Il mistero del falco

Il film era tratto dal romanzo Il falcone maltese di Dashiell Hammett, grande giallista che aveva indicato una nuova via al genere. Speede è chiamato a indagare su di una statuetta a forma di falcone, che si porta dietro una maledizione secolare. Tutti la vorrebbero: un avventuriero maldestro (Lorre), un grassone pieno di soldi (Greenstreet), una donna che racconta malissimo le bugie (Astor). Il detective indaga alla sua maniera. È cinico, pochissimo eroico, non tratta le donne con il dovuto rispetto. Solo alla resa dei conti si dimostra onesto e persino un po' romantico. Un personaggio del tutto simile a un altro grande detective: il Philiph Marlowe inventato da Raymond Chandler, scrittore per molti versi omologo di Hammett. Personaggi tanto simili, i due detective, da essere entrambi resi immortali dallo stesso Bogart. Straordinario era il gruppo di caratteristi della Warner, che si sarebbero ritrovati insieme in altri memorabili film. E intensa era la dark Lady Mary Astor, l'assassina col volto angelico, creatrice di un precedente che sarebbe tornato e ritornato. Una delle grandi sequenze del cinema "nero" è Bogart che alla fine del film esamina il falcone, per il quale tanti sono morti, banale e niente affatto prezioso, costruito "col materiale di cui son fatti i sogni...". 

Il detective privato Sam Spade riceve la visita dell'affascinante Ruth Wonderly, che vuole ingaggiarlo per far pedinare un certo Floyd Thursby. Quella notte stessa il socio di Spade, Miles Archer, viene ucciso con un colpo di pistola, e poco dopo anche Thursby muore assassinato; Spade decide così di far luce sulla vicenda, e scopre che i due omicidi hanno a che fare con una preziosa statuetta a forma di falco.
Il mistero del falco, uscito nelle sale americane nel 1941, è stato il film d'esordio del grande regista John Huston, che riuscì a trasformare un comune b-movie della Warner Bros in un vero e proprio classico. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Huston, è basata sul celeberrimo romanzo Il falcone maltese, del noto giallista Dashiell Hammett, che era già stato portato sullo schermo per ben due volte (con Il falcone maltese, nel 1931, e Satan met a lady, nel 1936). Accolto da un eccezionale successo di pubblico, Il mistero del falco è considerato il capostipite del genere noir, del quale è riuscito a sintetizzare in maniera emblematica tutti gli elementi fondamentali, e nel periodo successivo ha dato vita ad un intero filone di pellicole analoghe, popolate da abili investigatori, loschi criminali e fascinose femmine fatali.
Il mitico Humphrey Bogart (fino a quel momento un attore di secondo piano) è a dir poco indimenticabile nel ruolo di Sam Spade, cinico detective privato di San Francisco, coinvolto in un intricatissimo caso che ruota attorno ad una misteriosa statuetta dal valore inestimabile, soprannominata "il falcone maltese". A partire da Il mistero del falco, Bogart sarà ricordato nell'immaginario collettivo per il suo personaggio di duro dal cuore d'oro, che in seguito replicherà anche ne Il grande sonno di Howard Hawks nei panni di un altro eroe dei film noir, Philip Marlowe. Al suo fianco troviamo l'infida Brigid O'Shaughnessy, ambigua dark-lady superbamente interpretata da Mary Astor, insieme con un gruppo di formidabili caratteristi quali il mellifluo Peter Lorre e il sinistro Sydney Greenstreet (senza contare una breve apparizione di Walter Huston, padre del regista, nella parte del capitano Jacobi, che consegna a Spade il falcone pochi istanti prima di morire).
Con Il mistero del falco, John Huston costruisce un intreccio ricco di suspense e di colpi di scena, che vede Sam Spade destreggiarsi fra la polizia, una fascinosa cliente che fa il doppio gioco ed un gruppo di malviventi senza scrupoli alla ricerca del prezioso falcone del titolo; il risultato è una detective-story da manuale, un autentico capolavoro del cinema noir. Memorabile la fotografia in bianco e nero di Arthur Edeson, con un uso di luci oblique che contribuisce a creare un'atmosfera estremamente cupa e suggestiva. Il finale, venato di amarezza, si conclude con una delle battute più famose nella storia del cinema: quella in cui Bogart spiega che il falcone è fatto con "la materia di cui sono fatti i sogni".