Il pachiderma spettacolare messo in piedi da Avery e dai suoi sceneggiatori rispetta ogni meccanico passaggio hollywoodiano. Al cinema.
di Luigi Coluccio
È il 1987 e padre Gabriele Amorth, Capo Esorcista del Vaticano, viene chiamato a fare il lavoro inscritto nel suo titolo - liberare un ragazzo da una possessione demoniaca. Ma, come nel novantotto percento delle volte, si tratta solo di un caso di problemi psichici: è questo che cerca di spiegare davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede, divisa nelle fazioni del cardinale Sullivan, esponente della nuova generazione ecclesiastica, e il cardinale Lumumba, rappresentante del vecchio ordine. A mediare tra le due posizioni è il Papa in persona, che spedisce Amorth in Spagna, dove all'interno dell'abbazia di San Sebastiano, secondo la segnalazione del presbitero padre Esquibel, è in corso una possessione demoniaca. Ma il luogo nasconde ben altro, un segreto che affonda le proprie radici in un passato sepolto e dimenticato...
Il pachiderma spettacolare messo in piedi da Avery e dai suoi sceneggiatori rispetta ogni ottuso e meccanico passaggio hollywoodiano, dalla levitazione ad effetto al sangue vomitato ad effettaccio, dagli stereotipi etnici e di genere ai jump scares esattamente dove devono stare.
L'esegesi biblica si spinge fino alla costruzione di un plot mistico-esoterico che ha qualche deriva interessante, soprattutto se viene letta come una sorta di Vatican-washing rispetto al periodo più buio della storia della Chiesa.