mik67
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domenica 13 gennaio 2008
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politica estera e società moderna usa
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Affronta un tema ormai storico (la guerra in Iraq) strutturando la narrazione come Trafic (di Soderbergh) su tre livelli: i politici (cinici) che manipolano la stampa; i soldati, che rischiano la pelle; i cittadini "impegnati" su questo tema, cioè un professore di scienze politiche a colloquio con un suo studente. I tempi sono ristretti, tutto si svolge nell'arco di una giornata, e il film è anche relativamente breve (90 min circa). I riflessi sulla società americana non mancano e sono l'aspetto più interessante del film: i giovani ricchi che pensano al divertimento accampando scuse ormai logore; la televisione che inonda le case di gossip inutili (star control, secondo un quotidiano nazionale che cerca di andare incontro a questa moderna esigenza); i soldati-studenti del conflitto iracheno, che in fondo non perseguono scopi tanto nobili (pensano di tornare in patria con un po' di indipendenza economica e rispetto-onore, quindi un bel curriculum!).
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Affronta un tema ormai storico (la guerra in Iraq) strutturando la narrazione come Trafic (di Soderbergh) su tre livelli: i politici (cinici) che manipolano la stampa; i soldati, che rischiano la pelle; i cittadini "impegnati" su questo tema, cioè un professore di scienze politiche a colloquio con un suo studente. I tempi sono ristretti, tutto si svolge nell'arco di una giornata, e il film è anche relativamente breve (90 min circa). I riflessi sulla società americana non mancano e sono l'aspetto più interessante del film: i giovani ricchi che pensano al divertimento accampando scuse ormai logore; la televisione che inonda le case di gossip inutili (star control, secondo un quotidiano nazionale che cerca di andare incontro a questa moderna esigenza); i soldati-studenti del conflitto iracheno, che in fondo non perseguono scopi tanto nobili (pensano di tornare in patria con un po' di indipendenza economica e rispetto-onore, quindi un bel curriculum!). Gli ultimi minuti sono decisivi per capire tutto l'intreccio e sono anche quelli più gustosi dal punto di vista dei dialoghi. Eccezionali le interpretazioni di Redford e Streep. Buona la prova di Cruise.
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angelo
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domenica 13 gennaio 2008
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redford realizza un film difficile
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film molto interessante,dovrebbero vederlo in particolare coloro che pensano che l'America ha sempre ragione
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(di claudio)
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francesco cerminara
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domenica 13 gennaio 2008
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leoni per agnelli- arte come morale
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LEONI PER AGNELLI
Così come fu Machiavelli a suo tempo, Robert Redford non è un cultore del preziosimo. A lui interessa tramandare un messaggio e non la modalità di comunicazione. Nel suo ultimo lungometraggio, il regista impegnato e creatore del Sundance Festival, continua la sua politica anti-americana, scegliendo come protagonisti lui stesso, Maryl Streep e Tom Cruise: un professore idealista, una giornalisti onesta e sensibile, un senatore ambizioso e spregiudicato,inclusi tre ragazzi vittime del sistema e li rinchiude in sequenze scolastiche di campo e controcampo. La sceneggiatura è un monito di riflessione per gli spettatori a causa della densità delle tematiche (impegno civile, potere, disagio giovanile) e una sottile retorica, con una scena di grande impatto visivo e dolorosa.
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LEONI PER AGNELLI
Così come fu Machiavelli a suo tempo, Robert Redford non è un cultore del preziosimo. A lui interessa tramandare un messaggio e non la modalità di comunicazione. Nel suo ultimo lungometraggio, il regista impegnato e creatore del Sundance Festival, continua la sua politica anti-americana, scegliendo come protagonisti lui stesso, Maryl Streep e Tom Cruise: un professore idealista, una giornalisti onesta e sensibile, un senatore ambizioso e spregiudicato,inclusi tre ragazzi vittime del sistema e li rinchiude in sequenze scolastiche di campo e controcampo. La sceneggiatura è un monito di riflessione per gli spettatori a causa della densità delle tematiche (impegno civile, potere, disagio giovanile) e una sottile retorica, con una scena di grande impatto visivo e dolorosa. Robert Redford è un uomo di grande valore contenutistico, non certo un cineasta raffinato. Concepisce l' arte non come estetica, ma come morale, alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi.
