giorgio
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lunedì 29 dicembre 2008
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capolavoro di boyle, trascinante e spettacolare
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The Millionaire è il primo film drammatico di Danny Boyle. Dopo il buon Sunshine, rovinato dal finale disastroso, ritorna con questo The Millionaire, capolavoro consigliatissimo prodotto da Bollywood.
E' un film drammatico ambientato in India, sviluppato all'inizio su tre, poi su due piani temporali: il flashback sulla vita di Jamal, il quiz e l'interrogatorio con il poliziotto. Ogni risposta alle domande del quiz gli sarà fornita da dettagli della sua vita travagliattissima (i flashback sono uno spaccato sensazionale sull'India degli ultimi anni). Non mi soffermo sulla trama, per evitarvi sorprese, ma gli elementi che fanno di The Millionaire un capolavoro sono molti: l'incastro narrativo, perfetto, la fotografia, così luminosa da rappresentare alla perfezione il significato del film, un vero inno alla vita, la recitazione di tutto il cast, e la regia di Boyle, che non sbaglia niente, e dico, niente! (non c'è un'inquadratura già vista, il riutilizzo due volte delle stesse tecniche).
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The Millionaire è il primo film drammatico di Danny Boyle. Dopo il buon Sunshine, rovinato dal finale disastroso, ritorna con questo The Millionaire, capolavoro consigliatissimo prodotto da Bollywood.
E' un film drammatico ambientato in India, sviluppato all'inizio su tre, poi su due piani temporali: il flashback sulla vita di Jamal, il quiz e l'interrogatorio con il poliziotto. Ogni risposta alle domande del quiz gli sarà fornita da dettagli della sua vita travagliattissima (i flashback sono uno spaccato sensazionale sull'India degli ultimi anni). Non mi soffermo sulla trama, per evitarvi sorprese, ma gli elementi che fanno di The Millionaire un capolavoro sono molti: l'incastro narrativo, perfetto, la fotografia, così luminosa da rappresentare alla perfezione il significato del film, un vero inno alla vita, la recitazione di tutto il cast, e la regia di Boyle, che non sbaglia niente, e dico, niente! (non c'è un'inquadratura già vista, il riutilizzo due volte delle stesse tecniche). Ma il talento di Danny lo conoscevamo già: oltre a quello, c'è una capacità di gestire il film, di rendere un film che in mano a un altro sarebbe stata una banalissima commediola, un capolavoro, alternando scene frenetiche (durante i flashback devi letteralmente rincorrere la telecamera), a scene lente, dove si vede la sua capacità di creare tensione, cosa che sapeva già fare benissimo, e scene drammatiche (ci aveva già provato in The Beach ma quello non era niente in confronto alle lacrime che mi sono scese sulle guance alla scena finale).
Quindi, dal punto di vista cinematografico (montaggio, regia, fotografia, recitazione, colonna sonora), non avevo mai visto un film tanto perfetto.
Però un film perfetto cinematograficamente non è un capolavoro: quello che rende The Millionaire un capolavoro è l'originalità dei temi, della regia e della sceneggiatura.
Infatti, il film riesce a toccare tre temi fondamentali con un equilibrio perfetto tra i tre: film comico, film drammatico, film di denuncia.
Questi tre significati del film si intersecano uno con l'altro senza fare la frittata, come The Beach, ma trovando l'equilibrio perfetto.
Anche la regia di Boyle aiuta molto questi temi, soprattutto quello della denuncia, descrivendo con inquadratura perfette ma mai esagerate l'India. Inoltre utilizza inquadrature molto particolari, ma questo l'ha sempre fatto, tra le quali i migliori sono senza dubbio i primi piani, che ti fanno capire subito i sentimenti dei personaggi.
Poi c'è la sceneggiatura, che riesce ad unire le tre cose senza annoiare, e senza farti esclamare: ma che roba è questa!, lasciandoti appiccicato allo schermo, sperando con tutto il cuore che questo pezzente milionario riesca a vincere venti milioni di rupie, e trovare l'amore della sua vita.
Perciò, dal mio punto di vista, The Millionaire è il film dell'anno, ed è un capolavoro, cosa che, da qualche anno a questa parte, è molto difficile da trovare ad Hollywood.
