L'opera immaginifica che ha rivoluzionato la serialità televisiva e nobilitato il mezzo televisivo agli occhi del grande pubblico. Tutte le stagioni sono ora su TIMVISION.
La serialità televisiva ha due fasi: prima e dopo Lost. Non è una definizione azzardata perché la serie ideata da J.J. Abrams, in onda per sei stagioni dal 2004 al 2010, ha realmente rivoluzionato l’approccio al piccolo schermo. Ha trasformato ogni puntata in una selva di punti interrogativi, rendendo ogni arco narrativo un sottobosco di suggestioni e congetture. Opera immaginifica che si apre alle più diverse interpretazioni, Lost ha nobilitato il mezzo televisivo agli occhi del grande pubblico, imponendosi quasi subito come parte importante della cultura popolare americana e non solo. In 114 episodi è diventato un fenomeno globale capace di alimentare più domande che risposte, di creare un fandom mai così coinvolto e curioso nei confronti delle sorti dei tanti protagonisti in campo.
Spiegare per filo e per segno la successione degli eventi della serie è riduttivo oltre che fuorviante. Lost è una serie che va vissuta, non raccontata. È una serie che va compresa, non spiegata. In modo abbastanza frettoloso si potrebbe dire che i protagonisti sono dei naufraghi scampati a un disastro aereo. Finiti su un’isola all’apparenza deserta, decidono di unire le forze per sopravvivere in attesa dei soccorsi. In realtà, episodio dopo episodio, gli eventi iniziano a prendere una piega diversa. Tra segreti da preservare e misteri da rivelare, si fa strada un’inquietudine difficile da cogliere e afferrare. I superstiti scoprono ben presto di non essere soli – la scena della botola, nell’ultimo episodio della prima stagione, è emblematica in tal senso – e iniziano a porsi più di un dubbio sulla loro permanenza in quell’angolo di mondo così indecifrabile.
Lost presenta una trama indecifrabile al profano o al neofita. Tuttavia non esiste uno spettatore affezionato in grado di dire che la fortuna della serie risiede esclusivamente nei tanti rompicapo di cui sono costellate le puntate. Le fortune di quest’opera, sceneggiata con acume da Damon Lindelof e Carlton Cuse, poggiano sui protagonisti che ha saputo delineare. Grazie a una struttura narrativa che ha valorizzato ogni figura con flashback di grandissimo impatto, Lost è diventata un monumento della serialità televisiva per la presentazione e costruzione dei suoi personaggi. Le complicate vicende della trama, necessarie per creare un dibattito inesauribile stagione dopo stagione, passano in secondo piano quando si affrontano i destini dei protagonisti in campo.
A bordo dell’Oceanic 815, il volo di linea che avrebbe portato molti dei personaggi di Lost da Sidney a Los Angeles, si intrecciano numerose esistenze. I nodi saranno sciolti sull’isola con dinamiche e conseguenze difficilmente immaginabili. Tra i naufraghi spiccano varie figure: Jack, medico chirurgo che deve elaborare la morte del padre; Sawyer, un truffatore che non ha mai accettato la disgregazione della sua famiglia; Kate, una fuggitiva che riacquista la propria libertà dopo lo schianto; Charlie, un musicista con problemi di droga; John, uomo sfuggente oltre ogni ragionevole dubbio; Hugo, un ragazzo sovrappeso che sembra perseguitato dalla fortuna; Sayid, un miliziano iracheno che cerca di espiare le proprie colpe. A loro si aggiungono diverse coppie: i fratelli Boone e Shannon, i coniugi Sun e Jin, il padre Michael con il figlio Walt.
Sull’isola, che sembra popolata da forze sovrannaturali, ci si imbatte in nuovi personaggi, molti dei quali arrivati grazie al misterioso Progetto Dharma. Tra i principali ricordiamo Desmond, uno scozzese devastato dalla lontananza dell’amata Penny, e Ben Linus, machiavellico leader dei cosiddetti Altri. Come si potrà intuire dal lungo ma assai provvisorio elenco, i protagonisti di Lost sono tantissimi. Ognuno di essi ha una complessità che non si esaurisce a stretto giro di posta. Non è un caso che lo show abbia avuto così successo. Difatti, in modo originale, con uno stile accattivante, ha mostrato le più diverse sfaccettature dell’animo umano, evidenziandone splendori e miserie in egual misura. Solamente un titolo del genere poteva rivoluzionare il mondo della serialità televisiva.