francesco cerminara
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domenica 13 gennaio 2008
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leoni per agnelli- arte come morale
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LEONI PER AGNELLI
Così come fu Machiavelli a suo tempo, Robert Redford non è un cultore del preziosimo. A lui interessa tramandare un messaggio e non la modalità di comunicazione. Nel suo ultimo lungometraggio, il regista impegnato e creatore del Sundance Festival, continua la sua politica anti-americana, scegliendo come protagonisti lui stesso, Maryl Streep e Tom Cruise: un professore idealista, una giornalisti onesta e sensibile, un senatore ambizioso e spregiudicato,inclusi tre ragazzi vittime del sistema e li rinchiude in sequenze scolastiche di campo e controcampo. La sceneggiatura è un monito di riflessione per gli spettatori a causa della densità delle tematiche (impegno civile, potere, disagio giovanile) e una sottile retorica, con una scena di grande impatto visivo e dolorosa.
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LEONI PER AGNELLI
Così come fu Machiavelli a suo tempo, Robert Redford non è un cultore del preziosimo. A lui interessa tramandare un messaggio e non la modalità di comunicazione. Nel suo ultimo lungometraggio, il regista impegnato e creatore del Sundance Festival, continua la sua politica anti-americana, scegliendo come protagonisti lui stesso, Maryl Streep e Tom Cruise: un professore idealista, una giornalisti onesta e sensibile, un senatore ambizioso e spregiudicato,inclusi tre ragazzi vittime del sistema e li rinchiude in sequenze scolastiche di campo e controcampo. La sceneggiatura è un monito di riflessione per gli spettatori a causa della densità delle tematiche (impegno civile, potere, disagio giovanile) e una sottile retorica, con una scena di grande impatto visivo e dolorosa. Robert Redford è un uomo di grande valore contenutistico, non certo un cineasta raffinato. Concepisce l' arte non come estetica, ma come morale, alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi.
Non partorisce action movies di elevata tensione, nè storie fantastiche, ma opere affini alle opinioni popolari che meritano grande rispetto ed attenzione.
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marylu
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domenica 6 gennaio 2008
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ai posteri l'ardua sentenza
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Il film tratta lo scottante tema della guerra e delle manovre militari in Irak da diversi punti di vista. In primis quello del ricco senatore interessato solo a gratifiche professionali, accecato dal sordo egoismo dell'ambire addirittura alla Presidenza, sacrificando per questo ignobile fine milioni e milioni di vite di giovani americani. Pedine nelle mani di un uomo che col potere compra anche la vita altrui. Pedine che lottano per un senso di Nazionalità che in fondo è un'utopia ed esiste solo nel loro animi. Il loro punto di vista è quello più angosciante. E' quello della nobiltà d'animo, della generosità di offrire la propria vita per la patria ma prima di tutto per salvare un amico. La storia dei due ragazzi schieratisi nell'esercito per seguire degli alti ideale è molto commovente e si schiera in netta contrapposizione con i sentimenti egoistici e con le idee pretenziose del saccente senatore.