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cormac mccarthy
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venerdì 23 gennaio 2009
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slumdog millionaire
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Film riconciliante con la vita, un'esplosione d'energia ed al contempo un balsamo per l'anima. Un film catalogabile come commedia, film drammatico e d'avventura ed allo stesso tempo impossibile da etichettare secondo i canoni convenzionali. Un film che ci parla di tutto (vita, amore, destino) con una facilità a tratti disarmante e fa rabbrividire il pensiero di registi (anche italiani che lavorano all'estero, a buon intenditore, poche parole...) che dopo 2 ore spese intorno ad un solo argomento ancora non hanno toccato il punto. Questione di stile, di classe. Boyle ne ha da vendere. E si vede dai dettagli. Dalla fotografia capace di rendere la bidonville un paradiso cromatico. Dalla sequenza lirica e straordinaria della latrina più lurida di tutta Mumbai.
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Film riconciliante con la vita, un'esplosione d'energia ed al contempo un balsamo per l'anima. Un film catalogabile come commedia, film drammatico e d'avventura ed allo stesso tempo impossibile da etichettare secondo i canoni convenzionali. Un film che ci parla di tutto (vita, amore, destino) con una facilità a tratti disarmante e fa rabbrividire il pensiero di registi (anche italiani che lavorano all'estero, a buon intenditore, poche parole...) che dopo 2 ore spese intorno ad un solo argomento ancora non hanno toccato il punto. Questione di stile, di classe. Boyle ne ha da vendere. E si vede dai dettagli. Dalla fotografia capace di rendere la bidonville un paradiso cromatico. Dalla sequenza lirica e straordinaria della latrina più lurida di tutta Mumbai. Dalla musica dove anche "Paper Planes", brano sfacciatamente pop, che altrove sarebbe suonato pacchiano, qui funziona che è una meraviglia. Dai movimenti di camera, che trasmettono un'energia per cui, a tratti, hai l'impressione che le immagini possano sfondare lo schermo. Per la riflessione mai banale o opportunistica su una città dura con chi ci vive, che qui assume il ruolo di co-protagonista. Dalla sceneggiatura che non perde mai il filo del discorso, pur giocando su infiniti piani temporali (infanzia, adolescenza, interrogatorio, quiz, presente). Dall'uso mai così sapiente dei flashback. Per i migliori titoli di coda che io ricordi. E per tanti altri motivi che ora mi sfuggono, "Slumdog Millionaire" è il film dell'anno.
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benton
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domenica 15 marzo 2009
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ti piace vincere facile??
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Sicuramente non si può rimanere indifferenti a questo film, però non è un capolavoro, e penso che non meriti nemmeno tutti i premi vinti.
Inizia bene con un bel ritmo tra presente e passato, buona musica d'accompagnamento e spunti per un proseguimento interessante. Poi si perde nell'ostentazione della ricerca della protagonista e in banalità che non ti aspetti da un film da Oscar.
Nel film è il protagonista che vince ma non convince, nella realtà il film fa la stessa cosa.
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francesco90
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domenica 1 marzo 2009
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una piccola rivoluzione cinematografica...
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Recensire The millionaire è un arduo compito quanto un’esigenza irresistibile per chi esce dal cinema. Il film abbraccia talmente tanti temi e li affronta con la potenza di un mix stilistico che coinvolge e commuove, non solo nel culmine melodrammatico del lieto fine, ma soprattutto durante tutta la sua durata, e sicuramente il merito di questo va dato ai bravissimi quanto giovanissimi interpreti ma soprattutto al regista, Danny Boyle, a cui si deve un approccio a contenuti più che mai importanti da rivoluzione cinematografica.
La prima ora è infatti assolutamente straordinaria, ed è essa a toccare lo spettatore più che al cuore, al cervello, allo stomaco. Jamal e Malik ne passano di tutti i colori, attraversano la povertà, gli scontri religiosi, gli abusi, ma tutto questo non ci viene raccontato con un’ asfissiante carica drammatica che angosci lo spettatore, bensì con un mix di cultura pop, dettata da inquadrature e stacchi quasi da videoclip scandite dal ritmo irrefrenabile della musica indiana che ci catapulta nella realtà dei due giovani moschettieri facendoci vivere le loro difficoltà e il loro mondo integralmente e toccandoci forse ancor di più, rammentandoci attraverso questa “narrazione moderna” che tutto quello che stiamo vedendo esiste davvero, mentre noi lo stiamo osservando comodamente sul divano dal nostro “mondo civilizzato”.
