Buon Natale da Candy Cane Lane

In un sobborgo di Los Angeles, nel periodo di Natale si svolge il tradizionale concorso di Candy Cane Lane tra le villette meglio decorate. Il padre di famiglia Chris Carver tiene molto alla gara, soprattutto dopo che è appena stato licenziato dall'azienda dove lavorava. Per battere il vicino di casa rivale, vincitore delle ultime edizioni, e assicurarsi il cospicuo premio in denaro in palio, Chris si rivolge all'ambigua Pepper, proprietaria di uno strano negozio natalizio. Si accorgerà presto di essere incappato in un incantesimo che cercherà di spezzare in tempo con l'aiuto di moglie e figli, per non essere trasformato in una statuina di Natale.

Uno spento e dimesso Eddie Murphy è il protagonista di un film di Natale non riuscito che non sa quale direzione prendere e non riesce mai a coinvolgere né a intrattenere.

Le vie che portano a un buon film natalizio possono essere diverse, dalla commedia raffinata o demenziale, al romanticismo più zuccheroso, dalla magia al family movie. Si può anche fuoriuscire dai canoni, puntando per contrasto sul cinismo o sul dramma, oppure attingendo perfino a generi più distanti, come il gothic horror (Nightmare Before Christmas) o l'action (Die Hard - Trappola di cristallo).

Il problema di Buon Natale da Candy Cane è che non imbocca davvero nessuna di queste strade. Non ha momenti divertenti, e l'elemento fantasy sembra buttato lì quasi per caso. Non ha la frizzantezza necessaria e nemmeno l'ingenuità sognante dei bambini, mentre le dinamiche relazionali tra i personaggi non offrono appigli di alcun tipo.

Si poteva forse insistere sul rovesciamento di ruoli tra marito e moglie (all'inizio del film lui perde il lavoro e contemporaneamente lei ottiene una promozione); oppure giocare maggiormente sull'ambientazione "poco natalizia" della California, dove non nevica mai e l'atmosfera del Natale è affidata solo agli effetti artificiali di luci e addobbi; o ancora approfondire i rapporti della coppia e quelli genitori-figli. E invece non accade nulla di tutto questo, i temi vengono appena accennati e subito accantonati. Il film di Reginald Hudlin (che aveva già diretto Eddie Murphy in Il principe delle donne) si trascina stancamente per due ore restando sempre piatto e senza sembrare neanche preoccuparsi di coinvolgere o quantomeno intrattenere il pubblico.

I 45 milioni di dollari di budget si vedono, nella confezione ben curata e soprattutto nell'ottima CGI, il che aumenta il rammarico per una storia assolutamente dimenticabile, con protagonisti a cui non ci si affeziona mai e una trama che si fa pure fatica a seguire.

Per fortuna i classici natalizi, più o meno recenti, non mancano e si possono riguardare ogni anno. Al contrario di questo film, che ci ricorda la differenza sostanziale che passa tra la leggerezza e il vuoto. 