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Il film tratta lo scottante tema della guerra e delle manovre militari in Irak da diversi punti di vista. In primis quello del ricco senatore interessato solo a gratifiche professionali, accecato dal sordo egoismo dell'ambire addirittura alla Presidenza, sacrificando per questo ignobile fine milioni e milioni di vite di giovani americani. Pedine nelle mani di un uomo che col potere compra anche la vita altrui. Pedine che lottano per un senso di Nazionalità che in fondo è un'utopia ed esiste solo nel loro animi. Il loro punto di vista è quello più angosciante. E' quello della nobiltà d'animo, della generosità di offrire la propria vita per la patria ma prima di tutto per salvare un amico. La storia dei due ragazzi schieratisi nell'esercito per seguire degli alti ideale è molto commovente e si schiera in netta contrapposizione con i sentimenti egoistici e con le idee pretenziose del saccente senatore. La giornalista MeryL Steep dimostra molta acutezza nel capire le fandonie che Tom Cruise cerca di inculcargli e pone alla luce il grande problema attuale che l'informazione, stampa e mass media sono veicolati non verso la ricerca della verità ma verso il servilismo e il denaro di chi ha il potere e che tutto può essere manovrato in funzione di uno status simbol. D'obbligo dunque i rimorsi di coscienza della povera giornalista che vorrebbe professare la verità e smascherare le informazioni imposte ma non può allo stesso tempo rischiare un licenziamento per un ideale che non esiste quasi più. Infine appare imporsi anche il punto di vista del professore che incita gli alunni alla discussione. Ad essere parti attive di ciò che accade intorno a noi per vivere in pieno la vita e non vederla scorrere come un film d'altri tempi che non ci appartiene. Ed è proprio questo che insegnerà a Todd, alunno che ha perso l'interesse per la politica ritenendo, non a torto, i politici solo vuoti pupazzi che premendo il bottono professano sempre le stesse idiozie. Insomma un film dai grandi temi, soprattutto politici ma anche esistenziali che deve essere in grado di farci riflettere. Alla fine tutto noi uscendo dalla sala ci chiediamo anche involontariamente "Chi siamo davvero? "" Stiamo davvero vivendo?" Ai posteri l'ardua sentenza.
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mario scafidi
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lunedì 31 dicembre 2007
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Dopo ventidue anni da "La Mia Africa" Robert Redford e Meryl Streep si ritrovano sullo stesso set in un film politico diretto dal secondo. "Leoni per Agnelli" tratta del tema, piuttosto caldo, delle manovre e missioni militari attuate dai potenti (gli agnelli del titolo) dei palazzi della politica statunitense per ragioni propagandistiche a scapito di giovani soldati valorosi (i leoni) che finiscono per rimetterci la vita. Il tutto è narrato attraverso due lunghi dialoghi dietro una scrivania tra una giornalista (Meryl Streep) e un senatore (Tom Cruise) da un lato, ed un maturo professore universitario (Robert Redford) ed un suo allievo dall'altro. La narrazione, così concepita, è lo spunto per sottoporre al giudizio dello spettatore un triplice punto di vista sulla medesima questione: quello marcatamente politico, imbevuto di machiavelliche argomentazioni (il senatore repubblicano), quello giornalistico, teoricamente obiettivo (la giornalista) e quello "idealistico", ancorato a valori radicati, ma forse percepiti come obsoleti (il professore).
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Dopo ventidue anni da "La Mia Africa" Robert Redford e Meryl Streep si ritrovano sullo stesso set in un film politico diretto dal secondo. "Leoni per Agnelli" tratta del tema, piuttosto caldo, delle manovre e missioni militari attuate dai potenti (gli agnelli del titolo) dei palazzi della politica statunitense per ragioni propagandistiche a scapito di giovani soldati valorosi (i leoni) che finiscono per rimetterci la vita. Il tutto è narrato attraverso due lunghi dialoghi dietro una scrivania tra una giornalista (Meryl Streep) e un senatore (Tom Cruise) da un lato, ed un maturo professore universitario (Robert Redford) ed un suo allievo dall'altro. La narrazione, così concepita, è lo spunto per sottoporre al giudizio dello spettatore un triplice punto di vista sulla medesima questione: quello marcatamente politico, imbevuto di machiavelliche argomentazioni (il senatore repubblicano), quello giornalistico, teoricamente obiettivo (la giornalista) e quello "idealistico", ancorato a valori radicati, ma forse percepiti come obsoleti (il professore). Pellicola interessante che si pregia delle ottime interpretazioni della Streep (non smetterà mai di incantarmi) e di Redford, ma che vede il suo tasto dolente in Tom Cruise, sempre uguale a se stesso, e nelle scene di guerra ambientate in Afganistan, patriottiche e faziose in maniera sfacciata. Film ben riuscito, interessante, ma che richiede un livello di attenzione ai dialoghi costantemente alto.