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Recensire The millionaire è un arduo compito quanto un’esigenza irresistibile per chi esce dal cinema. Il film abbraccia talmente tanti temi e li affronta con la potenza di un mix stilistico che coinvolge e commuove, non solo nel culmine melodrammatico del lieto fine, ma soprattutto durante tutta la sua durata, e sicuramente il merito di questo va dato ai bravissimi quanto giovanissimi interpreti ma soprattutto al regista, Danny Boyle, a cui si deve un approccio a contenuti più che mai importanti da rivoluzione cinematografica.
La prima ora è infatti assolutamente straordinaria, ed è essa a toccare lo spettatore più che al cuore, al cervello, allo stomaco. Jamal e Malik ne passano di tutti i colori, attraversano la povertà, gli scontri religiosi, gli abusi, ma tutto questo non ci viene raccontato con un’ asfissiante carica drammatica che angosci lo spettatore, bensì con un mix di cultura pop, dettata da inquadrature e stacchi quasi da videoclip scandite dal ritmo irrefrenabile della musica indiana che ci catapulta nella realtà dei due giovani moschettieri facendoci vivere le loro difficoltà e il loro mondo integralmente e toccandoci forse ancor di più, rammentandoci attraverso questa “narrazione moderna” che tutto quello che stiamo vedendo esiste davvero, mentre noi lo stiamo osservando comodamente sul divano dal nostro “mondo civilizzato”. Si può parlare quasi di moderno neorealismo da parte di Danny Boyle, non si può infatti non pensare ai giovani ladruncoli della Mamma Roma pasoliniana che fuggono per aver arrabattato qualche spicciolo alla meno peggio per le vie di una capitale demolita dalla guerra, quando ci scorrono davanti i piccoli Jamal e Salim che se la danno a gambe inseguiti da un poliziotto facendoci da guida turistica per la loro Mumbai disastrata.
Solo verso la fine, in cui ci si avvicina al lieto fine la melodrammaticità boolliwoodiana si mostra in tutta la sua forza, ma solo in funzione di una storia che ha espresso già la sua verità e che merita un finale da classico batticuore.
E’ sicuramente il film di Jamal, che incarna appieno i valori dell’eroe, che non si rassegna, e che insegue il suo amore incurante delle difficoltà masticando spesso amaro. Già, masticando amaro perché la figura di Jamal non funge che da specchio per raccontare un mondo in cui le difficoltà spesso sopraffanno anche l’eroe che non può far altro che incassare e andare avanti. E il piccolo Jamal incassa fino alla fine, incassa il tradimento di suo fratello Salim che lo allontana dall’amore della sua vita per una mano lasciata, gliela restituisce per poi sottrargliela di nuovo puntandogli una colt alla fronte. E’ infatti lui l’anti- eroe della storia, non i violenti boss a cui il giovane protagonista deve arrendersi. Egli rappresenta in toto l’uomo che piuttosto che essere sopraffatto dal male che lo circonda ne diventa parte integrante a costo anche di rinnegare un amico del quale però non riesce a fare a meno, prima ospitandolo a casa propria, e poi restituendogli la sua Latika a costo della vita, in un sacrificio che ha la vita come prezzo di redenzione. Il nostro eroe incassa anche i colpi dell’infastidito presentatore che egocentricamente non accetta che il giovane gli rubi la scena, facendolo arrestare dopo che con l’unica arma che Jamal ha superato il suo tranello della risposta sbagliata con le uniche armi che ha avuto a disposizione per tutta la vita: l’istinto, la sincerità, il cuore.
Jamal è lì, su quella sedia, le domande non sono altro che il suo passato che gli bussa alla porta per l’ultima volta prima di lasciarlo libero, il gioco non è altro che una corsa disperata non per l’impossibilità di vincere, ma come ultima occasione per ritrovare Latika, che ormai è lontana, quasi perduta.
