Titolo originale | Happy New Year, Colin Burstead |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, Commedia |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Ben Wheatley |
Attori | Sarah Baxendale, Sudha Bhuchar, Asim Chaudhry, Joe Cole, Charles Dance Sura Dohnke, Vincent Ebrahim, Peter Ferdinando, Richard Glover, Alexandra Maria Lara, Neil Maskell, Marvin Maskell, Nicole Nettleingham, Doon Mackichan, Bill Paterson, Hayley Squires, Mark Monero, Sinead Matthews, Sam Riley, Claire Dixon, Penelope Frigon, Leighton Haberfield, Joseph Mason, Anna Pretty, Scott Stevenson (II), Paul Stillwell, Penny-Jane Swift, Jessica Bean, Barry White (II), The Reacharounds, George Riley, Dave Knowlson, Lee Masterton, Gareth J. Davies. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,36 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 novembre 2018
Colin invita la famiglia allargata ad un parti di capodanno, ma le relazioni tra loro non sono semplici.
CONSIGLIATO SÌ
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Colin Burstead noleggia un maniero d'epoca, di proprietà di un nobile ormai squattrinato, per riunire lì tutta la famiglia e festeggiare l'anno nuovo. Ma la sorella Gini invita David, fratello di Colin messo al bando per le sue malefatte, e le cose si complicano irreparabilmente.
"Come un remake di Festen girato da Mike Leigh" ha sentenziato qualcuno.
Ma noi italiani potremmo aggiungere il paragone nobile di Ettore Scola e quello, meno pregiato ma più contemporaneo, di Gabriele Muccino all'equazione. Si parla di riunioni familiari con litigi annessi, fatte più di arsenico che di vecchi merletti.
Conoscendo la capacità unica di character study di Ben Wheatley era lecito attendersi il meglio da Happy New Year, Colin Burstead, per diverso tempo annunciato con il ben più scurrile titolo di lavorazione Colin You Anus. Promessa parzialmente mantenuta. Se lo script troppo spesso indugia su situazioni ovvie, prive della necessaria originalità, il lavoro corale sulla famiglia Burstead e satelliti resta mirabile. Wheatley riesce a caratterizzare 18 personaggi che rappresentano altrettante sfaccettature di inglesità nell'era di Brexit: confusione sessuale, retaggi cockney, deboscio alcolico, nobiltà decaduta sino al ridicolo e via dicendo, in una versione acida e no future di Quattro matrimoni e un funerale.
Dopo Sightseers, High Rise e Free Fire Wheatley si conferma il Tintoretto del cinema contemporaneo, pittore di tavole smisurate ricolme di individui. Un regista disposto a trascurare trama e dialoghi, coerenza e forma, pur di dar vita a infinite variazioni di umanità, declinate secondo crescenti gradi di pessimismo cosmico. Memore dei film precedenti, lo spettatore avvezzo al cinema del regista britannico è portato ad attendere una risoluzione drammatica se non violenta della festa, alla maniera dei "dogmatici" Vinterberg e Von Trier. Ma si tratta di un tentativo di depistaggio: questa volta tacciono le pistole e le lame restano nei foderi. Perché Wheatley, e noi con lui, sa che la famiglia prevede metodi ben più dolorosi di questi per risolvere i propri contenziosi e infliggere dolore.