Sogni e delitti

Woody senza più humour "Scarlett non è la mia musa"

Woody Allen ha superato i settant'anni e non deve piacergli gran che, tanto da incupirsi: «Sono sempre stato portato alla tragedia, invece le storie mi hanno spesso preso la mano e sullo schermo sono diventate ironiche, comiche, anche sciocche. Mio malgrado la gente si è abituata a ridere ai miei film, non sempre per fortuna». Non riderà, o riderà molto poco, con Cassandra's dream, e naturalmente gliene vorranno, a quest'omino fragile, melanconico, che ispirata dalle sue fobie e depressioni è diventato un Maestro; almeno qui alla Mostra, lo chiamano con deferenza così, applaudendolo forsennatamente. Ricordando la morte di Ingmar Bergman, Allen aveva scritto qualche settimana fa dello «spaventoso destino dell'uomo in un desolato universo», ed ora dice, «Sempre di più mi perdo in una visione pessimista dell'esistenza: la vita è caos e tragedia con qualche sprazzo raro di gioia, di piacere, di leggerezza».
Forse esagera perché per fortuna si è recentemente rimesso a scrivere cose pazze di massimo divertimento, raccolte adesso da Bompiani nell'irresistibile "Pura anarchia". Riprende le sue cupe, ma anche ovvie, meditazioni: «Non c'è tragedia più grande dell'assassinio, che è stato sempre il momento culminante di ogni rappresentazione, dal teatro greco a Shakespeare, un gesto definitivo che ho messo al centro di alcuni miei film»
Ma con Allen anche il delitto ha suoi percorsi insospettabili e naturalmente può apparire comico, come in "Misterioso omicidio a Manhattan", può restare impunito come in "Crimini e misfatti" o nell'ammirevole recente "Match Point"; oppure segnare per sempre il destino dei colpevoli, come in questo Cassandra's dream, che ha lasciato insoddisfatto quel pubblico alleniano che forse teme, sbagliando, il sopravvento nel suo cinema del più cupo catastrofismo.
Londra, ambiente piccolo borghese, padre che gestisce con poca fortuna un ristorante, madre alleniana che gli rinfaccia i fallimenti. Quelli che furono il re di Macedonia ("Alexander"), e Obi-Wan Kenobi ("Guerre stellari"), cioè il bruno Colin Farrell e il biondo Ewan McGregor, sono due fratelli che si vogliono molto bene: uno è fragile, alcolista e giocatore, l'altro è bello, ambizioso e audace. Hanno il tipico zio d'America, Howard, (Tom Wilkinson) ricco proprietario di alberghi e ospedali in Cina e California, generoso con loro. Quando gli chiedono di aiutarli, uno a ripianare un enorme debito a poker che mette in pericolo la sua vita, l'altro per suoi azzardi immobiliari che gli consentano di far bella figura con l'attricetta di cui è innamorato (Hayley Atwell, non speciale), Howard in cambio pretende un favore: che ammazzino una persona decisa a testimoniare su suoi imbrogli e a farlo quindi finire in galera. Sotto un albero, mentre piove, lo zio serpente tentatore e i fratelli tentati come Adamo ed Eva, ci fanno ridere, il primo per l'affettuoso cinismo, i due per lo stupore, l'impaccio, la sprovvedutezza, il rifiuto e poi l'assenso. Sono due bravi ragazzi, (non così giovani, Farrell ha 31 anni, McGregor 36), allevati onestamente, innocui e di buon cuore, ma alla fine, non ridiamo più, il crimine è la soluzione più semplice a problemi che loro non sanno risolvere, e sia pure con la massima goffaggine, lo compiranno.
Cassandra's dream è il nome che i fratelli avevano dato alla vecchia barca a vela dei loro sogni che erano riusciti a comprare, ed alla fine sarà lì che quei sogni finiranno. Dice Allen: «Il delitto senza castigo è una situazione molto contemporanea, profondamente immorale, che non mi diverte più. Adesso, invecchiando, credo al potere distruttivo del senso di colpa, al bisogno di liberarsene confessando i propri errori». Avrà sensi di colpa, anche non criminosi, il grande regista? È probabile, se è riuscito con tanta forza a mostrarne il tragitto distruttivo inevitabile, pur dicendo che «se dovessi esprimerlo io, esagererei al punto da renderlo comico».
Allen ha appena finito di girare in Spagna quella che chiama «una commedia drammatica» con Penelope Cruz e ancora con Scarlett Johansson che esclude sia, come dicono i banali, la sua musa. Cassandra's drearn è il più nero dei 38 film da lui diretti, anche molto contemporaneo, con quel richiamo ai vincoli di sangue di stampo mafioso (in una famiglia inglese però) in nome dei quali anche gli onesti possono uccidere persino chi amano, quelle giovanili illusioni di facile successo col gioco o con le speculazioni immobiliari, anche il sospetto che le grandi ricchezze abbiano troppo spesso un insospettabile lato oscuro di illegalità.
Da La Repubblica, 3 settembre 2007

di Natalia Aspesi, 3 settembre 2007