Lie to me Vs. 24
We want change! We want change! Aveva gridato la popolazione americana per l'elezione di Barack Obama. E cambiamento sia, anche in televisione, anche nelle serie televisive.
Le serie tv dell'era Obama hanno infatti qualcosa di diverso rispetto a quelle di solo un anno fa, sia nei nuovi progetti che in quelli iniziati da qualche stagione. È un insieme di positività, di umanità e di redenzione, di consapevolezza delle criticità del periodo che stiamo vivendo.
24 in questa settima stagione, preceduta dal film-ponte fra la sesta e la settima stagione Redemption (in onda venerdì 18 su FX), mette alla sbarra le torture e Jack Bauer. Così come Obama si è opposto a Guantanamo l'agente del CTU viene messo sotto processo per le efferate violenze fatte a prigionieri per estorcere loro informazioni. Il pubblico è messo di fronte al complesso quesito: "È giusto torturare una persona per salvarne migliaia?".
Di tutt'altro spirito è Lie to Me, che in un certo senso è un anti 24, in cui il protagonista, uno psicologo (interpretato da Tim Roth), legge il body language per ottenere la verità negli interrogatori. Nessuna violenza viene utilizzata nei confronti degli interrogati (anche se talvolta la menzogna è utilizzata per arrivare alla verità).

True Blood e Royal Pains
True Blood e Royal Pains, invece, che sembrerebbero essere due serie agli opposti affrontano il tema dell'integrazione, dell'umanità e della redenzione (tema sempre più ricorrente). La prima con l'integrazione dei vampiri, non più mostri ma parte della società, che si redimono dalla loro condizione naturale di succhiasangue, la seconda con la dedizione al proprio lavoro e alle persone meno abbienti anche quando si deve avere a che fare con l'alta società. Il senso di unione e il pensiero verso il prossimo sono un'importante base della filosofia Obamiana.

La crisi
Veniamo poi alla crisi economico-finanziaria e umana che Obama sta cercando di risolvere. Non c'è oggi infatti serie tv che non ne faccia riferimento. A partire da Gossip Girl che, ambientato nel ricco Upper East Side newyorchese, si confronta con la penuria di denaro e con la necessità di risparmiare o perlomeno non sperperare, per passare a 90210 in cui le famiglie si trovano spesso sul lastrico da un momento all'altro, arrivando poi ad Hung (ancora non arrivata in Italia), dove un uomo in crisi reagisce alla sua condizione sfruttando l'unico "tool" a sua disposizione, le serie mostrano come in ogni situazione e in ogni background tutti si devono confrontare con il momento storico.

Fintamente buonisti
Il simbolo dell'era Obama, però, è rappresentato da una serie andata in onda per ora solo negli USA: The Philanthropist. Il miliardario Teddy Rist (James Purefoy) per una serie di eventi che gli sono accaduti decide di aiutare paesi in difficoltà e di dirimere diatribe fra popoli grazie anche al denaro a disposizione, senza tuttavia perdere di vista il business (altrimenti sarebbe stato poco credibile). La serie è stata criticata negli Stati Uniti per essere fintamente buonista, esprimendo comunque ancora una volta la necessità di aiutarsi l'un l'altro.
L'effetto Obama è trasversale a tutti i mondi, e questo vento di cambiamento che corrisponde alle volontà della nazione americana pervade i contenuti del medium televisivo, l'unico a raggiungere tutte le case. Le serie televisive di oggi sono cambiate, osano di più, comunicano per metafore ciò che tutti sognano e che tutti auspicano. Questo mondo nuovo sarà irraggiungibile, ma è bello pensare che ci sia qualcuno che lo desidera realmente.