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andrea 14
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lunedì 28 gennaio 2008
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la scena finale parla a nome dei giovani di oggi!
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"Leoni per agnelli"un film ke sicuramente vale la pena vedere:Ottima prova di robert redford ke dimostra di saperci fare anche con la macchina da presa.Un film ke come tema principale ha la guerra al terrorismo che in questi ultimi anni sta scuotendo gli animi di tutto il mondo in particolare quelli degli americani come ci dimostra questo film.Nella pellicola di redford vengono messi a confronto personaggi ke rispecchiano i problemi della società moderna.Meryl streep interpretala la giornalista ke è pronta a mettersi in gioco per una causa ke purtroppo spesso viene compromessa dai media e da quelli ke sono più in alto a cui non interessa niente se non la loro immaggine e il loro bilancio economico.
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"Leoni per agnelli"un film ke sicuramente vale la pena vedere:Ottima prova di robert redford ke dimostra di saperci fare anche con la macchina da presa.Un film ke come tema principale ha la guerra al terrorismo che in questi ultimi anni sta scuotendo gli animi di tutto il mondo in particolare quelli degli americani come ci dimostra questo film.Nella pellicola di redford vengono messi a confronto personaggi ke rispecchiano i problemi della società moderna.Meryl streep interpretala la giornalista ke è pronta a mettersi in gioco per una causa ke purtroppo spesso viene compromessa dai media e da quelli ke sono più in alto a cui non interessa niente se non la loro immaggine e il loro bilancio economico.Poi Redford ci da una immaggine di come vivono i giovani di oggi.Da una parte ci sono i 2 ragazzi che sono disposti a tutto,addiririttura a morire per i propri ideali di realizzazione.Dall'altra invece cè il ragazzo insicuro e timoroso nei confronti della vita che è facilmente condizionabile dall'idea della vita ke è trapelata dai network come mtv.E purtroppo il finale ci dimostra come alla fine ki lotta per la realizzazione di qualcosa di concreto troppo spesso viene illuso.Ma l'idea che redford vuole dare viene rispecchiata nella frase che nel film è proprio lui a dire al ragazzo timoroso:"Meglio provare e riuscire che non riuscire a provare"dicendo questo vuole dare un consiglio ai tanti ragazzi sbandati ke non hanno ideali e obbiettivi da raggiungere.
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dario j. a.
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lunedì 11 gennaio 2010
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la voce di chi?
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Equilibrato e diretto. Un film rivolto agli statunitensi ma che per la sua profondità può coinvolgere anche cittadini di altre nazioni, specialmente se loro alleati. Non si tratta in fondo di una storia, ma le situazioni e i personaggi sono semplicemente campioni, esempi o probabilmente stereotipi, utilizzati per comunicare una visione fatta di domande e risposte, quest'ultime talvolta aperte. Si rivelano infatti predominanti i dialoghi, cadenzati ed enfatizzati dall’alternanza degli scenari e delle situazioni, dove un’abile e sottile congruità cuce poco a poco la bandiera degl’ anni del controterrorismo americano.
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reiver
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domenica 29 marzo 2009
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agnelli buoni,agnelli cattivi
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E' uno di quei film di cui è difficile parlare male.Redford segue da anni una sua linea "liberal" moderata,contrassegnata da western "moderni",pellicole impegnate da attore ("Tutti gli uomini del presidente","Brubaker" e molte altre) e da regista (l'outsider "Gente comune" che lo portò all'Oscar).Affievolitosi l'alone di sex-simbol che lo accompagnava,il biondo attore è riuscito a sopravvivere alla tempesta che ha spazzato via altri machos dei settanta (Ryan O'Neal,Burt Reynolds) proprio grazie all'ampiezza dello spettro dei suoi interessi cinematografici,politici,naturalistici.Insomma,una sua pellicola "contro Bush" era quasi inevitabile,così come era lecito aspettarsi da lui il tono sobrio,chiaro,l'impostazione "didattica" del film.
