Bice Lazzari - Il ritmo e l'ossessione

Film 2022 | Documentario 61 min.

Anno2022
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata61 minuti
Regia diManfredi Lucibello
MYmonetro 4,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Manfredi Lucibello. Un film Genere Documentario - Italia, 2022, durata 61 minuti. - MYmonetro 4,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 4 ottobre 2022

Una donna che ha lottato per emanciparsi come artista.

Consigliato assolutamente sì!
4,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 5,00
ASSOLUTAMENTE SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Trailer
Un saggio avvincente la cui formula snella e fluida è assolutamente da imitare.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
giovedì 20 ottobre 2022
Recensione di Raffaella Giancristofaro
giovedì 20 ottobre 2022

Come una visitatrice, un'intervistatrice discreta del presente, Benedetta Porcaroli si aggira in cauto ascolto in uno studio privato, tra foto, pennelli, tele, vernici. Le sue immagini si dividono lo schermo con altre, più antiche, della laguna veneziana, mentre corre sopra una voce di artista e poeta. È quella di Bice Lazzari, nata a Venezia nel 1900 da una famiglia ricca. Una ragazza che, amando l'arte e il cinema, nonostante il tempo in cui è venuta al mondo non aderirà al modello femminile di sposa e madre della patria voluto dal fascismo. Cercherà anzi per tutta la vita di esprimersi artisticamente, in un percorso solitario, fuori dalle correnti riconosciute, e in molte declinazioni.

A illuminare ed esplicitare la sua ricerca sono in dialogo con Porcaroli alcuni critici d'arte e le eredi di Lazzari, custodi del suo archivio, istituito subito dopo la morte dell'artista, avvenuta nel 1981, e messo a disposizione per il film.

Dopo gli studi al conservatorio, uscita nel 1920 dall'Accademia di Belle Arti a Venezia con un diploma in decorazione e ornato, negli anni Venti Lazzari pratica, l'arte figurativa: ritratti, paesaggi, nature morte. Non perché lo voglia, ma perché in quel periodo nessuna donna sarebbe presa sul serio. Tra l'altro, come ricorda critica d'arte e curatrice Paola Ugolini, per molto tempo nelle accademie le donne, non potendo accedere alle sessioni di nudo, non avrebbero potuto approfondire la conoscenza dell'anatomia umana.

Lazzari fa successivamente dell'arte applicata, che oggi chiameremmo design, un campo di sperimentazione che la porterà altrove, ma che per lei si rivela chiaramente come passaggio necessario e ambito tutt'altro che "minore", e ancor prima, uno straordinario strumento di emancipazione economica, presupposto fondamentale dell'arte e della vita libera.

A metà anni Trenta, allo studio romano di architetti Lapadula, conosce Diego Rosa, che poi diventerà suo marito, e dopo una breve parentesi milanese, ospitati da Giò Ponti, i due tornano in via Margutta, dove lei inizia un percorso di ricerca slegato dall'arte accademica e su commissione. Abbandonando la pittura a olio, stando sempre ai margini, sulla scorta di interrogativi filosofici dettati da una curiosità interiore, attraversando astrattismo, informale, minimalismo.

Trova una seconda creatività dagli anni Settanta in poi ("mi chiamavano matta, ho iniziato a vivere a 50 anni") ma non ottiene riconoscimento critico, se non alla fine del suo operare e in coincidenza con la nascita del femminismo italiano (il riferimento, rapido, è al manifesto di Rivolta femminile di Carla Accardi, Carla Lonzi e Elvira Banotti). Insiste però sul concetto di segno, ritmo, impulso. Quello che ha dentro e si esprime su tela, tessuto o carta come linea, traccia, metronomo. Da qui il sottotitolo del film, quel ritmo e ossessione che sono marche autoriali: "quasi una partita musicale" dice Paola Ugolini, curatrice della mostra su Lazzari "La poetica del segno" al Museo Novecento di Firenze del 2019.

Non è cosa comune che i critici facciano ammenda per non aver saputo leggere e apprezzare correttamente l'opera di un artista, tanto meno se donna. Il documentario di Manfredi Lucibello (Firenze, 1984) ne registra due: negli anni Ottanta, l'autorevole decano Giulio Carlo Argan (secondo un veloce ricordo riportato nel film) e oggi Francesco Bonami, che lo confessa direttamente in camera. Se c'è stata una "riscoperta", ma meglio sarebbe dire un'appropriata considerazione critica dell'opera di Bice Lazzari, lo si deve alla critica Lea Vergine, e alla sua mostra romana del 1980 "L'altra metà dell'avanguardia", fermamente decisa a individuare una qualità della produzione e a tener fuori il biografismo.

Lucibello si è già misurato sia col documentario (Centoquaranta - La strage dimenticata, Il Paese perduto) che col cinema di fiction: il suo esordio Tutte le mie notti, presentato ad Alice nella città nel 2018, è come quest'ultimo prodotto da Mompracem (Carlo Macchitella, Pier Giorgio Bellocchio, Manetti Bros.), con la partecipazione di Cineteca di Bologna e la collaborazione di Sky Arte, Veneto Film Commission e Associazione Archivio Bice Lazzari. Grazie a quest'ultima compaiono infatti - tra filmati in pellicola provenienti da altri archivi, che alludono al percorso di graduale emancipazione della donna in Italia - oltre ovviamente alle opere, i video privati dell'artista, registrazioni audio su nastro magnetico, fotografie.

Con un ritmo equilibrato e un'eterogeneità di materiali che riflette la traiettoria multiforme del suo oggetto, Bice Lazzari - Il ritmo e l'ossessione è un saggio competente e avvincente di riscrittura dell'arte novecentesca. La sua protagonista, l'emblema di una discriminazione strutturale. La sua formula snella e fluida è da imitare: il genere è appena all'inizio.

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Inedito punto di vista.
a cura della redazione
martedì 4 ottobre 2022

La vita di Bice Lazzari è una storia di resistenza, emancipazione e libertà. Raccontarla è un’occasione per mostrare il ‘900 da un inedito punto di vista, quello di una donna che ha lottato contro la morale e i costumi di un tempo per affermarsi come artista. Tra testimonianze ed archivio, il documentario è il ritratto dell’artista che ha fatto della sua vita il manifesto della sua arte.

PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 24 ottobre 2022
Matteo00

La voce narrante di Benedetta Porcaroli, perfettamente a proprio agio nel ruolo di divulgatrice, racconta la vita e le opere di Bice Lazzari, artista donna in un mondo, quello dell'arte del Novecento, dominato e governato dagli uomini.Il documentario di Manfredi Lucibello è tanto semplice quanto efficace, offrendo una rappresentazione di Bice Lazzari che non indugia su categorie o concetti astratti, [...] Vai alla recensione »

NEWS
FESTA DI ROMA
giovedì 20 ottobre 2022
Raffaella Giancristofaro

Il profilo di un'artista vittima di una discriminazione strutturale. A Roma 2022. Vai all'articolo »

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