Una miniserie che racconta la cronaca nera del capoluogo lombardo. Espandi ▽
Milano, tra il 1970 e il 1984, era una delle città più pericolose al mondo, una vera e propria università del crimine in cui viene commesso ogni tipo di reato. Recensione ❯
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Un doc affascinante, dall'impianto narrativo jazzistico, su Lawrence Ferlinghetti, padre della Beat Generation. Documentario, Italia, Argentina2022. Durata 83 Minuti.
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. Espandi ▽
Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare. Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation.
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere. Recensione ❯
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La ricerca del significato del Tempo attraverso i racconti e lo sguardo di ragazze e ragazzi durante l'anno della pandemia. Espandi ▽
Durante la pandemia a trecento studentesse e studenti di prima media vengono affidati dei diari, attraverso i quali raccontare il senso dello scorrere del Tempo. Ad alcuni di loro viene consegnata una piccola videocamera, per continuare a raccontarsi tra le mura domestiche, dove lo spazio individuale rimane quello di una cameretta inaccessibile al mondo degli adulti. I loro tormenti, confessioni e sogni divengono tappe di un viaggio, a cui si alternano le riflessioni dei compagni in aula e le piccole grandi avventure di una vita quotidiana scandita dall'isolamento. Un racconto corale di una generazione sospesa tra l'infanzia, abbandonata troppo in fretta, e un'età adulta sempre più incerta. Recensione ❯
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Seguendo la street artist Laika: un ritratto dal taglio efficace e inedito. Documentario, Italia2022. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un doc per rivivere gli anni di pandemia attraverso gli occhi e il talento di Laika, una donna che si
definisce "un'attacchina romana" e dimostra una profonda consapevolezza morale e artistica. Espandi ▽
Attiva dal 2019, Laika incolla i suoi poster sui muri di Roma. Senza chiedere permesso, come tanti altri artisti più o meno noti di lei, che usano all'incirca gli stessi strumenti per prendere voce, esprimere dal basso una posizione, soprattutto per conto di chi una voce non l'ha: migranti, donne, vittime della guerra, persone che in Italia non hanno cittadinanza.
È una voce critica del potere dei capi di Stato, ma esprime anche attaccamento a figure popolari, dai calciatori a persone molto meno famose. Spera, che presenta il suo film d'esordio in Freestyle alla Festa del cinema di Roma 2022, ha ottenuto la sua fiducia e disponibilità e può osservarla (ammesso che si tratti di una donna) anche durante l'isolamento del lockdown. La regia coglie i tratti essenziali del suo gesto - spirito antisistema, velocità di esecuzione, immediatezza e incisività del messaggio - e mutua alcuni stilemi del cinema di genere (accelerazioni, musica elettronica, ritmo, immaginario ma anche ironia metacinematografica da superhero movies) tramite i quali si tiene lontano dal rischio di uno scolastico profilo d'artista. Recensione ❯
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Un ritratto di Gian Paolo Barbieri, un fotografo che ha saputo ridefinire le immagini della moda. Espandi ▽
Gian Paolo Barbieri è un fotografo di moda (e non soltanto) che ha lasciato e continua a lasciare, malgrado una malattia incurabile, il proprio segno nel mondo dell'arte. Il documentario lo vede come protagonista che riflette sulla propria opera con il contributo di chi quell'opera ha amato e continua ad amare.
Ogni opera di Barbieri rivela come il suo pensiero creativo abbia sempre messo al centro tutto ciò che deve trovarsi (o essere escluso) dall'inquadratura. Vediamo Barbieri all'opera ma anche, grazie ai propri collaboratori e a un'importante collezionista d'arte, tornare a visitare il proprio percorso artistico, con commozione talvolta, ma anche con una memoria pronta a riportarlo a considerare le ragioni e la tecnica necessarie per ottenere quella precisa immagine.
