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Greta Garbo

Greta Garbo (Greta Lovisa Gustafson) è un'attrice svedese, è nata il 18 settembre 1905 a Stoccolma (Svezia) ed è morta il 15 aprile 1990 all'età di 84 anni a New York City, New York (USA).
Nel 1955 ha ricevuto il premio alla carriera al Premio Oscar.

È una donna o un angelo?

A cura di Giovanna Grassi

Non ci sono parole... Non sembra una donna, ma un angelo... La sua gelida bellezza senza tempo - che al contempo sapeva essere delicatamente solare -, la sua voce sensuale, il suo sguardo magnetico, la classe innata, la sua distaccata e pungente ironia, ma soprattutto il suo enorme talento drammatico, me la fanno considerare la più grande "donna" che una macchina da presa abbia mai avuto l'onore di riprendere. Greta Garbo, il cui vero nome è Greta Lovisa Gustafson, nasce a Stoccolma, in Svezia il 18 settembre 1905. Figlia di un netturbino e di una donna di servizio, appena quattordicenne rimane orfana del padre. Abbandona dunque la scuola e inizia a lavorare prima presso la bottega di un barbiere e poi come commessa in un grande magazzino, finché non fa alcune foto pubblicitarie che la fanno notare e le valgono la partecipazione in un film comico. In seguito si iscrive all'Accademia di Arte Drammatica, per esser poi notata dal regista Mauritz Stiller, che sarà il suo maestro e il mentore, il vero e proprio pigmalione che lancerà la Garbo come protagonista del film Gösta Berling saga (La leggenda di Gösta Berling, 1924). Risale inoltre a questo periodo il cambiamento di nome dell'attrice che, sotto la spinta sempre di Stiller, abbandona il difficile cognome Lovisa Gustafsson per diventare definitivamente Greta Garbo. Nel 1925 viene chiamata in Germania per interpretare il film Die freudlose Gasse (La via senza gioia) di Georg W. Pabst, un complicato melodramma che rivela al mondo le doti interpretative dell'attrice e che attira su di lei l'attenzione del produttore americano Louis B. Mayer, il famigerato boss della Metro Goldwyn Mayer. Greta Garbo ottiene così un contratto quinquennale e si trasferisce ad Hollywood, che se ne appropria e la trasforma in un mito. Dal 1927 al 1937 l'attrice interpreterà una ventina di film in cui rappresenta donne seduttrici dalla vita tormentata, tutte destinate a una fine tragica. Immediatamente conquista le platee di tutto il mondo, grazie alla sua bellezza gelida e raffinata, e alla sua intensissima recitazione, per mezzo della quale riesce a passare con stile e classe da ruoli drammatici a sentimentali. In breve tempo diviene una vera star, e i suoi innumerevoli fans non esitano ad attribuirle l'appellativo di "Divina". La creazione della sua leggenda si è determinata anche grazie ad alcuni atteggiamenti tenuti dall'attrice stessa, ed assecondati, se non alimentati, dal mèntore Stiller. Quando lei sta girando il set, ad esempio, è estremamente protetto, inaccessibile per chiunque (con la scusa di difendersi da voyeurismi e pettegolezzi), tranne che per l'operatore e gli attori che devono partecipare alla scena. Stiller arriva al punto di recintare il set con una tenda scura... Inoltre, appena l'attrice si accorge che qualche estraneo la sta guardando smette immediatamente di recitare e si rifugia nel camerino. Di certo non sopporta lo "Star System", a cui non si piegherà mai. Detesta la pubblicità, odia le interviste e non sopporta la vita mondana. In altre parole, riuscirà a proteggere con caparbietà la sua vita privata fino alla fine. Proprio la sua riservatezza, quel qualcosa di misterioso che la circonda e la sua bellezza senza tempo, faranno nascere la leggenda "Garbo". Il suo travolgente fascino, la sua innata eleganza e la sua sensibilità d'interprete, vengono espressi in indimenticabili pellicole, soprattutto di genere drammatico e sentimentale, tra le quali ricordiamo Anna Christie (Anna Christie, 1930) di Clarence Brown, Mata Hari (Mata Hari, 1931) di George Fitzmaurice, Grand Hotel (Grand Hotel, 1932) di Edmund Goulding, Anna Karenina (Anna Karenina, 1935) di Clarence Brown, e Camille (Margherita Gauthier, 1936) di George Cukor. Affronta con eleganza e ironia anche il genere della commedia, interpretando l'indimenticabile Ninotchka (Ninotchka, 1939) di Ernst Lubitsch. Dopo l'infelice esperienza di Two-Faced Woman (Non tradirmi con me, 1941) di George Cukor, che si rivela un fiasco di pubblico e di critica, la Garbo abbandona per sempre il cinema proteggendo fino alla fine la sua vita privata da giornalisti e da fotografi. Nel 1954 le viene assegnato l'Oscar alla carriera ma l'attrice non si presenterà alla cerimonia del ritiro. Il 15 aprile 1990, a ottantaquattro anni, la "Divina" lascerà per sempre il suo amato pubblico, quel pubblico che grazie a lei aveva tanto sognato.

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