Safe

Una comunità ristretta e selezionata, protetta da un cancello di ferro e sorvegliata giorno e notte dall'occhio di videocamere a circuito chiuso: in un modello di società così severamente disciplinato, quale spazio può avere l'imprevisto? Quante possibilità ci sono che le persone riescano a conservare i propri segreti? E se davvero tutti conoscono tutti, e si fidano ciecamente dei propri vicini, che bisogno c'è di nascondere qualcosa? A queste domande rispondono - certo non in maniera rassicurante - gli otto episodi di Safe, thriller nato dalla prolifica penna di Harlan Coben.

Le premesse sono quelle di un family drama di impianto classico: da una parte c'è la famiglia Delaneys, padre e due figlie, dall'altra la pacifica comunità in cui il piccolo nucleo ha scelto di vivere.

Certo, non tutto gira per il verso giusto: Tom Delaneys (Michael C. Hall) è da poco rimasto vedovo della moglie Rachel, stroncata da un cancro, e la famiglia sta ancora elaborando il lutto. Che poi, a ben vedere, questa perdita ognuno la elabora a modo suo: Tom lo fa consolandosi con la detective Sophie Mason, per esempio, mentre la figlia teenager Jenny preferisce prendersela con lui. Per un motivo, in particolare: il giorno in cui Rachel si è sentita male e ha avuto bisogno di un medico, Tom - che è medico - dov'era finito? Anche Jenny, d'altra parte, non è del tutto trasparente con la famiglia riguardo alle sue frequentazioni. E così, quando una sera decide di uscire con Chris Chahal, un ragazzo più grande di lei con il vizio della bottiglia (consuetudine piuttosto diffusa, a dire il vero, nella pacifica comunità), Tom quasi non se ne accorge. Realizzerà solo la mattina dopo, non trovando più la figlia in casa, che potrebbe essere successo qualcosa di irreparabile. Jenny è ancora viva? Se è viva, dove si trova? Possibile che un'adolescente riesca a scomparire in un luogo in cui ogni relazione, attività, professione viene svolta alla luce del sole?

Safe segna il ritorno in un ruolo da protagonista nella serialità tv di Michael C. Hall, di nuovo sul piccolo schermo dopo la grande popolarità ricevuta con l'interpretazione dell'ematologo psicopatico Dexter nell'omonima serie, andata in onda dal 2006 al 2013. Veterano della tv, dopo l'esordio fulminante in Six Feet Under - serie per cui ricevette anche una candidatura agli Emmy - Hall ha cercato per anni di liberarsi della pesante eredità di Dexter ("Mi sono dexorcizzato", ha detto presentando Safe a Cannes) concentrandosi sul cinema e sul teatro.

Nel 2012 ha ottenuto il primo ruolo da protagonista al cinema con The Trouble with Bliss di Michael Knowles e tra il 2015 e il 2016 ha collaborato con David Bowie, portando a Broadway il musical "Lazarus".

Così l'attore ha motivato il suo ritorno al piccolo schermo con Safe: "Mi è stato subito molto chiaro il senso di questa serie. Viviamo in un mondo che alimenta di continuo la nostra paura dell'altro e il timore per ciò che si cela oltre il nostro ambito familiare. E spesso i media giocano con questo sentimento, aumentando la nostra ansia di sicurezza. Ecco, credo che Safe parli di tutto questo: è lo studio psicologico di una società analizzata attraverso la lente della famiglia".

Più di 70 milioni di copie vendute nel mondo, traduzioni in 43 lingue, 30 romanzi stabilmente al primo posto nelle classifiche letterarie del New York Times: la vera stessa di Safe, in fondo, non è Hall. Ma Harlan Coben, uno degli autori di bestseller più popolari e venduti al mondo (tra i titoli pubblicati in italia "Svaniti nel nulla", "Suburbia Killer", "Il gioco dell'amore e della morte").

E la sua carriera non si è limitata alla letteratura: Harlan è stato autore e produttore esecutivo di due serie francesi basate su suoi romanzi (Non hai scelta e Identità al buio), showrunner del crime in dieci episodi The Five, sceneggiatore della serie tedesca Keine Zweite Chance e dal suo romanzo "Non dirlo a nessuno" è stato tratto l'omonimo film di Guillaume Canet, nominato a nove premi Cesar.

Primo autore a vincere sia l'Edgar Award che lo Shamus Award e l'Anthony Award, Harlan è stato il primo scrittore in più di dieci anni a scrivere racconti per le pagine del New York Times. "Safe mi ha portato in territori per me nuovi. Questo perché non mi considero uno scrittore politico. Ma quando parli di muri alzati, di confini e di persone che si allontanano da altre, diventare politico è inevitabile".