The Millionaire è un film impegnato che racconta gli orrori e i paradossi di un mondo che è vicino a noi, e ce li racconta con un trasporto pop- melodrammatico che ci tengono con gli occhi puntati sullo schermo, e attraverso una favola che ci ricorda che sognare non costa nulla. Dire però che questo film sia una favola sarebbe la più triste menzogna che le nostre orecchie disilluse possano mai udire, basta guardare i piccoli protagonisti del film sul red carpet in perfetto smoking alla notte degli Oscar trionfare su star e film multimilionari, basta guardare i loro parenti accatastati davanti l’unica televisione presente nella loro baraccopoli a Mumbai. Basta guardarli, e vi renderete conto che il loro volto, i loro occhi, sono gli stessi di quelli di Jamal Malik, lo Slamdog Millionaire.
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linus2k
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lunedì 30 marzo 2009
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un giudizio incerto...
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Stavolta non so come giudicare il film... dal punto di vista stilistico penso sia stato reso in maniera magistrale, una regia perfetta... belle le luci, le musiche, i passaggi in flashback... insomma... Oscar alla regia più che meritato...
...per il resto... mah... sono decisamente combattuto... la trama è assurda e nella sua assurdità ai limiti del prevedibile, un buonismo eccessivo e troppe coincidenze che sono al limite dell'irritante... Gli attori sono bravi e convincenti... il problema è proprio che la storia in se per se non convince...
un plauso invece alla sequenza finale del ballo, molto Bollywood e molto trascinante... per quanto per gli occhi occidentali possa rasentare il trash, l'ho trovata sufficientemente catartica della storia.
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Stavolta non so come giudicare il film... dal punto di vista stilistico penso sia stato reso in maniera magistrale, una regia perfetta... belle le luci, le musiche, i passaggi in flashback... insomma... Oscar alla regia più che meritato...
...per il resto... mah... sono decisamente combattuto... la trama è assurda e nella sua assurdità ai limiti del prevedibile, un buonismo eccessivo e troppe coincidenze che sono al limite dell'irritante... Gli attori sono bravi e convincenti... il problema è proprio che la storia in se per se non convince...
un plauso invece alla sequenza finale del ballo, molto Bollywood e molto trascinante... per quanto per gli occhi occidentali possa rasentare il trash, l'ho trovata sufficientemente catartica della storia...
...insomma... un giudizio a metà...
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kimbe5
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domenica 15 febbraio 2009
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il treno della giustizia
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si può argomentare che sia un film strappalacrime. che tutto sia costruito in maniera perfetta a cavallo tra finzione e raltà. che boyle non sia più quello di trainspotting e che si lascia lusingare dal conformismo e dal melodramma. io personalmente ho visto un bel film tratto da un libro che non ho letto ma che immagino molto simile. mi è piaciuta l'associazione de treno/stazione/viaggio agli accadimenti della vita. dal treno arrivano dolori e gioie (la morte della madre, la salvezza e la perdita dell'amata, il nuovo incontro e il trionfo finale). E alla fine non trionfa solo l'amore (forse troppo utopico) ma trionfa anche la scalata sociale (il protagonista vince e diventa ricco non ritrova solo l'amata e resta povero).
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si può argomentare che sia un film strappalacrime. che tutto sia costruito in maniera perfetta a cavallo tra finzione e raltà. che boyle non sia più quello di trainspotting e che si lascia lusingare dal conformismo e dal melodramma. io personalmente ho visto un bel film tratto da un libro che non ho letto ma che immagino molto simile. mi è piaciuta l'associazione de treno/stazione/viaggio agli accadimenti della vita. dal treno arrivano dolori e gioie (la morte della madre, la salvezza e la perdita dell'amata, il nuovo incontro e il trionfo finale). E alla fine non trionfa solo l'amore (forse troppo utopico) ma trionfa anche la scalata sociale (il protagonista vince e diventa ricco non ritrova solo l'amata e resta povero). Quindi una visione della vita positiva e progressista. Complimenti Swirup, complimenti Boyle.
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(di claud.)
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caponord2005
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martedì 10 marzo 2009
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8 oscar!? no, sul serio...
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Senza voler essere troppo polemico, trovo veramente strano che possano andare a "The Millionaire" ben otto oscar.
Ho trovato il film assolutamente gradevole, intenso ed originale, ma come si può soprassedere alle grossolane caratterizzazioni dei personaggi?
La ragazza dapprima forte e risoluta, poi completamente in balia degli eventi, una banderuola nelle avide mani del cattivo di turno; Il fratellino, unico affetto rimasto a condividere il triste destino di Salim, che all'improvviso con una pistola e una bottiglia di birra in pugno, si trasforma nell'orco cattivo, per poi immolarsi a fine film, di nuovo inspiegabilmente redento dall'amore per il fratello.
