Un viaggio in America attraverso le tante sette e i tanti culti che la popolano. Espandi ▽
Lillian è in gita scolastica a Washington D.C., ma un pazzoide fa irruzione nel ristorante dove sta mangiando, e la nostra eroina è separata dal resto della classe. Fugge attraverso un tunnel sotterraneo con un attivista anarchico, si ritrova a una festa di sbandati e bolscevichi, scappa di nuovo e finisce tra le braccia di un accademico neonazista, appassionato di cinema muto, Friedrich Nietzsche ed Edgar Allan Poe. Lillian lo seduce, almeno finché non mette gli occhi su un ghiotto bottino, e allora se la dà a gambe con la refurtiva, incappando però in due filmmaker newyorkesi. La ritroviamo sul set di un film in costume à la James Ivory, diretto da un'afroamericana radical chic, finché non è tempo per l'avventura successiva, in una comunità di integralisti islamici.
Macchina da presa mobilissima, grana grossa del 16 mm, contrasti bassi e palette settantesca. Si può detestare
The Sweet East, per la sua spocchia da cinema indie, per la sua voluta inconcludenza, per una protagonista con cui è impossibile empatizzare, circondata da comprimari che è inevitabile detestare.
Ma si può anche amare il debutto di Price Williams, perché anche nei suoi difetti fotografa il tempo presente, caotico e insoddisfacente, che ha portato l'America a deragliare dal binario per smarrirsi nella psicosi.