Wishmaster 2 - Il male non muore mai

Nel corso di un furto finito nel sangue al Museo, Morgana e il suo socio Eric riportano alla luce la gemma all'interno della quale "vive" il Djinn, antico demone la cui specialità è di spingere le persone a esprimere desideri, in modo da esaudirli a modo suo. Morgana riesce a fuggire, mentre Eric, ferito, resta a confrontarsi con il Djinn, al quale esprime il desiderio - subito esaudito - di non essere mai nato. Il Djinn si trasforma poi in forma umana - con il nome di Nathaniel Demarest - e viene arrestato dalla polizia. Confessa il furto e l'omicidio di due agenti e viene sbattuto in cella. Morgana però sa che le cose non sono andate così e, preoccupata, si chiede perché questo Demarest stia prendendosi la colpa. Intanto Demarest, in cella, spinge i detenuti a esprimere i loro desideri in cambio della loro anima. Ma ogni desiderio è esaudito in modo da trasformarlo in qualcosa di terribile: deve recuperare mille anime e il carcere è un posto ideale per cominciare il lavoro. Morgana comincia ad avere incubi: il vero scopo del Djinn - ottenute le mille anime - è quello di spingere lei a chiedergli tre desideri. Se lo farà, la malvagia razza dei Djinn ritornerà sulla Terra per governarla.
Seguito di Wishmaster - Il signore dei desideri, ne rappresenta in sostanza una replica. La figura del Djinn, il genio dei desideri proveniente dalla mitologia persiana, è interessante, ma viene sfruttata in modo meccanico, senza troppa fantasia. La perversa realizzazione dei desideri presenta talvolta qualche elemento di benvenuta bizzarria visuale o concettuale (il desiderio del boss della mala russa è il più riuscito sotto questo profilo), ma perlopiù è piuttosto banale. La prevalente ambientazione carceraria è asfittica e di maniera. La componente religiosa - con un atletico prete a supporto della lotta della protagonista contro il male - è in linea con una visione semplicistica delle cose. Lo sviluppo della storia è con il pilota automatico senza troppe sorprese, ma il ritmo è sufficientemente sostenuto e lo spettacolo, a livello elementare, non manca.
Andrew Divoff riprende il ruolo dal film precedente e lo interpreta con adeguati toni sinistri, anche se rasenta una certa monotonia espressiva: comunque, in versione mostruosa il Djinn non è niente di che e risulta più minaccioso in veste "umana". Il resto del cast non brilla: solo Holly Fields mostra discrete qualità nel rappresentare l'arco psicologico della protagonista. Jack Sholder è uno specialista nel campo: non brilla per particolari qualità, ma tiene in pugno la situazione con efficienza. 