Eldorado

Film 2018 | Documentario, +13 92 min.

Titolo originaleEldorado
Anno2018
GenereDocumentario,
ProduzioneSvizzera, Germania
Durata92 minuti
Regia diMarkus Imhoof
Uscitadomenica 14 aprile 2019
TagDa vedere 2018
DistribuzioneZaLab
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,52 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Markus Imhoof. Un film Da vedere 2018 Titolo originale: Eldorado. Genere Documentario, - Svizzera, Germania, 2018, durata 92 minuti. Uscita cinema domenica 14 aprile 2019 distribuito da ZaLab. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,52 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 18 aprile 2019

Un documentario sulla vita dei rifugiati e dei migranti al giorno d'oggi.

Consigliato sì!
3,52/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,03
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
La crisi dei migranti tra i ricordi dell infanzia in Svizzera e l'attuale dramma del Mediterraneo.
Recensione di Francesca Ferri
venerdì 23 febbraio 2018
Recensione di Francesca Ferri
venerdì 23 febbraio 2018

Quando Markus Imhoof, nato nel 1941, era un ragazzino in Svizzera, i suoi genitori accolsero una rifugiata italiana di nome Giovanna. Ma le leggi internazionali hanno separato i due bambini e spezzato la loro amicizia: la Svizzera accettava solo immigrati con un lavoro non bambini stranieri, così Giovanna fu costretta a tornare a Milano. I ricordi del regista lo hanno spinto a partire per l'Italia e a indagare sull'attuale politica europea per i rifugiati. Markus Imhoof è infine andato a vedere ciò che avrebbe preferito non vedere. Il viaggio che parte dalle coste libiche porta In Italia 1800 persone, di cui nessuna avrebbe la possibilità di arrivare legalmente in Europa. Dalle navi i migranti sono portati in un campo profughi dove trascorrono tra gli 8 e i 15 mesi in media. "Non vi promettiamo il paradiso, ma andrá meglio ogni giorno", rassicura un volontario.

Per quelli che invece hanno deciso di lasciare il campo, l'unica alternativa è il lavoro illegale: le donne sono costrette alla prostituzione e gli uomini assoldati dalla mafia per lavorare nelle piantagioni di pomodoro. "Questa non è vita, non è neanche sopravvivenza", conclude uno di loro. E che ne sará di quei pochi che sono accettati in Svizzera?

Il regista di The Boat is Full, candidato agli Oscar e vincitore dell'Orso d'Argento alla Berlinale nel 1981, ritorna sul tema dei migranti e sulle politiche internazionali che non sembrano aver risolto un problema ogni giorno sulle prime pagine dei quotidiani. Markus Imhoof racconta, da una nuova prospettiva e con uno sguardo fresco, la crisi dei rifugiati in un documentario che mostra i volti di quei migranti che l'Europa considera solo numeri. Dunque, non solo come regista ma come una persona che ha la sua esperienza, Markus Imhoof ripercorre la sua infanzia in Svizzera con Giovanna durante la seconda guerra mondiale, intervallata dal racconto del problema attuale dei migranti che arrivano dall'Africa e dal Medio Oriente. Nonostante la differenza di tempo, le somiglianze sono impressionanti.

Lettere, disegni e giocattoli di Imhoof da bambino si alternano a interviste, conversazioni e incontri con migranti, volontari, membri del sindacato e dell'equipaggio delle navi di salvataggio delle coste italiane. Il regista offre le sue immagini strappate, a volte anche rubate, di campi profughi in condizioni indecenti, abitazioni tra fango, tende e disperazione, piantagioni assolate da coltivare a nero pur di andare avanti.

Imhoof ripercorre per 30 euro il viaggio in nave dall'Africa all'Italia per cui i migranti pagano 1500 dollari pur di provare ad avere una vita migliore. Cosa lasciano indietro? Cosa cercano in Europa? Lo sguardo del regista si sofferma sui volti che non hanno bisogno di parole per raccontare il dolore, le avventure, i pericoli in mare, i mesi in prigione, gli stupri, le umiliazioni e tutto ciò che hanno dovuto subire in un viaggio senza certezze. "Quando li guardi, i loro occhi si accendono di speranza", commenta Imhoof soffermandosi sulle facce di chi vive in attesa di sapere se poter varcare le porte della speranza, oltre cui poter avere infine un nome, un lavoro, una vita, possibilmente nel Nord Europa. Imhoof, dunque, ricompone in immagini il circolo vizioso delle politiche per i migranti prevalentemente dominate da interessi economici.

Nato da una vicenda personale, Eldorado vuole essere un invito a riconsiderare la nostra posizione nel mondo, a costruire un "noi" piuttosto che sentirsi sempre "io", e un potente monito a pensare bene quella che tra quarant'anni sarà storia.

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