Per comprendere l'essenza di questa eccezionale opera è necessario allontanarsi dalla definizione di "film" in senso stretto: chiamarla esperienza mi sembra forse più giusto. Non ha una trama, molti diranno, ma una trama in questo caso avrebbe reso tutto paradossalmente più banale. Quella di Malick è una riflessione sui temi fondamentali e più arcani della nostra esistenza. E questo attraverso la forza delle immagini e dei gesti; riduce al minimo le battute, lascia che sia lo spettatore stesso a scoprire il grande messaggio. Niente è lasciato al caso, anche l'inquadratura più breve è essenziale per la comprensione di questo viaggio universale e allo stesso tempo introspettivo alla scoperta del senso della vita, della verità. Ci rendiamo conto di quanto l'universo sia indifferente alle nostre gioie e dolori, alla nostra storia, inevitabilmente così fragile e caduca rispetto all'infinito. E così ricerchiamo Dio, l'unica entità familiare in grado di confortarci mentre ci stiamo disperdendo, alla ricerca di una giustificazione, di un piano celeste che ci sovrasti. Ma che cosa siamo se non punti di materia immersi nella potenza della natura? Amare. Solo l'amore è in grado di dar senso alla vita. Perché in fondo in questa nostra vita, finita e piccola, è tutto ciò che rimane da fare. Malick, con questo film, ci ha detto tutto.
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