E poi i "cattivi": inesorabilmente, crudelissimamente, ingiustificatamente e banalmente cattivi, senza altro scopo che far rigirare sulla poltrona lo spettatore.
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Senza voler essere troppo polemico, trovo veramente strano che possano andare a "The Millionaire" ben otto oscar.
Ho trovato il film assolutamente gradevole, intenso ed originale, ma come si può soprassedere alle grossolane caratterizzazioni dei personaggi?
La ragazza dapprima forte e risoluta, poi completamente in balia degli eventi, una banderuola nelle avide mani del cattivo di turno; Il fratellino, unico affetto rimasto a condividere il triste destino di Salim, che all'improvviso con una pistola e una bottiglia di birra in pugno, si trasforma nell'orco cattivo, per poi immolarsi a fine film, di nuovo inspiegabilmente redento dall'amore per il fratello.
E poi i "cattivi": inesorabilmente, crudelissimamente, ingiustificatamente e banalmente cattivi, senza altro scopo che far rigirare sulla poltrona lo spettatore.
Onestamente non riesco proprio a giudicare questo film senza una certa incredulità: ma cosa c'entra questo film con gli Academy Awards? Datemi una chiave di lettura!
Faccio un eccezione per la regia e la fotografia, veramente notevoli a mio avviso.
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[+] ti quoto in tutto
(di r. artoni)
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carlo
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giovedì 12 marzo 2009
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era necessario andar fino in india?
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bah... che dire non mi sento di dare piu di due stelle perche per quanto il film sia diretto molto bene, con un montaggio niente male alla Boyle appunto, beh alla fine la storia sarebbe potuta svolgersi ovunque, il pubblico non entra mai veramente nella baraccopoli, ne si sente vera aria di denuncia, e credo non ci fosse intenzione, una bella storia d'amore, con classico finale "americano" che un po' mi ha innervosito...
Il film e coinvolgente pur adottando la tecnica narrativa della cornice ormai usurata, e malcelata... pero mano mano che avanza la storia diventa sempre meno interessante, quasi non ci fosse una vera coesione tra l'infanzia e la vita presente dei personaggi...
Trapianto...
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bah... che dire non mi sento di dare piu di due stelle perche per quanto il film sia diretto molto bene, con un montaggio niente male alla Boyle appunto, beh alla fine la storia sarebbe potuta svolgersi ovunque, il pubblico non entra mai veramente nella baraccopoli, ne si sente vera aria di denuncia, e credo non ci fosse intenzione, una bella storia d'amore, con classico finale "americano" che un po' mi ha innervosito...
Il film e coinvolgente pur adottando la tecnica narrativa della cornice ormai usurata, e malcelata... pero mano mano che avanza la storia diventa sempre meno interessante, quasi non ci fosse una vera coesione tra l'infanzia e la vita presente dei personaggi...
Trapianto...
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lucio
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domenica 11 gennaio 2009
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india , europa , mondo
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Che il mondo sia oramai un villaggio globale lo sapevo , ma non ne avevo consapevolezza . Un conto è leggere brani di vita nei quotidiani , altro è vederli con delle immagini . Io , ad esempio , non sapevo che " Chi vuol esser milionario " sia un gioco televisivo planetario . Ora ne sono consapevole e non me ne rallegro , ma ne prendo atto . Il mio schema mentale , ancora fermo ad una ideologia legalitaria storicamente superata , non è cambiato in questi anni . Vedo però che i problemi del mondo , grazie appunto alla globalizzazione ,ora sono arrivati anche in India . Mumbay come Parigi , o Roma o Londra . Però con una differenza : l'umanità in bilico . Gli uomini , le donne e i topi che vivono nelle case di latta hanno una carica esistenziale che altri non possiedono più .