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E' uno di quei film di cui è difficile parlare male.Redford segue da anni una sua linea "liberal" moderata,contrassegnata da western "moderni",pellicole impegnate da attore ("Tutti gli uomini del presidente","Brubaker" e molte altre) e da regista (l'outsider "Gente comune" che lo portò all'Oscar).Affievolitosi l'alone di sex-simbol che lo accompagnava,il biondo attore è riuscito a sopravvivere alla tempesta che ha spazzato via altri machos dei settanta (Ryan O'Neal,Burt Reynolds) proprio grazie all'ampiezza dello spettro dei suoi interessi cinematografici,politici,naturalistici.Insomma,una sua pellicola "contro Bush" era quasi inevitabile,così come era lecito aspettarsi da lui il tono sobrio,chiaro,l'impostazione "didattica" del film.Non solo,il Redford attore dà ancora punti ai suoi più giovani epigoni,le rughe non ne hanno intaccato la classe,il fascino,la bravura.Cruise si impegna come al solito,la Streep è una garanzia.Insomma,sembrerebbe un percorso "netto",ma purtroppo non è così.Se dal punto di vista cinematografico sono le scene belliche a lasciarmi parecchio perplesso,è l'impostazione teorica e politica della sceneggiatura a non trovarmi del tutto d'accordo.Per carità,Redford fa bene ad esercitare il suo diritto di critica,ad evidenziare il lassismo giovanile,a denunciare il servilismo dei giornalisti e l'arrivismo dei politici,però...Però io mi sono un pò stancato.Dire che una certa cosa non va bene è facile,non ci vuole molta perizia e neppure tanto coraggio ,lo hanno fatto in tanti.Gli Usa non sono l'Iran,si può prendere in giro il presidente e mantenere la testa intatta.Però...Ecco,non vorrei calcare troppo la mano,perchè in questo forum mi sono già preso la mia razione di insulti,tutti da gente tollerante e pacifista ovviamente.Certo,in mezzo a tanto fango ho anche conosciuto una splendida persona e guadagnato un simpatico nomignolo,ma non vorrei abusare della buona sorte.Ora,un film non deve necessariamente fornire risposte,può limitarsi a stimolare dibattiti,a porre interrogativi,e questo il film di Redford lo fa.Ma a me non basta.Sento la stessa solfa da anni,mi sono sorbito cumuli di idiozie:a questo punto voglio sentire risposte,non solo domande.Il film non risponde al quesito fondamentale:era giusto o no attaccare l'Afghanistan dopo l'attacco alle torri gemelle?Il punto è lì,è inutile girarci intorno;chiamare "agnelli" i politici e "leoni" i soldati fa retorica ma è abbastanza superfluo,anche perchè molti politici più che agnelli sono serpenti o addirittura squali.Allora Redford,cosa avrebbe fatto lei?Io non chiederò mai al mio amico genio della lampada di diventare presidente degli Usa,non vorrei mai trovarmi mai nella situazione di decidere un conflitto:so bene che la guerra è la cosa più orribile al mondo,è la negazione dell'umanità,o se vogliamo l'altra faccia dell'umanità,quella che non vogliamo vedere.Però a volte mi chiedo se sia necessaria o inevitabile;me lo chiedo,e questo basta a pormi tra i cattivi,mentre i "buoni" bruciano bandiere e festeggiano ad ogni morto statunitense.Io vorrei sapere cosa farebbe Obama se i terroristi attaccassero Washington...Probabilmente farebbe sganciare tonnellate di fiori sui paesi nemici.Probabilmente.Intanto,mentre scrivo queste righe,leggo di un "potenziamento delle truppe americane in Afghanistan da parte del nuovo presidente"...