Non partorisce action movies di elevata tensione, nè storie fantastiche, ma opere affini alle opinioni popolari che meritano grande rispetto ed attenzione.
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yttyco
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domenica 13 gennaio 2008
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emozionante
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gran film, ben recitato e coinvolgente, attori con grande personalità
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genndg
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sabato 12 gennaio 2008
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dov'è il coinvolgimento ?
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Un film che mi ha lasciato davvero perplesso , che cerca di toccare temi scottanti ma purtroppo non ti coinvolge e ti lascia davvero con l'amaro in bocca pensando agli attori del cast .
Tutto il film gira intorno a discussioni tra gli attori che cercano di far riflettere lo spettatore , con un andamento delle scene troppo cadenzato , statico e per niente incalzante per essere definito coinvolgente .
Mi aspettavo molto di più .
[+] :p
(di mariosbbs)
[ - ] :p
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claudio
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sabato 12 gennaio 2008
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provaci uomo,provaci
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Si poteva essere piu chiari ma il messaggio tutto sommato arriva:brancoliamo nel buio,potere,cultura,ideali io ci metterei anche fede, anzi mettiamoci tutto e di piu, non basta e allora per dire a noi stessi nel momento che verrà"non ho capito ma almeno ciò provato"
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giorgia
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giovedì 10 gennaio 2008
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riflessioni ormai vecchie
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a me è sembrato solo retorica ...tutte cose che si sanno si conoscono bene ... partecipare ala storia o semplicemnte assitere ..
il giornalismo che è un giornalismo politico ..
la politica è solo interessi
cosa c'è di nuovo ..
per nn parlare dle fatto ...
clou ..
dei due soldati che vogliono morire in piedi ...
se non è cinema americano questo ..
[+] riflessioni vecchie,appunto
(di reiver)
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[+] rambo non mi deludere
(di maryluu)
[ - ] rambo non mi deludere
[+] da giorgia
(di anonimo532990)
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(di miriam)
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[+] dimenticavo,
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[+] non è retorica
(di nadia)
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(di miriam)
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(di giorgia)
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[ - ] ?
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(di miriam)
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(di miriam)
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(di giorgia)
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(di miriam)
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(di uesto in confrotno fa cag)
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rosa
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giovedì 10 gennaio 2008
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parole per parole.
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'Riuscire o fallire'. Se il mio prof. di filologia germanica mi avesse così introdotto all'audience in classe prima dell'esame, credo che gli avrei riso in faccia. 'Non li ammiro per quello che hanno fatto, ma per le ragioni per cui hanno scelto di farlo'. Ehm, sssssssssssì. E allora? Cosa ci vuole dire, con questo linguaggio molto suggestivo il professr Redford che fa la parte del progressista democratico illuminato? Ma cosa volete mai che voglia dirci... ma niente di più di quanto un americano medio (che è identico a un italiano medio nella misura in cui la mediocrità fluisce negli stassi canali stagnanti) ha già ben chiaro nel proprio cervellino: che siamo tutti dei validi, tutti dei grandi, basta crederci.