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Che il mondo sia oramai un villaggio globale lo sapevo , ma non ne avevo consapevolezza . Un conto è leggere brani di vita nei quotidiani , altro è vederli con delle immagini . Io , ad esempio , non sapevo che " Chi vuol esser milionario " sia un gioco televisivo planetario . Ora ne sono consapevole e non me ne rallegro , ma ne prendo atto . Il mio schema mentale , ancora fermo ad una ideologia legalitaria storicamente superata , non è cambiato in questi anni . Vedo però che i problemi del mondo , grazie appunto alla globalizzazione ,ora sono arrivati anche in India . Mumbay come Parigi , o Roma o Londra . Però con una differenza : l'umanità in bilico . Gli uomini , le donne e i topi che vivono nelle case di latta hanno una carica esistenziale che altri non possiedono più . Bambini e bambine , ancorché vessati e maltrattati da adulti violenti e senza scrupoli , sembrano possedere una carica interiore fortissima . La povertà , in India , è un fardello sociale vergognoso , ma è anche uno scrigno prezioso di buoni sentimenti e di amore . " The Millionaire " è un'opera post-moderna intrigante e misteriosa che affascina e fa riflettere . Sto attento a non scivolare nella retorica , sempre in agguato in tali contesti , e osservo , con un misto di angoscia e incredulità , che i sentimenti hanno più forza delle mine anticarro , delle bombe intelligenti , dei soprusi e delle malvagità . Un giovane che insegue , per molti anni , la sua bella , è una cosa meravigliosa . La ricchezza , il gioco televisivo , la violenza urbana , la morte degli aguzzini , la polizia , i boss malavitosi , non sono niente di fronte alla titanica potenza dell'amore tra due angeli terrestri che si cercano nel formicaio di una metropoli senza confini e senza anima . Il bacio del giovane sopra la ferita della sua ragazza è struggente . Il film dovrebbe circolare nelle scuole ed essere oggetto di discussione tra docenti e alunni , soprattutto in Europa , luogo in cui i sentimenti , quelli veri , sono stati sostituiti da pulsioni individuali molto mercantili .
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aldo
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mercoledì 4 marzo 2009
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oscar per la regia, ma la morale...
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Ci si prepara a vedere il film con grandi aspettative, ovviamente anche a seguito dell'oscar. Inizio particolare, con le violenze della polizia, con tanto di annegamento nel "WC" tipo trainspotting. Temi interessanti ed avvincenti che si pensa vengano approfonditi portando ad un finale rivoluzionario, oppure di grande denuncia e tutto il resto che dovrebbe seguirne. Invece no! non ho trovato approfondimento ma tanti spunti, anzi pretesti per portare ad un finale totalmente ordinario, con retrogusto irritante, dove, dopo tutte le traversie durate circa un ventennio (l'età dei protagonisti) che, alla fine, non solo vivono felici e contenti, ma anche ricchi. Quindi, infanzia nell'immondizia, occhi strappati e bruciati, prostituzione minorile, omicidio della madre (da parte di musulmani, che sono cattivi per esserlo, non c'è propio storia, sti musulmani sono cattivi sempre e ovunque, e senza motivo, almeno secondo l'autore), violenza, abusi di potere; conclusione? non tutti i mali vengono per nuocere, se si vuole cambiare vita, basta andare in televisione, partecipare ad un bel programmino, vincere tanti soldi e risolvi tutti i mali dell'umanità.
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Ci si prepara a vedere il film con grandi aspettative, ovviamente anche a seguito dell'oscar. Inizio particolare, con le violenze della polizia, con tanto di annegamento nel "WC" tipo trainspotting. Temi interessanti ed avvincenti che si pensa vengano approfonditi portando ad un finale rivoluzionario, oppure di grande denuncia e tutto il resto che dovrebbe seguirne. Invece no! non ho trovato approfondimento ma tanti spunti, anzi pretesti per portare ad un finale totalmente ordinario, con retrogusto irritante, dove, dopo tutte le traversie durate circa un ventennio (l'età dei protagonisti) che, alla fine, non solo vivono felici e contenti, ma anche ricchi. Quindi, infanzia nell'immondizia, occhi strappati e bruciati, prostituzione minorile, omicidio della madre (da parte di musulmani, che sono cattivi per esserlo, non c'è propio storia, sti musulmani sono cattivi sempre e ovunque, e senza motivo, almeno secondo l'autore), violenza, abusi di potere; conclusione? non tutti i mali vengono per nuocere, se si vuole cambiare vita, basta andare in televisione, partecipare ad un bel programmino, vincere tanti soldi e risolvi tutti i mali dell'umanità. Grazie Danny Boyle! non ci avevo proprio pensato. Alle volte basta così poco!
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(di sofia)
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[+] x sofia
(di aldo)
[ - ] x sofia
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