Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Marco Bellocchio |
Attori | Pier Giorgio Bellocchio, Elena Bellocchio, Donatella Finocchiaro, Letizia Bellocchio, Maria Luisa Bellocchio, Gianni Schicchi Alba Rohrwacher, Valentina Bardi, Silvia Ferretti, Irene Baratta, Alberto Bellocchio, Anna Bianchi (II). |
Uscita | mercoledì 16 marzo 2011 |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 3,03 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 marzo 2017
Sei episodi familiari che raccontano come un passato minaccioso riesca a influenzare la serenità del presente. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, 2 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office Sorelle Mai ha incassato 306 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Giorgio legge Čhecov, si rifugia dalle zie a Bobbio e si prende amorevolmente cura di sua nipote Elena. Sara recita Shakespeare, rifugge la provincia emiliana e lascia che siano le sue vecchie zie a crescere la sua bambina. Giorgio e Sara si rinfacciano i loro destini sfumati e lontani da Bobbio, ma è davanti al Trebbia che finiscono sempre per tornare, tuffarsi e volersi ancora bene, cavandosi a turno dagli impacci. Attrice senza successo lei, attore con un futuro incerto lui, Sara e Giorgio aspettano l'occasione della vita, eternamente attesi dalle zie e "amministrati" da Gianni Schicchi, doppio pucciniano e amico di famiglia che li ama e li consiglia. Sulle sponde del Trebbia scorre intanto la loro giovinezza e fiorisce quella di Elena, ormai adolescente e desiderosa di sperimentarsi.
Ogni film di Marco Bellocchio è una tappa, qualcosa di nuovo rispetto a quello precedente. Così il suo film successivo non lo trovi mai dove te lo aspetteresti. Dopo la parabola di un regista che si interroga sull'identità di chi fa cinema e quella di una donna sacrificata dal potere che riflette sui "cattivi" padri della nazione, il regista piacentino torna a bagnarsi coi suoi protagonisti "familiari" nelle acque fresche del Trebbia. Sorelle mai è un "film per caso" composto da sei episodi girati in sei anni, compresi tra il 1999 e il 2008, e puntuale proseguimento di Sorelle, medio metraggio realizzato quattro anni prima in collaborazione con gli studenti del laboratorio "Fare Cinema". Interpolando le immagini digitali con la pellicola in bianco e nero del suo debutto, Bellocchio torna ad abitare la casa dei Pugni in tasca affollandola di parenti, amici, comparse e attori. Il "richiamo di questo paese è immutabile", dichiara Piergiorgio Bellocchio nel film, confessando alla sorella della Finocchiaro l'impossibile "addio al passato" che ha contagiato le nuove generazioni, incapaci di chiudere con l'ossessione familistica, la provincia e la ribellione. Eppure questa volta Bellocchio lascia che sorelle, figli e nipoti, sue ideali proiezioni, trovino una riconciliazione con un ingombrante passato. Cercare di realizzare una forma di disubbidienza non implica più l'assassinio della madre.
Come già inteso e messo in scena nell'Ora di religione, al delitto si sostituisce la separazione, la fuga. Incessante come quella di Giorgio e Sara, sempre in arrivo, sempre in partenza contro la stanzialità confortante delle zie. Un'altra vacanza in Val Trebbia per i Bellocchio, un altro battesimo nelle sue acque gelide anche d'estate, da non intendere come sfogo narcisistico ma piuttosto diario intimo, che rivela un'idea di cinema con cui riprendere un contatto più intimo e profondo.
C'è il racconto familiare e c'è ancora e sempre il melodramma verdiano, che muove le deflagrazioni interiori dei personaggi, di cui Bellocchio rivela fin l'ultima piega emotiva. Ovunque, e soprattutto nel cuore, c'è Bobbio, la provincia da fuggire e insieme il luogo da abitare. Nell'epilogo, che si lascia trascinare in acqua dall'iperbole della fantasia, c'è Gianni Schicchi, complice affettuoso cucito nel frac di Modugno. Coi pugni in tasca e un cilindro per cappello interpreta l' "addio al mondo e ai ricordi del passato".
