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Stone: il cinema che vuole riscrivere la storia

Il trionfo veneziano di Chávez.
di Pino Farinotti

Il cinema fa politica, a modo suo
Hugo Chávez . Interpreta Se stesso nel film di Oliver Stone Chavez - L'ultimo comandante.

mercoledì 9 settembre 2009 - Focus

Il cinema fa politica, a modo suo
Il trionfo veneziano di Chávez è il punto d'arrivo di un assunto nato praticamente all'inizio del cinema: il cinema fa politica, a modo suo. C'è la realtà e poi ci sono i film. Il punto è che i film, la fiction, spingono per diventare realtà. Il cinema è pieno di personaggi di fiction, spesso eroi, ispirati da modelli reali, trattasi di cinema di fiction, appunto. La cifra dell'invenzione, della creatività, che appartiene all'autore, può lavorare, estremizzare, inventare, la licenza diventa franchigia e la franchigia può diventare immunità, il cinema può permetterselo, i margini sono larghi, praticamente infiniti. Ma qui c'è un autore, Stone, che ormai intende accreditarsi come "storico americano e del mondo". Ha assunto grande rilevanza, se l'è meritata a forza di opere sempre di livello, ritiene di far testo. Ritiene che la sua verità trascenda la verità. Nel suo documentario South of the Border, l'autore perfeziona un soggetto cinematografico che media fra docu e fiction. Crea un precedente più importante del sonoro e del cinemascope: la finzione rubricata a documento. Non usa un attore che fa Chávez, ma usa Chávez che fa l'attore di se stesso e Stone gli attribuisce ciò che l'attore-presidente venezuelano sogna di farsi attribuire: tutto il bene possibile. Chávez non è il dittatore che chiude le testate che gli fanno opposizione, che incoraggia le sue squadracce contro chi non la pensa come lui, che espropria anche i piccoli privati, che penalizza l'economia e l'industria, che usa il petrolio come ricatto, che (forse, lo dicono gli Usa) favorisce il narcotraffico e il terrorismo. Chávez è quello legittimato dal cinestorico Stone, è l'eroe sociale del mondo, il rivoluzionario nobile e nuovo, l'antagonista irriducibile del capitalismo; adesso la parola è quella, non è più democrazia. La verità, la storia e la morale? Che c'entra, Stone e il cinema sono molto più importanti. E se lui racconta ciò che non è vero, ebbene diventa vero. Proni
A Venezia tutto l'apparato, l'intelligenza e il mercato e la politica, addirittura l'esercito, soprattutto l'intelligenza, si sono posti proni davanti a Chávez. Per certi versi era doveroso: arriva un capo di stato riconosciuto e devi trattarlo come tale. Poi c'è il cinema. E allora devi trattarlo come un protagonista in quel senso. Non solo applausi, ma ovazioni. E lui, il presidente-attore a sorridere e a salutare proprio come un divo, doppio, e vicino a lui Stone, il sorridente antagonista implacabile del proprio Paese. Un Paese che la gente della mostra, insieme alla cultura di tutti i festival ama indicare come il nemico del mondo, col suo capitalismo anomalo ed eccessivo che, appunto, mette in difficoltà il mondo. E poi naturalmente, ci sono gli antichi misfatti Usa verso i paesi come il Venezuela. E dunque se Stone ti fa da garante di un sentimento trionfale per Chávez, in quell'occasione lo puoi sempre accettare. È divertente voglia di trasgressione, di irrazionale, di urlo, di gioco, di appartenenza al tappeto rosso (e se non sfili sei squalificato, non sei nel correntone prevalente della cultura, peggio, non sei oppositore delle maggioranze). E se ti dicono "ma guarda che Chávez è dittatore vero", allora puoi sempre ribattere che alla fine sempre di film trattasi. Sentimento momentaneo, che poi evapora. E, altro paradosso, grottesco, divertente e scherzoso, è che non è il popolo a guardare, credere, esaltarsi nella propria ... incompetenza, chiamiamola così, ma l'élite.
Tesi
Per rendere la tesi, e l'opera, complete, Stone ha messo nel cast altri sei presidenti dell'America latina: Lula (Brasile), Morales (Bolivia), la Kirchner (Argentina), Raul Castro (Cuba), Lugo (Pataguay), Correa (Equador). Diventati, da soggetti politici e sociali, attori di docu-fiction. Ricorro a un riferimento che ho già usato: Augusto fu una delle maggiori intelligenze dell' umanità, illuminato nell'amministrazione, nella guerra, nella politica e grande innamorato della cultura e dell'arte. Fu lui a favorire Mecenate e il suo circolo. Ospitava gente come Ovidio, Orazio e Virgilio. Da loro assumeva il meglio, assumeva la poesia. Stone sarebbe certamente stato fra i suoi prediletti. Ma di lui, come degli altri avrebbe detto " Oliver è intelligente, mi diverte molto, ma ... attenzione a prenderlo troppo sul serio. È un artista."

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