Titolo originale | A Frankenstein-terv |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Ungheria, Germania, Austria |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Kornél Mundruczó |
Attori | Rudolf Frecska, Kornél Mundruczó, Lili Monori, Miklós B. Székely, Kitty Csikos . |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 25 novembre 2013
Il difficile percorso di un ragazzo appena tornato dal collegio.
CONSIGLIATO SÌ
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Un regista sta facendo il casting per il suo prossimo film in un palazzo di Budapest in ristrutturazione la cui custode ha avuto nel passato una relazione con lui. Tra coloro che si presentano al casting c'è un ragazzo che dichiara solo il suo nome: Rudi. Mentre prova una scena d'amore il ragazzo respinge con violenza la sua partner facendole battere la testa.
Kornel Mondruczo si era fatto notare alla Quinzaine des Realiateurs di Cannes con l'interessante Delta. È ricomparso nella selezione ufficiale in Concorso a Cannes 2010: Se questa sua nuova opera ha convinto appieno i cinephiles di "Positif" con Michel Ciment in testa, molto meno ha entusiasmato gran parte dei critici. Perché il regista ungherese porta sullo schermo una vicenda che procede con due registri diversi. Tutta la prima parte affronta con originalità il tema dell'iniziare ad essere di un film e della ricerca di chi potrà trasformare in carne e sangue le idee del regista. L'ambientazione in un palazzo fatiscente in ristrutturazione, il rapporto teso che sussiste tra il regista e la custode, lo stesso arrivo e il provino di questo misterioso ragazzo di cui nulla si sa e che nulla vuole far sapere di sé, tutto depone a favore di una scrittura cinematografica di buon livello. Il problema nasce quando prende a svilupparsi proprio 'il progetto Frankenstein'. Cioè la tesi, peraltro consolidata in ambito psicanalitico, che la creazione dei mostri sia opera degli autonominatisi 'normali', viene qui legata a una dinamica padre(il regista)/figlio(il mai conosciuto Rudi) che potrebbe portare a interessanti considerazioni. Ma Mondruczo decide di collegarla alla relazione Frankenstein/La Cosa senza nome da lui creata dando il via a una serie di conseguenze oltre che prevedibili decisamente rigide sul piano della sceneggiatura. Perde così un'ottima occasione per riflettere e far riflettere sui sentimenti e le rabbie che possono animare un figlio abbandonato in un orfanotrofio limitandosi ad inanellare una serie di uccisioni indubbiamente ben inquadrate. Ma questo non basta.