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Eh. Sì, perché auguro lunga vita a Marco Bellocchio, del quale ho apprezzato in particolare “L’ora di religione” e l’insuperabile “Vincere”, ma questi sei “corti” non sono adatti ad una comune sala cinematografica. Ricordano tanto quelle retrospettive che contengono “spezzoni” di inediti e che si proiettano giusto in ricordo di un regista scomparso.
Un viaggio nell’intimo familiare, una docu-fiction amatoriale, un puzzle di piccole tessere composto in 10 anni, un’opera casuale, la risposta antitetica ai Pugni in tasca: sono alcune delle definizioni che si possono dare dell’ultima opera di Marco Bellocchio, una tappa irripetibile nella sua carriera di cineasta per via della scelta anticonvenzionale di raccogliere frammenti, [...] Vai alla recensione »
Attraverso immagini sgranate, quasi mai vivide, si snoda la storia dei protagonisti sospesi tra realtà e aspirazioni, tra sensi di colpa e nevrotici atti di ribellione. Bellocchio sembra voler rappresentare il rifiuto del destino che pure ineluttabilmente è segnato. Esiste uno stadio dell'inconscio che lo prevede, lo presente, ma la vanità della ragione lo ricaccia indietro, lo mette a tacere.
Bellocchio prende il telespettatore e lo schiaccia con il viso contro la camera da presa. Osserva da vicino, non perderti nemmeno una grinza del volto, dice. Inquadrature ravvicinatissime, quasi a togliere il fiato. Volti pittorici, sgranati dalla luce. L'evoluzione di una famiglia che si arrampica lungo il tempo con la pesantezza di un dolore che sembra sempre in agguato ma che poi evapora tra i ripetitivi [...] Vai alla recensione »
Sei estati a Bobbio tra il 1999 e il 2008; Elena cresce e giunge all'adolescenza, la madre Sara (Finocchiaro) che tenta la carriera di attrice, Giorgio, il fratello di Sara, che invece sembra non essere soddisfatto di quella carriera che la sorella invece tanto desidera, trova nella casa delle zie Maria Luisa e Letizia il nascondiglio ideale per riflettere sui propri dubbi.
Non leggo mai nulla di un film, prima di andarlo a vedere. Così per due terzi del film, mi sono sforzata di cercare nessi tra personaggi e storie che fossere logici e legati tra loro. . Mal me ne incolse. Gli episodi sono ben raccontati con soluzioni registiche da bravo regista ma perchè sottovalutare così tanto la benevolenza dello spettatore che è naturalmente portato [...] Vai alla recensione »
Film volutamente sottotono,immagini sovente buie e spente,parole sussurrate.....ho fatto fatica a seguirlo,perchè il tutto risulta lento,monotono e un po'cervellotico.Solo dopo ho capito che "mai" non è un avverbio ma il cognome delle sorelle,appunto,,,
E' un film di qualità ma poco godibile per gli episodi che sembrano cortometraggi,la lentezza e itoni spenti.Il fim richiede molta attenzione,è confuso e poco empatico.
veramente lento, noioso e poco comprensibile..il fatto che abbia messo quasi l'intera famiglia (tutti attori???) nel cast non aiuta di certo ad aumentare la qualità del film,anzi..per me da evitare o se qualcuno vi ci porta con la "forza" come è successo a me,non dimenticate coperta e cuscino
capisco che non abbia grandi fondi x il cast, ma ci mancavano solo i nonni e nel film ci piazzava la famiglia bellocchio al completo e credo che questo influisca sulla qualità generale del film..da evitare
Raramente ho visto un film così brutto e noioso. La vicenda è ridotta ai minimi termini, frammentata, slegata e con molti punti irrisolti e inspiegabilmente oscuri. In genere, se non c'è una storia ricca di spunti, un buon regista cerca di sviluppare gli aspetti caratteriali e psicologici dei personaggi. Qui non c'è nemmeno questo! E' un film costruito sul nulla, su pochi elementi di sconcertante banalità. [...] Vai alla recensione »
Nel mio commento non ho scritto bene il titolo del film, che è "Sorelle Mai", con la m di mai maiuscola, perché in questo caso mai non è un avverbio, ma un cognome: Mai.
Da mesi non mi capitava di dovermi sforzare per completare la visione, un "film" (se così si può definire) orrendo, noioso, privo di senso, fastidioso nella recitazione, vuoto nei contenuti. Gli avete dato anche 3 stelle, è incredibile.
