Liam Neeson (William John Neeson) è un attore inglese, produttore, è nato il 7 giugno 1952 a Ballymena (Gran Bretagna). Liam Neeson ha oggi 72 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.
L'esordio cinematografico del più noto attore nord irlandese è con un classico degli anni 80, Excalibur (1983) di John Boorman. Una seconda incursione nel fantasy si ha l'anno dopo con Krull (1984) e, giovanissimo, affianca Mel Gibson e Anthony Hopkins nel remake del Bounty (1984). Neeson, nei primi anni di carriera, è ottimo comprimario di star affermate ma trova il suo personale successo in un piccolo grande film di Sam Raimi, Darkman (1990), oggetto di culto tra i numerosi fan del futuro regista di Spiderman (2002). Da allora per Neeson è un susseguirsi di successi: spesso è diretto da grandi registi come Woody Allen, in Mariti e mogli (1992) o Steven Spielberg in Schindler list (1993). È protagonista in Rob Roy (1995) E Micheal Collins (1996) che vince il Leone d'oro a Venezia. Ma non c'è solo il cinema d'autore: nel 1999 interpreta il nuovo episodio di Star wars (1999) e l'horror The haunting (1999).Dopo un paio d'anni di riflessione torna sugli schermi con due blockbuster: K19 (2002), insieme a Harrison Ford e Gangs of New York (2002), film chimera di Scorsese con Di Caprio, Cameron Diaz e il redivivo D.D.Lewis.
L’eroe di Michael Collins di Neil Jordan, premiato alla Mostra di Venezia come miglior attore dell’anno nei film vincitore del Leone d’oro, non è un irlandese nuovo: ha quarantaquattro anni, è apparso in ventitre film, è stato protagonista di Schindler’s List di Steven Spielberg, è sposato con Natasha Richardson, una delle figlie di Vanessa Redgrave e di Tony Richardson, ma soltanto adesso Hollywood gli riconosce l’aura della star, di interprete dalla nobile faccia asimmetrica e dai comportamenti schizofrenici, soltanto adesso si conferma il suo fascino di personaggio ambiguo, doppio (amico dei nazisti e salvatore degli ebrei, capo della lotta armata in Irlanda all’inizio dei secolo e poi trattativista pacifista), di eroe contraddittorio e perciò molto contemporaneo. È cresciuto (cattolico, si capisce) in un paese rurale dell’Irlanda del Nord, diviso da ragazzo tra due passioni, il pugilato e il teatro. Ha cominciato a recitare negli anni Settanta il prediletto Cechov, prima a Belfast nella compagnia Lyric Players, poi a Dublino all’Abbey Theater. Dopo aver lavorato in parecchi film e telefiim inglesi, nel 1985 s’è trasferito a Los Angeles: ha recitato un artista anticonformista a volte nudo in Diritto d’amare di Leonard Nimoy con Diane Keaton, uno scienziato in Darkman di Sam Raimi, un povero zoppo emarginato in Ethan Frome di John Madden tratto dal romanzo di Edith Warton. Roba così, poco entusiasmante: l’85% dei film che vedo mi sembra deprimente, dell’85% dei copioni che mi offrono non leggo più di venticinque pagine, abbastanza per chiedermi perché diavolo dovrei lavorarci. Schindler’s List fu un miracolo”. L’ha miracolato il teatro: vedendolo in palcoscenico a Broadway in Anna Christie, Spielberg lo scelse per il proprio film; e il suo nome ha finalmente permesso a Neil Jordan di trovare finanziatori americani per Michael Collins, un progetto rimasto irrealizzato per tredici anni. Se un attore bravo non ha altri segreti del successo che quello di saper recitare, Liam Neeson ha una particolarità: in un tempo in cui i divi tendono a diventare rapidamente la parodia di se stessi, ad affrontare i personaggi con ironia anche per non annoiarsi troppo delle ripetizioni loro imposte, lui conserva una piena dignità, non avvilisce il suo metro e novantatre di altezza né il suo decoro, ma senza mai essere ingenuo, arrogante o manicheo, restando ambiguo. Il suo prossimo eroe sarà Oscar Wilde.
Alfred Kinsey non era granché (una faccia da impiegato spiacevole, uno sguardo traverso un poco losco, i capelli spartiti a metà nel centro della testa): ma nel 1948 il suo rapporto, Il comportamento sessuale dell’uomo (seguito nel 1953 da Il comportamento sessuale della donna), prima inchiesta del genere, sconvolse l’America, suscitò scandalo, provocò accuse di menzogna e ascientifìcità, inaugurò la discussione collettiva sul sesso, sconfisse la rimozione e il silenzioso un tema cruciale della vita. BilI Condon ne ha fatto una cinebiografia, e Liam Neeson è il miglior protagonista che potesse scegliere.
