max
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lunedì 18 febbraio 2008
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clitemmnestra, più che cassandra
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Premesso che non lo considero un grande film ( per costruzione,per narrazione, per cast), mi pare che Allen continui qui il suo confronto con il male e i suoi grandi narratori: dopo Shakespeare e Dostoevskji, è il turno della tragedia greca. Nel parco, durante il party, Angela dice «Io sono una fan della tragedia greca », ma la sua interpretazione non riguarda Medea, quanto Clitennestra, la moglie di Agamennone che ella assassina nella tragedia di Eschilo, per poi morire per mano di suo figlio Oreste, che fugge a sua volta inseguito dalle Erinni, dalle Furie. Ci sono questi temi, o il tentativo di svilupparli, in Sogni e delitti. Gli uomini, piccoli e deboli, sono manovrati dal destino (gli Dei, direbbero gli antichi), fanno di tutto, ma non sfuggono alla propria sorte.
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Premesso che non lo considero un grande film ( per costruzione,per narrazione, per cast), mi pare che Allen continui qui il suo confronto con il male e i suoi grandi narratori: dopo Shakespeare e Dostoevskji, è il turno della tragedia greca. Nel parco, durante il party, Angela dice «Io sono una fan della tragedia greca », ma la sua interpretazione non riguarda Medea, quanto Clitennestra, la moglie di Agamennone che ella assassina nella tragedia di Eschilo, per poi morire per mano di suo figlio Oreste, che fugge a sua volta inseguito dalle Erinni, dalle Furie. Ci sono questi temi, o il tentativo di svilupparli, in Sogni e delitti. Gli uomini, piccoli e deboli, sono manovrati dal destino (gli Dei, direbbero gli antichi), fanno di tutto, ma non sfuggono alla propria sorte. Non si comunica con gli dei, non si comunica con nessuno, per il regista, e il rimorso divora: quelle che sono le Erinni che si incaricano della vendetta prendono le moderne sembianze della depressione e dell'alcool e trascinano entrambi i fratelli alla morte, sia che abbiano deciso di confessare sia che abbiano deciso di fingere e tirare avanti. Non c'è naturalmente perdono cristiano, non c'è nemmeno la ricomposizione sociale delle Eumenidi, l'ultimo atto del dramma eschileo: l'uomo è solo e ai cadaveri estratti dalla barca è negato perfino il pianto delle loro donne, delle loro famiglie.
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antonello villani
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lunedì 18 febbraio 2008
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per allen il crimine non paga
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Delitto e castigo in salsa inglese. Anzi, americana. Perché Woody Allen, dopo la parentesi di “Scoop”, torna nel Vecchio Continente per girare un noir intriso di colpa e redenzione. Due fratelli spiantati, l’uno giocatore incallito e l’altro megalomane, hanno un disperato bisogno di soldi; l’occasione arriva quando lo zio che ha fatto fortuna all’estero arriva in loro soccorso. Un’inversione di marcia, già iniziata con “Match Point”, per il più newyorkese dei registi eppure la logorrea di certi personaggi che si lamentano di mariti e cognati s’insinua anche quando i toni cupi di Philip Glass –autore della colonna sonora- e la tragedia familiare spengono ogni sorriso. Film psicologico che rimanda fin troppo al romanzo di Dostoevskij, “Sogni e Delitti” ripercorre il dramma di un assassino divorato dai sensi di colpa e s’interroga sulle libere scelte che possono cambiare il corso della vita.
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Delitto e castigo in salsa inglese. Anzi, americana. Perché Woody Allen, dopo la parentesi di “Scoop”, torna nel Vecchio Continente per girare un noir intriso di colpa e redenzione. Due fratelli spiantati, l’uno giocatore incallito e l’altro megalomane, hanno un disperato bisogno di soldi; l’occasione arriva quando lo zio che ha fatto fortuna all’estero arriva in loro soccorso. Un’inversione di marcia, già iniziata con “Match Point”, per il più newyorkese dei registi eppure la logorrea di certi personaggi che si lamentano di mariti e cognati s’insinua anche quando i toni cupi di Philip Glass –autore della colonna sonora- e la tragedia familiare spengono ogni sorriso. Film psicologico che rimanda fin troppo al romanzo di Dostoevskij, “Sogni e Delitti” ripercorre il dramma di un assassino divorato dai sensi di colpa e s’interroga sulle libere scelte che possono cambiare il corso della vita. Espiazione e redenzione, non c’è modo per liberarsi di un crimine nemmeno quando il delitto resta senza colpevole. Ewan McGregor, nella parte dell’inconcludente che ama la bella vita, è tutto preso dalla fidanzata e dai progetti di lavoro che stentano a decollare; Colin Farrell, nella parte del fratello dedito a whisky e scommesse, ama il brivido del rischio. Due protagonisti coinvolti nel patto scellerato, due coscienze che reagiscono in maniera diversa ed imprevedibile. Ma ad entrambi Allen ha riservato lo stesso tragico destino.
Antonello Villani
(Salerno)
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naiade
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lunedì 4 febbraio 2008
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la colpa e l'anima
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Nella londra del piccolo proletariato due fratelli e i loro sogni di riscatto divengono l'occasione del regista per riflettere sull'ancestrale tema della colpa e sui suoi effetti nella vita e nelll'anima di chi l'ha commessa.
La vita dei due giovani viene improvvisamente scossa dalla proposta del loro zio, non sempre vicino fisicamente ma spesso materialmente e sempre idealmente, grazie al rivestimento mitico e salvifico che la madre, innanzitutto, e poi gli stessi nipoti hanno fatto di lui. ma ecco che la fatina generosa, che più volte è apparsa a porre rimedio ai guai dei due giovani, chiede infine l'obolo, ed il fio è grande e amaro. dapprima i due nipoti reagiscono con un no tanto categorico quanto nervoso e spaventato.