Un film per chi ama il cinema fatto da chi ama il cinema. Un film che potrebbe anche non essere un film, ma un diario, degli appunti sparsi raccolti, un puzzle di vecchi lavori girato in epoche diverse con stralci anche di opere più famose. Tra l'altro possiamo osservare la crescita dei figli vista attraverso la lente della cinepresa di Bellocchio.
Quello che arriva allo spettatore è una serie di montaggi lunghi una vita, regie diverse che scandiscono in modo ben preciso lo scorrere del film e una storia famigliare forse troppo personale per essere portata sullo schermo. Chi ci vuole vedere un capolavoro forse è troppo ottenebrato dal nome che firma la regia perché in realtà non solo molti attori non sono professionisti [...] Vai alla recensione »
bisognerebbe capire se questa trasposizione memoriale corrisponde al vissuto vero del regista,cioè di questi film che evocano il passato o presente di qualunque di noi ,racconti di vita amari sullo sfondo di pittoresche cittadine che qui comunque non sono raffigurate,tendendo il racconto sui protagonisti,non ho capito bene l'intermezzo con la rorwacher a che si riferisse il personaggio [...] Vai alla recensione »
Più che cortometraggi da proiettare al cinema, questi episodi del tutto personali di Bellocchio, sembrano dei filmini registrati così... giusto per divertirsi, per sperimentare. Peccato perchè da un mostro sacro come lui, ci si aspettava qualcosa in più Non occorre per forza essere in scena... se non si ha nulla da dire, si può benissimo evitare di apparire, di proporre [...] Vai alla recensione »
Siamo agli ultimi scampoli invernali e in un mare di commedie italiane discutibili o accettabili, emerge ancora qualche opera di sicuro interesse. Una di queste è Sorelle Mai, di Bellocchio, autore che sin dagli esordi (I pugni in tasca 1965) ho trovato stimolante e in continua crescita per film “sentiti” prima che pensati, con una vena tra il realistico e il poetico a volte [...] Vai alla recensione »
Capisco che il film può sconcertare uno spettatore che non sa come è stato prodotto e conosce poco l'opera di Bellocchio, perché c'è dentro il suo mondo ma raccontato in modo semi-diaristico, totalmente estraneo alle convenzioni narrativo-spettacolari cui siamo abituati quando andiamo al cinema. Inoltre la fotografia ha ruvidezze dovute alla limitatezza dei mezzi, [...] Vai alla recensione »
...sorelle mai è un gioiello inaspettato e unico,una perla rara,un film da vedere perchè pieno di idee,affetti,talenti,vita....fatto con pochi mezzi ma non per questo non affascinante e ammaliante....anzi...che bello sarebbe se oltre alle commedie il pubblico si riabituasse ad apprezzare anche film così delicati!!
L'ho visto ieri sera con due amiche. la prima sorpresa vedere nella sala molta gente. la seconda ho visto quasi tutto il film con un sorriso che mi veniva spontaneo e che non riuscivo a togliermi. terza: le musiche il montaggio, la tecnica: come nel regista di matrimoni già solo questo basterebbe ad affascinare. ultima sorpresa la bontà di bellocchio: i pugni che diventano carezze famigliari, la durezza [...] Vai alla recensione »
Sono passati quarantasei anni dall'uscita de I pugni in tasca e quella voglia, mai celata, di raccontare la storia e la società da prospettive scomode e mai scontate non sembra dover scemare. Dove c'è e parla Marco Bellocchio, polemiche e approfondimenti, analisi e spunti di riflessioni non mancano mai. Il regista piacentino è tra gli ospiti del Bif&st, il festival internazionale di cinema e tv che fino al 29 gennaio animerà strade, teatri e il lungomare di Bari.