Adesso le biografie si moltiplicano nei film, e si capisce bene perché: mancanza di idee, difficoltà di affrontare un presente incomprensibile e allarmante, nostalgia di personalità nutrite (anche nel male) di qualche grandezza e lontane dalla banalità coatta, rimpianto per un passato che consentiva azioni o esistenze eroiche, ricerca di modelli esistenziali, desiderio di appagare la vi-letame degli spettatori per le «storie vere, realmente accadute», ricerca della sicurezza commerciale e dell’accessibilità televisiva. Naturalmente le cinebiografie sono un genere sempre esistito, e non si può dire che oggi siano meno ìpocrite: se, per esempio, del professor Kinsey (la sua specializzazione era la zoologia) viene rivelata una pansessualità comprendente ovviamente anche l’omosessualità, le parole possono
essere molte e i fatti pochi, proprio come in Alexander di Oliver Stone.
Liam Neeson ha già avuto grandi esperienze nel genere biografico (Schindler’s List di Steven Spielberg, Michael Collins di Neil Jordan) ed è risultato perfetto. È un bravo attore di 53 anni, nato nell’Irlanda del Nord, sposato con una principessa del teatro inglese, Natasha Richardson, figlia del registaTony Richardson e di Vanessa Redgrave. È apparso in palcoscenico nel 1976, ha studiato all’Abbey Theatre di Dublino, ha debuttato al cinema in Excalibur di John Boorman, dei suoi film successivi nessuno ha potuto dire niente di male. È alto, grande e grosso, potrebbe essere più snello. Ciò che lo rende così adatto alle cinebiografìe è la bella faccia chiara, piuttosto bella ma opaca e malleabile, ideale per sembrare un altro.
Da Lo Specchio, 29 gennaio 2005
Quando finalmente entro nella suite di Neeson, mi colpisce il fatto che, come il dottor Kinsey, anche lui cammina con la schiena curva, i capelli che vanno da tutte le parti. È un uomo alto e langui-do, parla con voce bassa e ritmata, quasi sussurrando. Indossa un vestito di lino di un colore strano, grigio lime, una camicia nera, scarpe da ginnastica bianche, ha dei piedi enormi. Sembra stanco e abbastanza eccentrico. Gironzola per la suite con in mano una busti-na per farsi una tisana. Ha chiuso con la caffeina perché, di notte, gli faceva venire i crampi alle gambe. «Adesso si sente meglio?», domando. «Non direi», risponde, sistemandosi in una poltrona morbida che in confronto alla sua corporatura sembra minuscola. Cerca una sistemazione, ma sembra non trovare mai una posizione comoda. È timido e per lui rilassarsi è uno sforzo. Inutile dire che rifugge dall’idea di se stesso come donnaiolo, sebbene prima di sposarsi con Natasha Richardson sia stato amato da molte donne, tra cui Julia Roberts, Sinéad O’Connor, Barbra Streisand e Helen Mirren. Lo adorano ancora. Tutte.
«Sono cresciuto nell’Irlanda degli anni Cinquanta, quando Stato e Chiesa si sostenevano a vicenda e controllavano in modo ferreo la morale del Paese, perciò il sesso non era un argomento di discussione», racconta. «Allora chi gliene ha parlato?», domando. «Le pareti dei gabinetti pubblici. C’erano quegli strani disegni di uomini e donne. Avevo un terribile senso di colpa a guardarli».
Strano, ha fatto un film che parla solo di sessualità, sa che è una caratteristica della nostra specie e sa che ne deve parlare. Eppure, mentre siamo qui seduti a conversare, sembra ancora perseguitato dal ricordo di quel ragazzo che spiava i disegni sulle pareti del bagno.
«Interpretare Kinsey è stato un modo per liberarsi di quell’imbarazzo?», riprendo. Mi guarda come se fossi pazza, poi dice: «Il sesso è controverso, è così e lo sarà sempre. Kinsey studiava la specie umana, un quadro straordinario e ricco. Ha dovuto affrontare molta ignoranza, specialmente tra i giovani».
Colgo l’occasione per chiedergli se i suoi figli conoscono questo genere di
cose. «Hanno otto e nove anni, e qualche mese fa hanno iniziato a fare domande al riguardo», risponde un po’ a disagio, «pensavo che avrei avuto un atteggiamento da classico liberal, con la pipa in bocca e il cardigan, invece mi sono sentito pietrificato. Ho guardato mia moglie con occhi imploranti: diglielo tu». «Kinsey», continua Neeson, «ha avuto un ruolo importante perché ha tirato fuori tutte quelle incredibili statistiche permettendo a chiunque di dire mio Dio, sono normale, lo fanno tutti. In quegli anni la gente era confìisa, timorosa».