Anche chi non è particolarmente interessato al mondo della moda dovrebbe vedere questo documentario. Avrebbe l'occasione per cogliere una trasposizione in immagini decisamente magistrale del concetto di bellezza. Recensione ❯
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Dopo più di un anno di riprese tra Emilia-Romagna e Lombardia, l'opera ideata dal modenese Fabrizio Zanni e diretta da Paolo Galassi e distribuita da Minerva Pictures, arriva al cinema. Espandi ▽
La vera storia di un'epoca irripetibile, dei locali, dei DJ e della generazione che ha dato vita alla rivoluzione socioculturale che, partita in Italia tra il 1974 e il 1985, si è poi diffusa in tutta Europa. Tantissimi ragazzi di Reggio Emilia, in quell'epoca frequentavano il Columbus, il parcheggio di Riccione, ora Piazzale Roma. Si era formata una vera e propria tribù, con valori di amicizia, condivisione, fratellanza, e con la passione per la musica afro/funky, allora attraverso le cassette, che dal piazzale si è poi diffusa grazie ai dj e ai locali, ovunque. Recensione ❯
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Cento giorni a bordo delle navi umanitarie nel Mediterraneo Centrale. Nove viaggi tra la Grecia e i Balcani per raccontare la più grande tragedia umana dei nostri tempi. "Formiche" racconta le vite di coloro che si ammassano per le strade che li conducono in Europa all'inseguimento di un futuro migliore - come formiche, per citare "Furore" di Steinbeck. "Formiche" racconta queste storie, dando un nome e un volto a coloro che, loro malgrado, ne sono protagonisti. "Formiche" nasce in un limbo, dalle storie tragiche di chi mette se stesso in un gioco crudele, che rappresenta l'unica flebile speranza di una nuova vita. Recensione ❯
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Può un'avventura trasformarsi nel peggior incubo di sempre? Espandi ▽
Alcune studentesse universitarie si lasciano convincere dalla loro docente a vivere un'avventura all'interno di un bunker antiatomico, allo scopo di acquisire informazioni utili per le proprie tesi. I temperamenti e le diversità derivanti dalle eterogenee estrazioni sociali delle ragazze prospettano un week-end interessante, ma, allo stesso tempo, complicato. Un sinistro custode le accompagna nel cuore del bunker, considerato uno dei luoghi più sicuri al mondo, dal quale non potranno uscire prima di ventiquattro ore. Tra lo stupore e l'inquietudine, le donne si accampano in un fetido dormitorio improvvisato. Ma durante la notte due di esse spariscono nel nulla. Nora, la docente, coordina le ricerche, che ben presto risucchieranno il gruppo in un vortice mortale architettato dalla follia di un feroce antropofago che, con inaudita violenza, le deturpa ad una ad una e le divora. Recensione ❯
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Un film che offre senza sensazionalismo un punto di vista raro su un contesto ignorato da media. Documentario, Italia, Burkina Faso2022. Durata 106 Minuti.
Il film segue quattro burkinabé in un anno di lotta e resistenza. Espandi ▽
Il 27 ottobre del 2014 il regista Christian Carmosino Mereu si trova a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, per realizzare un documentario. Suo malgrado si ritrova, con la camera accesa, nel bel mezzo dello scoppio delle proteste di piazza, alle quali l'esercito risponde con il fuoco. È la sua stessa voce a commentare tutto il film e scandirne le tappe. La causa dei tumulti sta nel fatto che il presidente Blaise Compaoré, già al potere da ventisette anni, ha indetto un referendum che gli permetta la modifica di un articolo costituzionale. Un escamotage per presentarsi alle successive elezioni e ottenere un mandato ulteriore di altri quindici anni.
La popolazione reagisce con decisione a quel gesto di tirannia e per i quattro giorni successivi, anche per evitare il sequestro del girato, il regista non rientra alla base ma resta a seguire gli sviluppi. Filmando nelle strade, nota come molti rimpiangano il presidente precedente, Thomas Sankara, che si sospetta Compaoré abbia fatto assassinare nel 1987 per salire al potere. Ufficiale dell'esercito, una volta nominato, è stato Sankara a cambiare il nome della nazione da Alto Volta a Burkina Faso, che significa "il Paese delle persone integre", a indicare un programma improntato a maggior giustizia sociale e competenza ai vertici. E ha lasciato in eredità un partito che lo realizzi. Recensione ❯
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La docufiction di Mimmo Calopresti su Marco Pannella interpretata da Andrea Bosca. Espandi ▽
Romanzo radicale è il racconto dell'avventura politica e umana di Marco Pannella, attraverso le risorse espressive della fiction per i momenti più intimi, il repertorio, per i gesti che hanno fatto epoca e che nessuna rappresentazione riuscirebbe a restituire con la stessa forza e, infine, le testimonianze degli amici o di chi a lui si è opposto. Un controcanto utile e necessario per restituire, almeno in parte, la vita e la complessità di uno straordinario uomo del Novecento.
