Bugiardo seriale

Il suono delle campane, un monastero. Durante la celebrazione della funzione religiosa, si sente il forte rumore di un tuono. "Da qualche parte sulla terra c'è una concentrazione enorme di bugie.". E il bugiardo si trova a Nizza, si chiama Jérôme e ha 36 anni. Ha cominciato a mentire, da bambino quando aveva tra gli 8 e i 9 anni quando ha detto al padre che aveva segnato quattro gol in una partita di calcio e da allora non ha più smesso. Gli capita spesso di forare le gomme dell'auto, gli si allaga casa, racconta che deve donare un rene al fratello. Dice poi di conoscere "Guerra e pace" a memoria, che possiede una moto e ha subito dei maltrattamenti durante l'infanzia. È anche campione di karate e astronauta. In ufficio, dove lavora come responsabile vendite di Naviset, specializzata delle imbarcazioni di lusso, non lo sopporta quasi nessuno, in particolar modo gli operai della fabbrica. E anche i genitori e il fratello lo tollerano a fatica. Ma una mattina, quando si sveglia, trova la casa allagata. Tutte le bugie che ha detto si sono avverate. E per lui è solo l'inizio di un incubo.

Ci sono bugiardi e bugiardi. C'è la mimica facciale di Jim Carrey che crea un incredibile cortocircuito tra il volto e la parola in Bugiardo bugiardo. C'è il volto sorridente e sfacciato di Tarek Boudali dove le sue bugie non si trasformano mai in gag neanche nel combattimento kung-fu notturno da videogame, ma restano intrappolate nella pagina di una scrittura che mostra ben presto di essere a corto di idee.

Scritto dallo stesso regista Olivier Baroux, Bugiardo seriale è una commedia che ha l'ambizione di mettersi sulla strada di quella fantastica statunitense, tra il rombo di tuono iniziale nel monastero e l'invisibile presenza divina che trasforma la vita di Jérôme in un inferno quando appaiono davanti agli occhi del protagonista le proprie bugie. L'intuizione può essere anche intrigante ma sono proprio i tempi di un film fiacco a spegnerla.

Tarek Boudali gioca da solo con un'espressività limitata e la colpa del film è quella di non valorizzarlo adeguatamente come invece era accaduto nei due Babysitting e Alibi.com. Ma sono soprattutto i personaggi secondari ad essere appena abbozzati, pronti solo per eseguire da copione le proprie battute nel film e poi sparire di nuovo. L'attore ha sempre dimostrato di preferire il gioco di squadra e qui si trova isolato davanti a personaggi che hanno spesso le stesse reazioni davanti alle sue bugie. Carrey a ogni passaggio scatenava un tornado. Boudali non riesce a mostrare invece nessuna sorpresa neanche quando una balena esce dalle acque di Nizza.

Il veterano Baroux si mette al servizio del suo attore sulla linea di Zidi, Girault e Molinaro con Louis de Funès ma i due non sembrano incontrarsi mai. Solo nel momento in cui l'immagine di Jérôme si moltiplica in un teatro, Bugiardo seriale assume i contorni di un'autentica allucinazione.

Si tratta però solo di un momento brevissimo di un film incapace anche di dare il minimo spessore sentimentale sfocando prima, alterando poi il personaggio dell'interprete russa prima di tornare ai nastri di partenza. Sono proprio gli occhi di Tarek Boudali e il suo sorriso a rendere poco credibili le bugie di Jérôme. In quelli di Jim Carrey c'era invece la reincarnazione del diavolo. 