Un po’ come lo stesso Neeson, cresciuto in Irlanda in una famiglia molto cattolica, «quel genere di famiglia dove non ti viene neanche da chiederti perché non si parla mai di sesso?».
Unico figlio maschio circondato da tre sorelle, confida che ha sempre preferito stare seduto con un gruppo di ragazze che uscire con i coetanei a bere birra. «È vero che
gli uomini non parlano di sesso mentre le donne lo fanno spesso?», chiedo. «Sì, gli uomini parlano poco della loro sessualità. Forse la ragione viene da lontano, quando ancora si viveva nelle caverne. I maschi dovevano uscire per trovare il cibo, mentre le femmine restavano insieme e comunicavano fra loro».
Liam Neeson fa pensare alla mascolinità allo stato puro. Alfred Kinsey era bisessuale. «È stato difficile per lei accettare questo aspetto?», domando. E lui: «No. È stato divertente, la gente mi chiede come è stato baciare un uomo. Non capisco perché. È una domanda stupida. Che cosa ci si aspetta che dica? Che mi sono sentito terribilmente a disagio perché sono un vero uomo?».
«Kinsey diceva anche che l’omosessualità non esiste, esistono solo atti omosessuali», gli ricordo. «Non so che cosa dire», ribatte, «in passato pensavo che gli omosessuali fossero nati così. Adesso non ne sono più tanto certo, per quante ricerche abbia fatto durante il film».
Per prepararsi, Neeson ha Studiato molto: ha letto libri, ascoltato nastri con la voce di Kinsey, visto alcuni video.
Nel film la ricostruzione del personaggio mette in evidenza quanto il ricercatore fosse abile nel dividere la propria vita a compartimenti stagni: non ha mai messo insieme sesso e amore. «Faceva parte della sua formazione di scienziato. Ed era bravo a farlo», ammette Neeson, «ma per me sarebbe impensabile riuscire, come faceva lui, ad avere una moglie e ad avere rapporti con altre persone per esperimento e far funzionare tutto. In effetti, si può fare sesso senza necessariamente essere innamorati. Però se si ha fortuna, se c’è qualcosa di magico, si hanno tutte e due le cose».
Il film apre con una delle domande che Kinsey considerava essenziale. Ovvero: «Quanti anni avevi quando la casa dei tuoi genitori ha smesso di essere “la casa“?». Gliela giro. «Avevo yentitré, ventiquattro anni», dice, «non me ne sono andato da casa fino a quando mi sono trasferito a Belfast per recitare in una commedia di Edna O’Brien. Fu un periodo strano. Le bombe esplodevano, noi facevamo il tutto esaurito. Uno dei pochi luoghi dove protestanti e cattolici si incontravano».
A scuola Neeson non era esattamente un tipo estroverso, ma sul palco si sentiva a suo agio. Crescendo, la persona che lo affascinò maggiormente fu il predicatore protestante lan Paisley. Pur essendo cattolico, andava a vederlo nella sua chiesa. «Andavo per guardare un grande attore recitare. Era straordinario. Mi piacerebbe impersonarlo se ci fosse un copione sulla sua vita abbastanza interessante. Aveva carisma, quella roba vecchia maniera con il fuoco dell’inferno e i tormenti inflitti ai peccatori». Mentre parla di Paisley, Neeson diventa più affabile, quasi quasi si appassiona. Lo stesso mentre parliamo di cattolicesimo. «È piuttosto importante per me», dice, «vado in chiesa, prego. Ho avuto quel brutto incidente in motocicletta, qualche anno fa.
Era il 2000. Una mattina uscì dalla sua casa nel Connecticut per andare a prendere dei muffin. Era in moto con quei deliziosi dolcetti alla crusca, due ossa per i cani e il sole davanti a sé. Un momento dopo si è ritrovato spiaccicato sulla strada con il bacino fratturato e un cervo incastrato nella moto. «Aveva cercato di saltare ma le zampe gli si erano impigliate nei raggi e nel manubrio. Poi la motocicletta si era spezzata in due e il cervo era caduto nel canale. Se ci fossi finito dentro anch’io, nessuno mi avrebbe ritrovato, adesso sarei uno scheletro. Invece urtai contro un albero con la testa, ma avevo il casco. Mentre mi tiravo su recitavo il Padre Nostro e l’Ave Maria. Ero confuso, ma ricordo che provai una straordinaria sensazione di armonia e ringraziai Dio per avermi salvato, Andrò sempre in chiesa», racconta.