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'Riuscire o fallire'. Se il mio prof. di filologia germanica mi avesse così introdotto all'audience in classe prima dell'esame, credo che gli avrei riso in faccia. 'Non li ammiro per quello che hanno fatto, ma per le ragioni per cui hanno scelto di farlo'. Ehm, sssssssssssì. E allora? Cosa ci vuole dire, con questo linguaggio molto suggestivo il professr Redford che fa la parte del progressista democratico illuminato? Ma cosa volete mai che voglia dirci... ma niente di più di quanto un americano medio (che è identico a un italiano medio nella misura in cui la mediocrità fluisce negli stassi canali stagnanti) ha già ben chiaro nel proprio cervellino: che siamo tutti dei validi, tutti dei grandi, basta crederci. Pura retorica. Discorsi da stregoni, che francamente mi hanno stufato, sia che vengano dagli USA di destra che dall'ala di sinistra: mi hanno stufato perché sanno di rancido, sanno di fregatura comunicativa. Di insincero. E mi sembra di essere come il vecchio Catone che brontola: 'Redford, chi era costui?' Ma perché mai la politica dovrebbe essere spinta lungo i binari della retorica? Perché dovrei credere di perseguire la pace e la verità accettando di dialogare in termini di guerra e di relativismo? Ma chissenefrega! Il punto non dovrebbe essere nei motivi per cui due giovani scelgono di essere in prima linea. Redford resta ottuso, da questo punto di vista, e si risparmia qualsiasi riflessione autentica e profondamente umana sul perché due giovani muoiono. E allora la questione si farebbe più sferzante e assai meno molle di retorica: perché due giovani scelgono di di morire? Questo si chiama forse idealismo? E' un discorso complesso di concatenzaione a ritroso di cause fino agli angoli più remoti dell'animo umano, quelli fatti non di parole né di idee, ma solo di luce e ombra. E questo discorso, Redford, l'ha mancato. Sorry.
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fanny
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giovedì 10 gennaio 2008
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non ci siamo...
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evidentemente non hai capito lo scopo e la profondità del film. dal tuo stile di scrittura intuisco mi sembra di capire che tu sia giovane: è un peccato essersi addormentati durante la proiezione, considerato che la pellicola è prettamente idirizzata al futuro della società, e quindi anche a te. A mio parere un film che riesca a sollevare e proporre interrogativi sociali di questa portata DEVE essere visto e DEVE far riflettere! E con me Robert Redford ci è riuscito.
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nello
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mercoledì 9 gennaio 2008
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bravo redford
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Negli ultimi anno c'è stato senza dubbio un vero e proprio boom nella produzione di pellicole che trattano il tema della guerra. Film pro o contro la guerra, film che la rappresentano, film che ne mostrano le cause o che ne evidenziano le conseguenze, i risultati. Va premesso che è molto difficle girare un film che riguardi il tanto enorme quanto scottante tema della guerra senza scivolare nella retorica, o senza scadere nella mielosa pateticità. In un certo senso "Leoni per agnelli" non riesce a sfuggire a queste consuetudini. Il dialogo tra la giornalista e il politico fa talvolta storcere il naso, in quanto il regista sembra voler sottolineare la malafede dei politici repubblicani e l'ingenuità della stampa americana.
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Negli ultimi anno c'è stato senza dubbio un vero e proprio boom nella produzione di pellicole che trattano il tema della guerra. Film pro o contro la guerra, film che la rappresentano, film che ne mostrano le cause o che ne evidenziano le conseguenze, i risultati. Va premesso che è molto difficle girare un film che riguardi il tanto enorme quanto scottante tema della guerra senza scivolare nella retorica, o senza scadere nella mielosa pateticità. In un certo senso "Leoni per agnelli" non riesce a sfuggire a queste consuetudini. Il dialogo tra la giornalista e il politico fa talvolta storcere il naso, in quanto il regista sembra voler sottolineare la malafede dei politici repubblicani e l'ingenuità della stampa americana. Malafede c'è sicuramente stata da entrambe le parti e francamente l'assistere alla crisi di coscienza della giornalista dai nobili ideali che si rifiuta di scrivere l'articolo per "evitare di ingannare ancora il popolo americano", fà storcere il naso. Lo stesso discorso vale anche (soprattutto) per quanto riguarda il passaggio finale del film, quando viene mostrata l'indecisione dello studente, impegnato in una non facile scelta impostagli dal professore. Nel mostrare tale indecisione, il regista pecca di moralismo, lasciando chiaramente trapelare quale sarà l'esito di tale indecisone, come se le tesi del professore fossero assai più valide e convincenti di quelle dello studente. Molte cose vanno però perdonate a Redford, in quanto gli va riconosciuto il notevole merito di affrontare un tema tanto abusato quanto scivoloso con grande originalità e integrità morale. Egli ha il coraggio di denunciare la guerra, ma lo fa con il cervello, oltre che col cuore. In più riesce a scegliere un cast degno di essere chiamato tale, nel quale spicca l'intramontabile Maryl Streep.
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