Nella casa avita di Bobbio dove, al ribellistico grido «Famiglie vi odio», ambientò nel 1965 i suoi «Pugni in tasca», Marco Bellocchio ha messo ora in scena un ideale romanzo di riconciliazione, costruito su sei episodi girati a budget minimo sull'arco del decennio 1999-2008 e legati dagli stessi personaggi. I quali sono in gran parte parenti stretti di Marco: ovvero le sorelle Letizia e Maria Luisa, [...] Vai alla recensione »
In attesa di tornare a mordere con un' altra delle sue imprese di stile che, senza essere mai interventi diretti sull' attualità, ci parlano di chi siamo noi oggi (ma ci sarà da aspettare a sentire il regista, il quale sta incontrando molti ostacoli a varare il nuovo progetto dal titolo eloquente, "Italia mia", che promette fastidi sulla rappresentazione del potere), Marco Bellocchio va nei cinema [...] Vai alla recensione »
I pugni in tasca li ha ancora, Marco Bellocchio, ma disegna cinema a mano libera: Sorelle mai è un’(in)fedele autobiografia e, soprattutto, il piccolo film di un grande regista. Un paese (Bobbio), un decennio (1999-2008), sei episodi realizzati con gli studenti del laboratorio Fare Cinema e tre generazioni a confronto: due ottuagenarie (Letizia e Maria Luisa Bellocchio), attaccate alla terra e a un’altra [...] Vai alla recensione »
Ai ricordi del passato, a un sogno mai sognato, a un attimo d’amore che mai più ritornerà»: in frac e cilindro, intonando la vecchia, famosa canzone di Domenico Modugno. lentamente un uomo (Gianni Schicchi) scende nella corrente di un fiume, tra i sassi. Finché può, una macchina da presa lo segue, gli sta addosso, lo avvolge come in un abbraccio. Non ~i tratta che di cinema, certo.
Scioglie i pugni in tasca, Bellocchio, e scopre quant’è bella, nevrotica, fondamentale la famiglia. Pure la sua, a Bobbio, dove le vecchie zie salveranno il mondo. A crescere l’irrequieta Elena, al posto della madre attrice, pensano non solo le zie, brave a portare fiori al cimitero e a cucinare per tutti, ma anche l’anarcoide Giorgio, lo zio giovane.
Un film di famiglia in cui tutto è inventato ma ogni sentimento è vero. Un lavoro nato come esercitazione di gruppo che diventa scavo nella memoria, nell’immaginazione e naturalmente nel cinema dell’autore. Sei episodi girati durante i laboratori che Marco Bellocchio organizza ogni estate a Bobbio, vicino Piacenza, residenza estiva di famiglia (e teatro dell’ormai mitico I pugni in tasca), che rielaborati [...] Vai alla recensione »
Può non apparire evidente, guardando i film, ma è dai tempi dei Pugni in tasca - il suo clamoroso esordio, nel 1965 – che Marco Bellocchio usa il cinema per raccontarci in filigrana la propria vita. Non si tratta di un’autobiografia diretta: è troppo esperto di psicologia, Bellocchio, per non sapere che la verità si nasconde sempre dietro molteplici filtri.
Un film di Marco Bellocchio è come una seduta spiritica: non sai mai quali fantasmi verranno evocati, né quali compariranno effettivamente sullo schermo. E se è vero che il cinema di Bellocchio ha una capacità di «rimando ad altro» che è propria più della poesia che dell’esoterismo, è vero anche che le sue creazioni cinematografiche vanno a stanare le ombre più nascoste, generando un misto di inquietudine [...] Vai alla recensione »
Un bel film di Marco Bellocchio con il suo ritorno in Val Trebbia, a Bobbio dov’è nato e dove la sua famiglia ha ancora le radici. Una rivisitazione, dopo un primo documentario nell’80 intitolato appunto “Vacanze in Val Trebbia”, l’aveva già tentata nel 2006 con un mediometraggio, “Sorelle”. Oggi lo completa e vi costruisce attorno sei storie i cui protagonisti sono seguiti lungo l’arco di dieci anni, [...] Vai alla recensione »
Arriva ai punti nevralgici dello spettatore e può fare parecchio male, come altri suoi film grazie ai quali Marco Bellocchio è un grande del nostro cinema. Fa male nel senso che è l’opposto delle graziose commedie di oggi dal successo strepitoso, le uniche che riescono ad essere prodotte, carezzevoli e mai graffianti in questa nostra realtà piuttosto assurda.
Probabile Leone d’oro alla carriera 2011, lo splendido settantenne Marco Bellocchio continua a pensare, scrivere e girare film. Ne ha due in programma, “Italia mia” e “La monaca di Bobbio”, ma con lui non si può mai sapere. Intanto esce, per ammirevole iniziativa di Teodora, questo “Sorelle Mai”, realizzato negli anni, come work in progress, tra il 1999 e il 2008.