Sin City

Signori, ecco a voi il “cult-movie” ! Frase abusata? Può darsi. Ma altrimenti non si saprebbe davvero come definire questa inclassificabile opera di Robert Rodriguez, diretta in simbiosi col “re” del fumetto “dark” Frank Miller. Noir? Horror? Thriller? Cartoon? Fantasy? “Sin City” è tutto questo e il contrario di tutto: è un frullato di generi, uno zibaldone di tecnologie messe a disposizione della settima arte, un esercizio di stile talmente improbabile da risultare, a suo modo, affascinante e indimenticabile (nel senso esatto della parola: un film che non si dimentica, che resta, a seconda delle preferenze, nel cervello, nello stomaco o nel cuore di chi lo guarda). “Sin City”, come sapete tutti, è basato su una fortunata collana di storie a fumetti firmate da Frank Miller, che Rodriguez ha voluto non solo come “consulente”, ma addirittura come co-regista. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ne è venuto fuori non un film “tratto” da un fumetto (come i vari “Batman”, “Spider-man”, “Elektra”, “Daredevil”...) ma un fumetto vero e proprio, una storyboard portata direttamente sul grande schermo grazie alla tecnologia digitale e al coraggio di un regista visionario e spiazzante, allievo prediletto di Quentin Tarantino. Già, Tarantino. E' chiaro che batti e ribatti si finisce sempre lì. Rodriguez è amico fraterno di Quentin, è cresciuto con lui, e nel suo sangue scorre la stessa linfa. Lo ha perfino voluto sul set per fargli dirigere un paio di scene, quasi a testimoniare un debito nei suoi confronti. Eppure stavolta, e lo dico con grande soddisfazione, l'allievo ha di gran lunga superato il maestro: “Sin City” è il film che Tarantino avrebbe voluto fare ma che non gli è riuscito, che “colpisce” proprio laddove naufraga “Kill Bill”. “Sin City” non è un film pretestuoso, è un pittoresco e coinvolgente fumettone dark che ha il grande pregio di non prendersi mai sul serio, dove il regista evita di dare ad ogni scena il taglio da “guardate come sono bravo” e punta, invece, esclusivamente a sorprendere chi guarda, riuscendovi peraltro quasi sempre. Ma sarebbe sbagliato vedere in questo tripudio di sparatorie, teste mozzate e parlanti, torture, mutilazioni e ogni altro “effettaccio” splatter solo una divertente parodia dei film di “serie Z” degli anni '50: “Sin City” è un film estremamente interessante, dove nulla è lascito al caso, dove tutto è perfetto nei minimi dettagli, e dove le citazioni filmiche sono eleganti e non invadenti (una su tutte: il sangue “bianco”, che sgorga copioso sulla pellicola stampata in negativo non vi ricorda “Nosferatu” di Murnau?) E poi, naturalmente, ci sono gli attori. In carne ed ossa, nonostante tutto il film sia “finto”. Tutti “bastardi” e “maledetti” al punto giusto: Mickey Rourke è quasi commovente sotto la montagna di trucco che lo rende pressochè irriconoscibile. Clive Owen è una vera e propria faccia da noir, ma anche Benicio Del Toro, Michael Madsen e, udite udite, Rutger Hauer (!) non sono da meno. Per non parlare delle donne, amazzoni mascoline, truculente e bellissime: Rosario Dawson, Jessica Alba, Carla Gugino e Brittany Murphy sono perfette, ma la visione più inquietante è la “piccola” Alexis “una mamma per amica” Bledel calarsi perfettamente nel ruolo di una baby-puttana che batte le vie della città vecchia. Che potenza il cinema !