Il film del 2008 ha la regia di Clint Eastwood (è anche protagonista), all'uscita ottenne una fredda accoglienza da parte della critica e pochi riconoscimenti: una candidatura al Golden Globe, d'altra parte la dittatura radical chic di Hollywood, ha sempre osteggiato Eastwood, invece fu un clamoroso successo al box office, a fronte di un budget di 33 milioni di $, incassò circa 270 milioni (147 in USA). Come tutte le storie di Eastwood è semplice e umana e riflette la crisi epocale che sconvolse gli USA a partire dagli anni '90.
Il protagonista Walter Kowalsky (Clint Eastwood) è un operaio in pensione reduce dalla guerra di Corea, aveva lavorato per oltre 40 anni alla Ford ed era andato in pensione da vari anni, sposato con 2 figli ormai ormai maturi con figli, vive una vita tranquilla, conservando nel garage il modello Ford Gran Torino 1972 una berlina sportiva. All'inizio della vicenda avvengono i funerali dell'adorata moglie (50 anni di matrimonio), Kowalsky è un uomo chiuso e duro e non accetta l'aiuto del confessore della moglie P. Janovich (Cristopher Carley) la donna prima di morire aveva voluto che convincesse il marito a confessarsi, non ha particolari rapporti con figli nipoti e nuore che abitano in altre città del Michigan, che vorrebbero si trasferisse in una casa di riposo e che non s'interessano di lui. Walter è turabato dal fatto che il quartiere si degradi: i bianchi si trasferiscono altrove rimpiazzati dagli immigrati, spesso turbolenti, nella casa vicino alla sua viene ad abitare una famiglia Hmong una minoranza etnica del Viet Nam che durante la guerra aveva aiutato gli amicani e per l'ostilità del regime comunista emigra. Kowalsky non solidarizza ma li guarda con sospetto, specie da quando ha sorpreso uno di loro: Thao (Bee Vang) un sedicene un pò imbranato che cercava di rubargli l'auto. Il ragazzo è in realtà bullizzato da una gang di giovani che l'hanno costretto al gesto, Clint all'inizio non accetta le scuse della famiglia Hmong ma poi poco ala volta solidarizza con loro, invitato ad una festa fa amicizia con la sorella di Thao: Sue Lor (Ahney Her) e la salva da una gang di afroamericani che voleva violentarla. Walter accetta che Thao per punizione lo serva per una settimana, poi impietosito gli trova un lavoro nell'edilizia. Ma la gang impazza contro Thao lo vessa spara contro la sua casa e violenta sua sorella. Walter però è cambiato, si confessa dal prete, e sacrifica la sua vita senza violenza perché comprende che non risolverebbe la vicenda, così facendo permette l'arresto di tutti i membri della banda. Dopo il commovente funerale , il notaio legge il testamento: con delusione dei figli e della nipote la casa è lasciata alla parrocchia e la Gran Torino a Thao.
Il film necessita di una spiegazione sociale ahli inizi degli anni '90 la classe operaia USa era considerata classe media, poteva permettersi la villetta, le auto, far studiare i figli, come fece Kowalsky che ebbe la fortuna di andare in pensione dopo 40 anni alla Ford prima del disastro sociale, quando a causa della globalizzazione e della rilocalizzazione la classe operaia fu ridotta in miseria con la perdita di milioni di posti di lavoro (in proposito consiglio la lettura di Elegia americana di Vance). Kowalsky impersona l'americano medio, ha combattuto con coraggio in Coera (con relativa medaglia), in casa ha fucile e pistola, fa lavoretti in giro spesso gratis, ma è solo i figli sono 2 estranei che sono venuti malvolentieri al funerale della mamma , la nipote Ashley (Dreama Walker) è solo interessata che il nonno gli lasci in eredità l'auto, il crollo del suo mondo ha lasciato Walter rancoroso verso tutti non comprende perché questa famiglia Hmong vicina di casa parli una lingua diversa, mangi strane cose (che poi gli piaceranno) ma non è razzista, alla fine prenderà a benvolerli e a proteggere i due fratelli Thao e Suelor. E' una Storia (con la s maiuscola) semplice ma avvincente, Clint ha recepito la lezione di Hitchcock "il Film è una storia, una storia, una storia ...", racconta una vicenda apparentemente comune, ma che in realtà è complessa: i rapporti padri e figli, questi ultimi che si beano del loro benessere non hanno in realtà empatia, Walter la troverà nella famiglia Hmong, il rapporto tra la vita e la morte, il rapporto con la religione e con chi ha una cultura diversa, ma soprattutto Walter ha una vita vissuta semplicemente con la schiena dritta, quando dopo tanti decenni confessa i suoi modesti peccati, il prete gli dice "Tutto qui?" e lui risponde "Come tutto qui? Le ho raccontato tutta la mia vita!". E' un film drammatico ma anche con tocchi di umorismo, esilarante la scena quando Walter porta Thao dall'amico barbiere per insegnargli come parlano gli adulti, i personaggi sono ben delineati e crescono psicologicamente nello scorrere della vicenda. La regia di Clint è di alto livello non è invadente ma presente in ogni dettaglio, eccezionale la recitazione del protagonista che rende in modo esemplare una figura non facile da rappresentare, molto brava anche Ashley Her nella parte della giovane Hmong.
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