Nel 1959 l'Italia è un Paese dove prevale una mentalità chiusa ai cambiamenti. Non è possibile divorziare. L'aborto è un reato. Il servizio militare un obbligo. Meno di vent'anni dopo, divorzio, aborto, obiezione di coscienza sono diventati diritti irrinunciabili. Marco Pannella riesce a scuotere l'Italia mosso dalla convinzione, semplice e rivoluzionaria, che la politica debba occuparsi della vita delle persone e della loro felicità. E per farsi ascoltare, inventa un nuovo linguaggio della politica fatto di digiuni, arresti, provocazioni. Recensione ❯
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Quando la mafia non esisteva, un quotidiano ha osato scrivere il suo nome. Espandi ▽
Nel 1958 il giornale siciliano L'ora denunciò la presenza endemica della mafia nell'isola. Subito dopo l'uscita dell'inchiesta una bomba esplose davanti alla sede del giornale. Due giorni dopo l'attentato L'ora tornò in edicola con il titolo "La mafia potrà minacciarci, la nostra inchiesta prosegue". La serie tv è ambientata a Palermo tra fine anni '50 e primi anni '60 con al centro il lavoro del direttore e dei coraggiosi giornalisti che svelarono i legami della mafia con la società, anche al costo di rimetterci la vita. Recensione ❯
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Un documentario che non si ferma a ricordare il passato ma affronta il presente senza falsi pudori. Documentario, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio caratterizzato dalle memorie di 14 tra le più storiche sale cinematografiche del nostro Paese. Espandi ▽
La cosiddetta magia della sala cinematografica viene testimoniata e liberata da qualsiasi tentativo di retorica da esercenti e spettatori che la conoscono per averla sperimentata nelle forme più diverse. Formisano e i suoi intervistati non si auto-esonerano dall’affrontare la realtà attuale ma dedicano spazio al propblema nell’ultima parte del documentario. Prima giustamente ricostruiscono la storia di 14 sale in diversi luoghi d’Italia per riaffermarne la centralità, nella consapevolezza di esperienze vissute tutte in prima persona senza alcuna nota di pietistica nostalgia. Si tratta di una presa d’atto corale di quanto la sala cinematografica costituisca un fondamentale elemento di aggregazione sin dalle sue origini e di conseguenza, come si evidenzia nel finale, un’eventuale sua scomparsa o forte contrazione nel numero possa di fatto impoverire non solo il comparto specifico ma la stessa trama del tessuto sociale nazionale. Recensione ❯
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Angelo Massaro racconta la sua esistenza schiacciata da un errore giudiziario. Un'opera sull'umanità più che sul magma processuale. Documentario, Italia2022. Durata 87 Minuti.
Per via di un errore giudiziario, Angelo Massaro ha trascorso ventuno anni in carcere ingiustamente, prima di essere riconosciuto innocente ed essere assolto per un omicidio mai commesso. Espandi ▽
Angelo Massaro, che aveva 29 anni quando è stato incarcerato e 55 quando è uscito, era innocente. Accusato di un omicidio che non aveva commesso, incastrato per una frase che non ha mai pronunciato, condannato da un sistema che non ha voluto ascoltare, Angelo dopo 21 anni di prigione ha ribaltato tutte le sentenze e adesso è un uomo libero. Del Grosso cerca di tenere a freno il magma giudiziario, burocratico, processuale. A lui interessa stare addosso ad Angelo e lasciare fare a lui. E Angelo non ci pensa due volte: è sempre davanti alla macchina da presa, riempie ogni fotogramma, smuove ogni sequenza. Che sia per correre in mezzo alla pineta o puntualizzare il suo caso davanti a chi l’ha seguito in tutti questi anni, ancora e ancora, senza fermarsi un attimo, completamente lucido in ogni suo ricordo carcerario e cavillo penale, lui c’è. Angelo Massaro non ha mai pianto mentre era dentro. Ora ha nuova vita, tiene incontri sulla sua vicenda in giro per università e tenta di ricongiungersi alla sua famiglia. E quando racconta la sua storia versa lacrime calde. Recensione ❯
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Tra i ricordi di un inverno berlinese e lo smarrimento del presente. Cosa resta delle utopie novecentesche
nel passaggio generazionale? Espandi ▽
I registi Gianfranco Pannone e Andrea Gropplero, noto anche come il "cuciniere comunista" con il nome d'arte Chef Guevara, sono amici da decenni ed erano compagni di studi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Il ritrovamento, da parte di Pannone, della cassetta video8 di un loro viaggio a Berlino nel febbraio del 1990 in occasione della Berlinale, e soprattutto poco dopo la caduta del Muro, diventa l'occasione per fare i conti con il passato e riflettere su un trentennio trascorso fra impegno politico culturale e legami famigliari, in particolare quelli con Costanza e Adele, l'una figlia di Pannone, l'altra di Gropplero.
Il che comporta anche mettere due generazioni a confronto: quella dei millennial di cui fanno parte Adele e Costanza, e quella dei boomer, ovvero i due registi, entrambi classe 1963. E tirare le somme non è sempre un'operazione piacevole, soprattutto se i rimorsi rischiano di superare i rimpianti.
"Abbiamo visto abbattere i muri ma non abbiamo costruito i ponti", osserva Gropplero, assalito dai sensi di colpa nei confronti della generazione di sua figlia. "In realtà barriere insormontabili venivano erette", continua, osservando che chi è nato prima del 1989 "ha la responsabilità di avere permesso al capitalismo neoliberista di portare il pianeta sull'orlo del baratro". Recensione ❯
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