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flegias87
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martedì 3 maggio 2011
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a volte il fine giustifica i mezzi
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Film a tratti retorico con personaggi stereotipati,pronti a grandi cambiamenti dopo solo poche battute. Poco credibile nei personaggi (la giornalista apre gli occhi solo dopo il dialogo con il senatore) ma decisamente buono nei contenuti. Voto 6.5 più per il messaggio che per la forma. A volte il fine giustifica i mezzi.
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vandamme84
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mercoledì 4 febbraio 2009
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un film x persone intelligenti
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bel film
mi disp ke la critica la lasciato passare quasi inosservato.del resto si sa. magari si celebrano film(è quasi un insulto chiamarli tali) come "la stanza del figlio" "caos calmo" "gomorra" e tanta altra robaccia made in italy ..ecc ecc
questo è un film ke molte persone mi avevano sconsigliato dicendo ke era molto noiso.
invece è x me è un gran signor film.il suo difetto?
è rivolto a un pubblico di persone intelligenti.
il film parla di problemi seri: guerra propaganda politica,informazione,nuove genrazioni.
il politico ke non sa più ke pesci prendere con una guerra al terrorismo ke nn vede la fine(significativa la frase "x la 2a guerra mondiale ci volle meno tempo").
l'unico obiettivo è fare diciamo pubblicità al suo partito e alla nuova strategia militare,ma ke in realtà ha un progetto ben preciso x la sua carriera all'interno del partito stesso.
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bel film
mi disp ke la critica la lasciato passare quasi inosservato.del resto si sa. magari si celebrano film(è quasi un insulto chiamarli tali) come "la stanza del figlio" "caos calmo" "gomorra" e tanta altra robaccia made in italy ..ecc ecc
questo è un film ke molte persone mi avevano sconsigliato dicendo ke era molto noiso.
invece è x me è un gran signor film.il suo difetto?
è rivolto a un pubblico di persone intelligenti.
il film parla di problemi seri: guerra propaganda politica,informazione,nuove genrazioni.
il politico ke non sa più ke pesci prendere con una guerra al terrorismo ke nn vede la fine(significativa la frase "x la 2a guerra mondiale ci volle meno tempo").
l'unico obiettivo è fare diciamo pubblicità al suo partito e alla nuova strategia militare,ma ke in realtà ha un progetto ben preciso x la sua carriera all'interno del partito stesso.
poi vi è un giovane studente universitario,a cui un professore fa capire ke il risultato dei politici è proprio di creare un clima di disinteresse e sfiducia verso la politica e ke per questo ki ha intelligenza e capacità nn deve gettare la spugna e cercare di fare qualcosa di concreto.
c'è la giornalista ke intervista il politico,ke capisce ke l'informazione dovrebbe smettere di lanciare spot ai provvedimenti del governo,come dopo l'11 settembre e la guerra in iraq,ma ke invece bisogna iniziare a ragionare concretamente su cosa i politici decidono e cosa avviene nel mondo.lei dice bisogna fare 2+2.bisogna fare vera informazione.
questa cosa mi è piaciuta molto,xke è anke un problema ke vi è in italia dove i giornalisti nn fanno ke riportare quello ke dicono i politici,senza controbattere,senza dire apertamente questa cosa è una vaccata,o ke nn è giusta.
poi infine vi sono i 2 leoni,2 giovani americani ke veramente volevano cambiare il sistema ed impegnarsi ma ke rimangono uccisi in afganistan..
se siete tra coloro ke nn hanno i neuroni connessi al cervello,lasciate stare,nn guardate questo film.
ma se siete persone con la testa sulle spalle,allora questo è un film molto profondo ke fa x voi anke x avere una visione ampia della realtà.
trovo scandaloso ke gomorra ha 4 stelle e questo film solo 2 e mezzo..
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dario j. a.
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lunedì 11 gennaio 2010
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la voce di chi?