Da Vanity Fair, 24 marzo 2005
È diventato uno dei maggiori attori attualmente in circolazione. Che si tratti del ruolo di Oskar Schindler per cui è stato nominato all’Academy Award nell’acclamata pellicola di Steven Spielberg Schindler's list - La lista di Schindler> (Schindler’s List, 1993), del suo premiato ritratto del leggendario eroe repubblicano Michael Collins> (1996) o della parte del controverso terapista sessuale Alfred Kinsey nel film molto apprezzato dalla critica Kinsey> (2004), Neeson continua a mostrare una gamma interpretativa che pochi possono vantare.
Nel 2007, Neeson ha completato le riprese di Taken> di Pierre Morel, in uscita negli Stati Uniti quest’anno, nel ruolo di un ex soldato che cerca di trovare i signori della schiavitù albanesi che hanno rapito sua figlia. Neeson ha girato The Other Man> di Richard Eyre con Laura Linney, dopo essere stato impegnato ne Le Cronache di Narnia: Il principe Caspian> (The Chronicles of Narnia: Prince Caspian) in cui presta nuovamente la voce al Leone Aslan, nel sequel del successo del 2005 Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio> (The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe).
Nel 2006, è stato il protagonista del classico di vendetta Caccia spietata> (Seraphim Falls), assieme a Pierce Brosnan. L’anno prima, è apparso nella pellicola epica di Ridley Scott Le crociate> (Kingdom of Heaven) e in Batman Begins>, diretto da Christopher Nolan.
Il ritratto di Alfred Kinsey in Kinsey> di Bill Condon, assieme a Laura Linney, gli è valso il premio di miglior attore da parte della Los Angeles Film Critics Association. In precedenza, Neeson ha lavorato con Hugh Grant, Emma Thompson e Keira Knightley nel film della Working Title Love Actually> (2003), scritto e diretto da Richard Curtis.
E’ tornato a Broadway nel 2002, partecipando con la sua amica Laura Linney al classico di Arthur Miller Il crogiuolo> (The Crucible). La sua interpretazione nei panni di John Proctor gli ha fatto conquistare una nomination ai Tony Award, risultato ottenuto anche dalla Linney.
Nel 2001, ha lavorato con Harrison Ford alla storia vera della tragedia del sottomarino nucleare russo K-19> (K-19: The Widowmaker), mentre ha affiancato Sandra Bullock nella black comedy Gun Shy - un revolver in analisi> (Gun Shy, 2000).
Neeson ha anche preso parte al fenomeno al botteghino Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma> (Star Wars: Episode I – The Phantom Menace, 1999) nel ruolo di Qui-Gon Jinn, il Maestro Jedi che mette la sua saggezza al servizio di Obi-Wan Kenobi e del giovane Anakin Skywalker. Nello stesso anno, ha recitato assieme a Catherine Zeta-Jones in Haunting - Presenze> (The Haunting, 1999) di Jan De Bont.
Inoltre, è stato impegnato nell’adattamento cinematografico de I miserabili> (Les Miserables) di Victor Hugo nel ruolo di Jean Valjean, assieme a Geoffrey Rush, Uma Thurman e Claire Danes. Sempre in quell’anno, ha interpretato Oscar Wilde nel nuovo lavoro teatrale di David Hare, The Judas Kiss>, che ha esordito al West End di Londra e successivamente a Broadway.
Nel 1996, Neeson è stato il protagonista di Michael Collins> di Neil Jordan, grazie al quale è stato premiato come migliore attore al Festival di Venezia (dove la pellicola ha ottenuto il Leone d’oro per il miglior film), guadagnandosi anche una candidatura ai Golden Globe e il prestigioso Evening Standard Award come miglior attore.
E’ stato nel 1993 che Neeson si è segnalato all’attenzione delle platee mondiali, grazie al ruolo nella pellicola vincitrice dell’Academy Award Schindler's list - La lista di Schindler>. Oltre ad ottenere una candidatura agli Academy Award come miglior attore protagonista, è anche stato nominato ai Golden Globe e ai BAFTA Award.
L’attore irlandese voleva diventare un insegnante dopo aver frequentato la Queens University, a Belfast, ed essersi laureato in fisica, scienze e matematica. Neeson ha lasciato perdere l’insegnamento nel 1976, per entrare nel prestigioso Lyric Players Theatre in Belfast (La migliore istruzione che un attore possa ricevere), esordendo a livello professionale con The Risen People> di Joseph Plunkett. Dopo due anni passati al Lyric Players, è entrato a far parte del Teatro nazionale irlandese, l’Abbey Theatre di Dublino. Così, è apparso nella produzione dell’Abbey Theatre Festival di Translations> di Brian Friel e in quella de L’aratro e le stelle> (The Plough and the Stars) di Sean O’Casey al Royal Exchange Theatre di Manchester, per cui ha ricevuto un premio come miglior attore.