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Storia "poconormale" del cinema: puntata 82

Sequenze e modelli: dal libro al film.
di Pino Farinotti

Promemoria necessario
Dan Brown - Cancro.

venerdì 17 settembre 2010 - Focus

Promemoria necessario
"Un promemoria necessario: è di questi giorni una notizia che arriva dalla Russia. Una fondazione intitolata a Lev Tostoj, che ha sede a Jasnaja Poljana, non lontana da Mosca, dove visse il grande scrittore, in occasione della celebrazione della sua morte ha decretato che i Magnifici Sette della letteratura di ogni tempo sono: Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Joyce, Tolstoj."

Realtà
Occorre definire un assunto, una realtà. I grandi autori letterari proprio perché titolari ideali, sono modelli di letteratura alta e pura. Significa, oltre che racconto, introspezione, fraseggio, analisi, astrazione, pensiero. Questi ultimi cinque "concetti" non sono materia facile per il cinema. Ho avuto modo di affrontare il rapporto scrivendo dei due titoli veneziani, La solitudine dei numeri primi e La versione di Barney. Trattasi di letteratura vera, che non favorirebbe il cinema. Poi il film si applica e attacca il romanzo, ma la battaglia è perduta in partenza. Questo non significa che da un romanzo difficile non possa derivare un film discreto. Ci sono naturalmente autori filmabili, il primo eroe è Dumas: duelli, intrighi, amore, cavalcate. Avventura perfetta. Poi ci sono gli autori, venendo ai giorni nostri, che scrivendo pensano al cinema, come Brown, King, Clancy, Grisham e altri. Gente dunque facilmente "filmabile".

Maestri magnifici
Questa premessa per poi tornare ai maestri magnifici. Nel rapporto opera letteraria-film diciamo dunque: Dante: difficile; Shakespeare: facile; Cervantes: non facile. E veniamo al quarto magnifico, Johann Wolfgang Goethe: complicato. Lo scrittore tedesco ha firmato I dolori del giovane Werther, nel 1774. È il romanzo che ha inventato la letteratura moderna: storia dolente e romantica, epistolare per di più. Dunque l'essenza della parola. Un titolo non facile per il cinema. Il film Werther, del 1938, lo si deve a un maestro tedesco, Max Ophüls, che riuscì a inserire nel quadro del rapporto epistolare fra i due amanti Werther e Charlotte, elementi estetici che aiutavano il cinema ma ... indebolivano la letteratura. È un buon film niente di più, mentre il romanzo, è stato detto, è addirittura un "legislatore". Nel 1829 Goethe scrisse Gli anni di peregrinazione di Wilheim Meister, (titolo italiano semplicemente "Guglielmo Meister"). È un altro dei testi fondamentali dell'Ottocento. Meister intende educare i suoi figli secondo principi che siano diversi da quelli della civiltà così come si va profilando, più attenta al benessere che ai principi. I contenuti, certo complessi, del maestro scrittore vennero affrontati da un altro grande tedesco, maestro regista, Wim Wenders, che segue il protagonista attraverso un viaggio, più vero che figurato, dal Mare del nord fino alle Alpi. Il film è del 1974 e si intitola Falso movimento. Wenders applica all'idea del romanzo i momenti sociali della Germania della sua epoca. Tuttavia, libro e film sono opere del tutto diverse. Il Meister cartaceo, e il nome del suo inventore è un semplice, efficace e anche comodo spunto da cui partire.

Terza
Con Le affinità elettive il cinema toccava anche la terza grande opera di Goethe. Del tutto esaustivo è uno stralcio della scheda del Farinotti del film del 1996 di Paolo e Vittorio Taviani: "... le affinità elettive sono quelle forze chimiche che creano l'attrazione, sta poi alla ragione seguire la via migliore. Secondo questo principio succede che Carlotta ed Edoardo, sposati, invitino nella loro tenuta Ottone e la giovane Ottilia, e che le passioni si incrocino. Il più "naturale" sarebbe Edoardo, pronto a travolgere tutto pur di seguire il sentimento, ma le due donne, pur fra grandi sofferenze, riconducono tutto sulla via della ragione. Ma un sacrificio del genere non può passare sulle quattro vite senza causare tragedie. È la giovane Ottilia a morire per tutti. Ragione e sentimento, l'eterno dilemma. I Taviani hanno trasferito la storia dalla Germania alla campagna Toscana. Lodevole la scelta di aderire, senza invenzioni o astrusità, a quel testo che è un capolavoro generale dell'arte del mondo. Il cinema, in questi anni, ha imparato ad attingere ai monumenti della letteratura con l'uso, spesso adeguato, della voce fuori campo, che legge il testo integrale. È una mutua possibilità di soccorso di due arti ormai da tempo lontane dalla loro età dell'oro..."

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