Il castello invisibile

Kokoro è una ragazza che non trova più il coraggio di andare a scuola, frequenta l'equivalente delle nostre medie, ma al pensiero di recarvisi l'angoscia ha la meglio su di lei. La madre non sa come aiutarla e solo un'insegnante sembra aver preso a cuore la sua situazione. Ma la vera risposta ai suoi problemi di isolamento sembra arrivare... dal suo specchio! Questo infatti si trasforma in un magico portale che le permette di raggiungere altri ragazzi in un misterioso castello dove, se troveranno una chiave nascosta, potranno realizzare un loro desiderio. Ma se non rispetteranno le regole un lupo verrà a divorarli.

La difficoltà dell'adolescenza raccontate attraverso la magia di una fiaba, pretestuosa come sono spesso le favole e in apparenza altrettanto crudele, ma senza fare davvero sul serio e andare fino in fondo.

Il castello invisibile è tratto da un omonimo romanzo di Mizuki Tsujimura, pubblicato nel 2017 e poi trasposto in forma di manga nel 2019. L'adattamento cinematografico animato, arrivato al cinema in Giappone lo scorso dicembre, è stato curato dallo Studio A-1 Pictures e dal regista Keiichi Hara, noto per Miss Hokusai - Mirto crespo, che vantava però un disegno assai più personale. Qui ci troviamo invece dalle parti dello standard dell'animazione giapponese contemporanea, con un poco di CGI per fortuna non troppo invasiva, con un character design anonimo e un'animazione a tratti fluida ma più spesso statica. Il castello in cui si svolge buona parte della vicenda è semplicemente un luogo lussuoso ma disabitato, sito in mezzo al mare e raggiungibile solo con la magia. Al suo interno però, se si rispettano le regole, di magico non accade nulla e solo quando vengono infine infrante, scatenando il lupo, le cose si movimentano e la regia cerca scelte diverse - per esempio con inquadrature dalla soggettiva della bestia.

L'altro momento nel quale l'animazione può spiccare le ali e liberarsi dal realismo è la stanza in cui si avverano i desideri, ma come per quella del lupo si tratta di una sequenza brevissima. Del resto l'incanto e la meraviglia non sono i temi principali del racconto e sono invece un pretesto per presentare le difficoltà del bullismo, della depressione e persino delle violenze domestiche sotto una luce che non crede nel progresso e li considera problemi più o meno inestirpabili della nostra società. Soprattutto ne coglie la natura profondamente tragica per chi li vive in un periodo convulso come l'adolescenza, quando ogni cosa viene vissuta in un modo che agli adulti sembra ingigantito. Per questi ragazzi la scuola è tutto il mondo, avere una cattiva fama o essere perseguitati è una condanna che si ripete di giorno in giorno, in un accumulo che può arrivare a farsi insostenibile.

Tutto questo il film lo racconta piuttosto bene, soprattutto quando la protagonista arriva a vedere per incanto i momenti cruciali delle vite degli altri ragazzi che hanno accesso al castello, ma per arrivare a questo momento impiega circa un'ora e mezza. Quel che precede la rivelazione è per lo più priva d'azione o di tensione, con dialoghi poco pregnanti, situazioni statiche dal punto di vista animato e con un buonismo di fondo che rende poco credibili i personaggi in favore di un messaggio di solidarietà. Senz'altro ben intenzionato, ma sminuito dall'artificiosità della situazione e soprattutto dalla povertà della scrittura dei caratteri.

Ci sarebbe il mistero del castello ma l'enigma non sembra appassionare i ragazzi per primi e dunque difficilmente affascinerà lo spettatore, che per altro arriverà a una parziale soluzione probabilmente prima dei protagonisti. Infine, dopo aver cercato di evocare la crudeltà delle fiabe, Il castello invisibile non resiste alla banalità dell'happy end in nome di un messaggio positivo, forse utile ma pure posticcio. 