Attenzione, forse ci siamo. Da quanto tempo stiamo aspettando, se non esattamente un nuovo Marcello Mastroianni, almeno qualcuno che nello spettacolo si avvicini alla simpatia, al benevolo cinismo, alle belle labbra, alla bravura, al naso piccolino, alta “faccia da passante” (come diceva Federico Fellini), alle gambe magre dell'attore italiano che è stato famoso nel mondo? Da molto tempo, e l'attesa poteva sembrare vana Gli attori italiani hanno davvero troppo poche occasioni per mostrare cosa sanno fare: la fiction televisiva li inchioda a personaggi scoraggianti di carabiniere, poliziotto, medico della mutua, prete, avvocaticchio, marito separato, fidanzato scemo; il cinema dà ancora meno e spesso i registi sottraggono il ruolo di protagonisti; a teatro li vedono in pochi. Intorno a Scarpati, Accorsi, Rossi Stuart.. Alessandro Gassman, Adriano Giannini e perfino Raoul Bova o Claudio Amendola, circola un'aria di sfiduciata precarietà.
Per far progredire gli attori ci vogliono i film: e Daniele Liotti ha incontrato ne Il fuggiasco di Andrea Manni un gran personaggio. Anzi una persona, uno scrittore a suo tempo sostenuto da Grazia Cerchi e abitante a Cagliari, quel Massimo Carlotto Padovano che dal 1976 (aveva 18 anni) al 1993 visse una terribile vicenda giudiziaria: accusato innocente di omicidio, sottoposto al carcere e a undici processi, fuggito in Francia, Spagna, Messico, finalmente graziato dopo 17 anni di tormenti dal presidente della Repubblica Scalfaro.
Il film racconta molto bene la storia, il protagonista è davvero bravo in una parte troppo penosa per non essere difficile, interpretata con naturalezza, vitalità e sobrietà non consuete.
Daniele Liotti, romano, trentadue anni, ex calciatore appassionato di calcio, padre di un bambino piccolo, bravo cuoco e buongustaio, visto agli inizi in Cresceranno i carciofi a Mimongo e poi come re spagnolo Filippo il Bello in Giovanna la Pazza di Vicente Aranda, in avvenire destinato a impersonare il calciatore del Torino Gigi Meroni, un personaggio di gay e uno di lupo mannaro, è molto bello. Alto, snello, bruno, occhi grandi, naso da statua, ha una bellezza latina per niente volgare e notevolmente affascinante. Adesso ha pure avuto una buonissima occasione per mostrare la propria bravura, Forse ci siamo.
Da La Stampa, 29 novembre 2003