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Equilibrato e diretto. Un film rivolto agli statunitensi ma che per la sua profondità può coinvolgere anche cittadini di altre nazioni, specialmente se loro alleati. Non si tratta in fondo di una storia, ma le situazioni e i personaggi sono semplicemente campioni, esempi o probabilmente stereotipi, utilizzati per comunicare una visione fatta di domande e risposte, quest'ultime talvolta aperte. Si rivelano infatti predominanti i dialoghi, cadenzati ed enfatizzati dall’alternanza degli scenari e delle situazioni, dove un’abile e sottile congruità cuce poco a poco la bandiera degl’ anni del controterrorismo americano.
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elgatoloco
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giovedì 7 maggio 2020
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redford valido
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"Lions for Lambs"(Robert Redford, 2007, dove Redford era già alla sua settima regia)affronta il tema dell'espansionismo USA, quando lo Stato più imperilaista del mondo si vuole in ogni modo espandere militarmente, con la scusa di difendersi(eravamo a sei anni dall'attacco di Bin Laden e di Al Quaida alle Twin Towers..., tra l'altro, con l'attacco all'Iraq e l'allora prossimo conflitto afghano in preparazione). Si mostrano episodi bellici, con due soldati USA(ex.-studenti, di condizione economica e etnica disagiata, difficile), alle prese con i comandi militari e l'incuria di chi decreta: "Armiamoci e partite"; contemporaneamente, una giornalista progressista(Meryl Streep, attrice sopravalutata, secondo chi scrive, ma comunque da sempre impegnata nel senso del personaggio che qui interpreta)alle prese con un protervo e più giovane senatore di orientamento molto conservatore(forse un"New Conservator"-l'attore è Tom Cruise)e ancora("terza simultaneità", volendo)un prof.
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"Lions for Lambs"(Robert Redford, 2007, dove Redford era già alla sua settima regia)affronta il tema dell'espansionismo USA, quando lo Stato più imperilaista del mondo si vuole in ogni modo espandere militarmente, con la scusa di difendersi(eravamo a sei anni dall'attacco di Bin Laden e di Al Quaida alle Twin Towers..., tra l'altro, con l'attacco all'Iraq e l'allora prossimo conflitto afghano in preparazione). Si mostrano episodi bellici, con due soldati USA(ex.-studenti, di condizione economica e etnica disagiata, difficile), alle prese con i comandi militari e l'incuria di chi decreta: "Armiamoci e partite"; contemporaneamente, una giornalista progressista(Meryl Streep, attrice sopravalutata, secondo chi scrive, ma comunque da sempre impegnata nel senso del personaggio che qui interpreta)alle prese con un protervo e più giovane senatore di orientamento molto conservatore(forse un"New Conservator"-l'attore è Tom Cruise)e ancora("terza simultaneità", volendo)un prof.di scienze politiche progressista ma di idee decise(lo stesso Redford)e uno studente , ex-collega dei primi due cui si accennava, in crisi di indecisione, cui invece il prof. vuole quasi "imporre" una scelta precisa(Andrew Garfield). Quasi dialetticamente, ma al contempo rispettando l'aristotelica unità di tempo(le ventiquattro ore, per la precisione)Redford sceglie di situare tutto , appunto, nella simultaneità, ma al contempo evidenziando anche l'elmeno dialettico. Un contrasto efficace, che rende palpabile la decisa convinzione progressita di Redford, decisamente avverso alla politica di Bush junior, allora presidente e certamente non meno nemico dell'attuale presidente Trump-ed è impossibile non ricordarlo e ricordare il suo impegno profusso già in opere come"The Way We Were"e in"All the President's Men", per citare solo i due titoli politicamente più emblematici...Il "cinema civile"(dove però l'impegno politico è volto soprattutto a criticare la politica estera degli States piuttossto che il loro selvaggio neoliberismo, per cui tutto.sanità, istruzione etc.-è ferocemente privato e dunque escludente chi non ha determinate "capacità"finanziarie)di Redford p indubbio e rappresenta comunque una garanzia rispetto a personaggi come Ronald Reagan, attore, poi presidnete, schierato sempre ferocemente e mccarhyanamente contro i"reds"anche quando in realtà non erano tali... El Gato
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