La stagione cinematografica si è aperta già da qualche settimana con tutte le incertezze e le paure che accompagnano le uscite dei film in questo periodo di crisi. I dati del botteghino sono infatti ancora penalizzanti, segno di una coda estiva ancora lunga e di scelte distributive ancora troppo sbagliate, soprattutto per quel che riguarda i film italiani.
Nello spazio di questa rubrica abbiamo in passato segnalato, e continueremo a farlo, esempi virtuosi di uscite cinematografiche tese a scuotere i rapporti non più consolidati con lo spettatore. Fino alla settimana scorsa, ancora segnalato nelle classifiche, c'era il To Be or Not To Be di Ernest Lubitsch, portato in sala dalla Teodora con un incasso di più di 400 mila euro. Razzini e Petrillo amano il cinema, anche quello classico, e per questo si sono avventurati senza rete nel lancio di un capolavoro della storia del cinema. In tutta Europa il cinema del passato ha uno suo spazio nelle sale cinematografiche. In Italia no, e non crediamo che sia colpa del disinteresse del pubblico, bensì della mancato coraggio degli operatori culturali del settore. Qualche tentativo è stato fatto, ma ora, qualcosa sta cambiando.
È con molta gioia che vogliamo segnalare una importante iniziativa della Fondazione Cineteca di Bologna che ha deciso di compiere un passo altrettanto importante, confortata dall'esperienza pluriennale e dal successo della sua manifestazione principale, il Cinema Ritrovato: portare in sala le meraviglie del cinema del passato, quelle restaurate che girano per le cineteche di mezzo mondo.
Dieci titoli, dal muto ai primi Settanta, da Chaplin a Polanski, da Renoir a Rossellini, da Lubitsch a Resnais. Il primo titolo ad approdare in sala è Il delitto perfetto (Dial M for Murder) nella sua versione originale in 3D. Lo abbiamo visto in anteprima questa estate a Bologna, appunto in occasione del Cinema Ritrovato e ci è venuto un colpo nell'assistere alla meraviglia di un film che credevamo di conoscere ma che non avevamo mai visto risplendere così. Ecco, è questa una strada virtuosa che seguiremo passo passo, cercando quando possibile di introdurla, sostenerla e avvalorarla, perché è nella trasformazione del grande schermo in un "luogo di incontri" il possibile segreto per una dignitosa uscita dalla crisi dell'esercizio. Non bisogna avere paura della varietà dell'offerta e se la sala diventa di più di quel posto che or è, tutti se ne avvantaggeranno.