Anno | 1950 |
Genere | Cortometraggio |
Produzione | Francia |
Durata | 11 minuti |
Regia di | Alain Resnais |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 gennaio 2019
CONSIGLIATO NÌ
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Come nel caso del Van Gogh, il film cerca di ricostruire la vicenda esistenziale di Gauguin a partire da una libera analisi dei suoi quadri. Anche in Gauguin Resnais non fa coincidere la cornice dello schermo a quella della tela, per conferire una sensazione di indeterminatezza e di libertà percettiva allo spettatore. La vita del pittore viene semplificata e arbitrariamente divisa in tre tappe, caratterizzate da diversi stati d'animo: solitudine (Parigi), bisogno d'evasione (Bretagna), desiderio di soprannaturale (Tahiti). La scansione in capitoli e il relativo sviluppo drammaturgico sono meno netti e strutturalmente percepibili. Ciò èprobabilmente dovuto al fatto che la pittura di Gauguin è meno interpretabile in senso "realistico", con uno sviluppo "drammatico". Gauguin crea un mondo pittorico che ubbidisce a un preciso codice simbolico, che Resnais non è in grado di reinventare con i mezzi cinematografici. Anche in questa occasione, come nel Van Gogh, Resnais cerca di trovare un rapporto narrativo nella giustapposizione e nella dialettica fra i diversi quadri, ma l'operazione si rivela spesso un espediente freddo e incapace di conferire nuovo senso ai segni pittorici.