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Nella londra del piccolo proletariato due fratelli e i loro sogni di riscatto divengono l'occasione del regista per riflettere sull'ancestrale tema della colpa e sui suoi effetti nella vita e nelll'anima di chi l'ha commessa.
La vita dei due giovani viene improvvisamente scossa dalla proposta del loro zio, non sempre vicino fisicamente ma spesso materialmente e sempre idealmente, grazie al rivestimento mitico e salvifico che la madre, innanzitutto, e poi gli stessi nipoti hanno fatto di lui. ma ecco che la fatina generosa, che più volte è apparsa a porre rimedio ai guai dei due giovani, chiede infine l'obolo, ed il fio è grande e amaro. dapprima i due nipoti reagiscono con un no tanto categorico quanto nervoso e spaventato. non è il no di chi ha escluso davvero dalla mente la possibilità del delitto innominabile, ma il diniego di chi sa che potrebbe cedere, forse ha già ceduto, ed è spaventato da se stesso più che dal delitto. E difatti pochi discorsi, rivestiti da una patina di apparente razionalità e addirittura fondamento morale -la necessità inevitabile, i valori familiari, l'homo homini lupus ecc.- bastano a convincere i protagonisti.
alla colpa seguono le naturali reazioni umane: il tentativo di rimozione della stessa o, al contrario, il pentimento ossessivamente insano, quasi infantile più che razionale, con la relativa necessità di espiazione.
Ma la colpa non potrà essere rimossa e nemmeno espiata: essa necessiterà, chiederà un nuovo delitto, che rimane incompiuto ma più profondamente si compie.
il tema è, come detto, ancestrale e la riflessione in merito non si distingue nè per profondità nè per efficacia o innovazione di messa in discorso. nulla è detto di nuovo, nulla è detto in modo nuovo.
Woody Allen ci regala un film non noiso ma neanche appassionante, non leggero ma nemmeno profondo e soprattuto non brutto ma probabilmente inutile.
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[+] woody, basta londra
(di rino mele)
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marchetti86
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domenica 24 febbraio 2008
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tutti i sogni di cassandra
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Allen coglie nel segno e ci regala un capolavoro. Un film complesso, ambiguo, perfettamente fluido nel suo liquido destreggiarsi tra gli intersitizi del pensiero e la semiotica attoriale. Il regista tinteggia un affresco sociale fortemente semiotizzato, anche se si tratta di una semiotizzazione voluta che trova massima evidenza nel perfezionismo prossemico-attanziale. Un mondo, appunto, glamourizzato e superficiale nel senso etimologico del termine, cioè fermo alla superficie, alle apparenze. Figure da rotocalco, visioni da giornaletti scandalistici, party mondani e bionde da favola puntualmente viziate. E sono proprio le immagini, forma primaria del cinema e della società dello spettacolo, a innescare il processo entropico.
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Allen coglie nel segno e ci regala un capolavoro. Un film complesso, ambiguo, perfettamente fluido nel suo liquido destreggiarsi tra gli intersitizi del pensiero e la semiotica attoriale. Il regista tinteggia un affresco sociale fortemente semiotizzato, anche se si tratta di una semiotizzazione voluta che trova massima evidenza nel perfezionismo prossemico-attanziale. Un mondo, appunto, glamourizzato e superficiale nel senso etimologico del termine, cioè fermo alla superficie, alle apparenze. Figure da rotocalco, visioni da giornaletti scandalistici, party mondani e bionde da favola puntualmente viziate. E sono proprio le immagini, forma primaria del cinema e della società dello spettacolo, a innescare il processo entropico. Si badi bene: Allen non fa un film sul denaro, ma sull'oggettualità. La cosa, cioè l'oggetto, l'avere, è spinta motivazionale embrionale che de-struttura i rapporti sociali, persino quelli tra i due fratelli. Le cose possiedono un ambivalente carattere di sensualità, e pertanto sono la chiave d'accesso al mondo dei corpi-beni di consumo. Questa metafora triangolare dell'oggetto-corpo-immagine è ben esplicitata nella scena iniziale, quando uno dei fratelli utilizza la barca per ottenere la donna. La donna non è il fine, attenzione, è l'oggetto accessorio. Ciò che completa. Per poter accedere a questo universo magmatico di segni, così entomologico e al tempo stesso fatuo, l'omicidio è l'affare perfetto. Ma i corpi dei due protagonisti, sostanzialmente proletari, non riescono ad essere immagine, e collidono annullandosi proprio sulla barca, elemento archetipo di una filosofia deleteria.
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[+] imparare l'italiano
(di robert1948)
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miriam
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sabato 2 febbraio 2008
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non sempre "3" è il numero perfetto.
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Strano film che sembra meno bello di quanto sia in realtà un po' per i suoi precedenti illustri,tanto diversi tra loro,e un po' per le aspettative che l'idea di Cassandra rievoca.Scandito dalle "malefatte" dei due fratelli che scivolano,quasi per forza d'inerzia verso il loro destino,simboleggiato da una barca che li vedrà soccombere ha il difetto di essere troppo lineare anche nella gestione dei tempi degli eventi. L'elemento femminile poi è inesistente (niente a che vedere con la Johansson), di contorno. Il doppiaggio non aiuta perché toglie mistero all'intonazione, soprattutto quando si compie la svolta noir,e la colonna sonora è sempre uguale e perciò molto noiosa.Interessante,intelligente,però non come i precedenti.
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(di miriam)
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