Anno | 2006 |
Genere | Storico, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Mimmo Paladino |
Attori | Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ginestra Paladino, Enzo Moscato, Alessandro Bergonzoni . |
Uscita | venerdì 23 marzo 2012 |
Tag | Da vedere 2006 |
Distribuzione | Distribuzione Indipendente |
MYmonetro | 3,23 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 3 maggio 2019
Riproposizione cinematografica del Don Quijote de la Mancha da parte dell'artista Mimmo Paladino. In Italia al Box Office Quijote ha incassato 2,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In un paesaggio di campi e rovine, si muovono un gruppo di figure assieme umili e mitiche, poetiche e popolari. Sono i personaggi di un Don Chisciotte ricostruito dentro molteplici dimensioni temporali e differenti orizzonti immaginari. Armato di scudo e di lancia così come di una profonda cultura letteraria del Novecento, l'Hidalgo della Mancha rivive fra tralicci e pale eoliche, edifici incompiuti e sculture arcaiche, accompagnato da un Sancio Panza ironico e sornione. Rintanato con ardimento in una folle visione del mondo e dell'arte, popolata di donne angeliche e di maghi affabulatori, il cavaliere errante arriva a incontrare la morte e ad accettare l'ineluttabile mediocrità della realtà.
Figura maledetta per il cinema (da Orson Welles a Terry Gilliam) ed emblema di un orizzonte dell'irrappresentabile anche in letteratura (il Pierre Menard di Borges), il Don Chisciotte di Cervantes è la figura che accompagna Mimmo Paladino nel passaggio dal mondo dell'arte plastica e figurativa verso quello delle immagini in movimento. Passaggio tutto sommato "morbido", se si considera che l'artista beneventano si avvicina al linguaggio del film in conformità con quel suo stile e quella visione che tende a far confluire e deflagrare un mondo di segni eterogenei. Così, come se avesse di fronte a sé una tela ampia su cui disporre assieme elementi arcaici e avanguardistici, Paladino combina riferimenti aulici e sentimenti popolari in un materiale nobile da integrare al panorama del beneventano (siamo a Paduli, il paese d'origine dell'artista).
Quijote è cinema d'artista nel senso che a tale definizione veniva dato negli anni Settanta, quindi non semplicemente un cinema fatto da pittori o scultori, ma film pensati e realizzati come un quadro, come un lavoro con una materia fatta di luce, movimento e suono al di là di ogni essenza narrativa. Il fatto che l'idea di questa "opera d'arte cinematografica" propriamente detta venga applicata su uno dei nuclei fondanti della letteratura moderna non è tuttavia un elemento di rottura, quanto il calco di un processo per far sconfinare reale e fantastico. Se Don Chisciotte è un ottimo Peppe Servillo che cita riferimenti letterari labirintici e bizantini come Borges o Joyce e gioca a scacchi con la morte come ne Il settimo sigillo, Sancio Panza è un'altra voce famosa (Lucio Dalla) che gioca con la giovialità poetica e gaudente del repertorio del cantante bolognese. A loro volta, Bergonzoni viene chiamato a incarnare uno stregone chiuso fra i suoi libri e intento a giocare con articolazioni fonetiche e non-sense, mentre Edoardo Sanguineti reinterpreta gli episodi correlati di Cervantes muovendosi in sovrimpressione fra i quadri di Paladino.
Questo dialogo fra rimandi e dispositivi, fra elementi immanenti e paesaggi metafisici, compone un quadro d'insieme che è anche un meraviglioso elogio della follia. Un invito a vivere gli entusiasmi vitali e gli afflati artistici dell'arte prima che la caducità della vita non imponga le rovine della realtà.
Mimmo Paladino, fra i principali esponenti della Transavanguardia, si cimenta con un film per il grande schermo e il risultato è ipnotico: questo adattamento della storia di Don Chisciotte, con il cantante degli Avion Travel nei panni dell’hidalgo e Dalla in quelli di Sancho (chissà se dobbiamo alla sua scomparsa l’approdo in sala del film, pronto dal 2006) è raccontato attraverso immagini poetiche [...] Vai alla recensione »
Quando un regista dichiara di avere applicato una personalissima idea di cinema, viene il sospetto che metta le mani avanti. Magari questo non è il caso di Mimmo Paladino, perché «Quijote» segna l’esordio dietro alla cinepresa dell’illustre esponente della Transavanguardia. Comunque, tranquilli: la Babele di vocalizzi, bisbigli, battute in tutte le lingue, cunti siciliani e canzoni napoletane, pantomime [...] Vai alla recensione »
Quando, nel 2006, il Don Quijote di Mimmo Paladino passò al Festival di Venezia chiudendo la sezione “Orizzonti”, per molti spettatori fu una lieta sorpresa. Il fatto è che i film d’artista (o, peggio, di video artista) hanno di solito un che di spurio o di saccente, come di operazioni fatte senza convinzione o con l’idea che «ve lo spiego io come è fatto il cinema» (e a volte, le due cose insieme). [...] Vai alla recensione »
Paesaggi apocalittici, desertificati, solitudini lunari, cavalli senza mèta, guerrieri statuari che prendono fuoco così come i libri dell'umanità che costellano di roghi la notte. Quijote, la prima prova di regia dell'artista sannita Mimmo Paladino, si presenta come una riflessione sulla vanitas e procede per suggestioni visive, abbandonando spesso la narrazione per una serie di tableaux vivants dove [...] Vai alla recensione »