica distante e vicina al contempo.
Da sessant’anni Manoel De Oliveira voleva realizzare questo film,sulla difficoltà dello stare al mondo, di rapportarsi con le cose “terrene”, le persone, gli avvenimenti e l’amore, tema costante nel suo cinema sperimentale, rigoroso, d’elite, il cinema “della vertigine” come è stato ribattezzato dalla critica.