Mentre una virulenta infezione fungina trasforma l'umanità in zombie, un gruppo di sopravvissuti fugge con una bambina curiosamente evoluta, unica speranza di salvezza.
In un'Inghilterra prossima ventura si è scatenata l'apocalisse zombie, o meglio un'infezione che rende le vittime feroci e incontrollabili. La nuova generazione è vittima di queste stesse pulsioni, ma mantiene la ragione. Un gruppo di questi ragazzi viene educato in un campo militare, dove sono sia studenti sia cavie, e tra loro spicca Melanie, allieva prediletta di Helen. Quando il campo sarà invaso Helen convincerà gli altri a portare Melanie con loro, nella speranza che si possa sintetizzare un vaccino.
Credo che Mike Carey pensasse sicuramente al rapporto tra le generazioni nello scrivere il romanzo e la sceneggiatura del film. E poi c'è stata la Brexit, con le generazioni più anziane che hanno votato Leave, mentre i giovani erano per il Remain. Così tutto è diventato ancora più attuale. Mi è piaciuto moltissimo che i ragazzi selvaggi avessero il loro linguaggio: non essere in grado di comunicare con i più giovani è una cosa che spaventa tutte le generazioni, anche la mia ormai ne ha paura.
Nel cast l'americana Glenn Close, gli inglesi Paddy Considine e Gemma Arterton, la rumena Anamaria Marinca e la giovane rivelazione Sennia Nanua, che davvero buca lo schermo. Il film reinterpreta situazioni da zombie movie apocalittico da una prospettiva originale, senza dimenticare naturalmente le sfide e gli orrori di uno scenario di sopravvivenza estrema, ma con un flebile filo di reale speranza che si sviluppa però in modo sorprendente.
Apprezzeranno poi i videogiocatori la vicinanza a "The Last of Us", per via di una simile infezione di natura micotica che fa spuntare funghi dalla testa dei malati all'ultimo stadio, ma il film di Colm McCarthy riesce a non esserne mai derivativo e regala anche un bel pezzo di bravura nella sequenza dell'assalto al campo militare.