Anno | 2021 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Roan Johnson |
Attori | Dario Aita, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Martina Sammarco, Tommaso Ragno . |
Uscita | giovedì 1 luglio 2021 |
Distribuzione | Vision Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,44 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 giugno 2021
Dark comedy tutta italiana ambientata durante la pandemia da Covid-19. In Italia al Box Office State a casa ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 9,6 mila euro e 6,7 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Durante il lockdown, quattro under 30 si ritrovano confinati nell'appartamento che condividono per amicizia e per necessità economica. Nicola ha appena perso il lavoro, l'informatico Paolo e la sua fidanzata Benedetta si scontrano per via della gelosia di lui, e Sabra, di origini africane, deve nascondersi ogni volta che arriva il portiere perché affitta abusivamente uno stanzino. Mancano i soldi per il mensile al proprietario, un uomo gretto e lascivo che ha già fatto intendere a Benedetta di poter pagare "in natura". Dunque lei e Nicola decidono di filmare il suo ricatto sessuale per poi rifiutare di corrispondergli l'affitto. Ma le cose non vanno come previsto, e innescheranno una reazione a catena che travolgerà ognuno di loro.
State a casa, scritto e diretto da Roan Johnson, inizia come un'eco del suo precedente Fino a qui tutto bene il cui titolo, col senno di poi, appare profetico della retorica dell'"andrà tutto bene" che ha accompagnato il lockdown.
E la progressione del film è quella di una febbre: un crescendo che arriva al delirio finale e tinge sempre più di nero quella che all'inizio sembrava una commedia "giovanilistica". Johnson si sbizzarrisce nel seguire il movimento caotico e, appunto, febbricitante, della sua commedia nera regalandosi piani sequenza e una camera a mano che sta addosso ai giovani protagonisti nel loro derapare scivoloso verso il degrado (soprattutto morale). È interessante che questo degrado sia però già seminato in partenza: perché i quattro vivono dominati da una paura che è tanto generazionale quanto dettata dall'avvento improvviso della pandemia. Il loro tormentone è una continua richiesta reciproca di conferma di una fiducia pleonastica, perché in tempi spaventosi si mira alla sopravvivenza e la fiducia diventa un lusso accessorio: non a caso l'unica a mantenere un minimo di empatia è Sabra, sopravvissuta a ben altre tragedie. E ad attraversare la vicenda è "una serpenta" abituata a mutare pelle per salvarsi la vita e a nascondersi negli anfratti della casa per sfuggire alla cattura.
Ma sono ben altri i serpenti che si aggirano per la casa dei quattro, liberati dalle convenzioni e dall'apparente civiltà di una convivenza già in origine forzata. Johnson costruisce una vicenda estrema che flirta con la nostra sospensione dell'incredulità ma affida ai ragazzi dialoghi fondamentalmente realistici. È coraggiosa anche la caratterizzazione di Benedetta, che è stata "messa sotto" in passato e ora usa la sua sessualità per distrarre o rivalersi: ottima l'interpretazione sul filo del rasoio politically correct di Giordana Faggiano. E il ritmo di racconto è precipitoso come si conviene ad uno smottamento che prima o poi si trasformerà in quella "valanga di merda" che sommergerà ogni cosa. La regia di Johnson è fluida, i movimenti di macchina opportunamente scomposti, la fotografia di Gianluca Palma asseconda l'ambiguità delle immagini e il montaggio di Paolo Landolfi la concitazione crescente del racconto. State a casa è un "virus stupido" che si insinua nella nostra coscienza e arriva a scardinare le nostre aspettative di pubblico cinematografico.
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Poteva essere un "Piccoli omicidi tra amici", primo film di Danny Boyle. Roan Johnson ha i numeri, dalla spassosa farsa "I primi della lista": tre studenti pisani che nel 1970 temono un colpo di stato militare. Convinti di essere rivoluzionari pericolosi, scappano verso il confine austriaco ( storia vera, si erano spaventati vedendo i preparativi del 2 giugno).
Con State a casa Roan Johnson ci fa rivivere l'angoscia della quarantena portandoci tra le quattro mura in cui i giovani protagonisti convivono con ansie e turbamenti legati alla pandemia, ma anche e soprattutto all'indeterminatezza del loro futuro e alla rabbia nei confronti delle generazioni più anziane. Questa rabbia sfocia in un incidente mortale ai danni del loro proprietario di casa, descritto [...] Vai alla recensione »
Sarà perché entrambi i film sono stati girati in pieno lockdown, sarà perché entrambi i film tematizzano esplicitamente il pesante condizionamento esistenziale e psicologico del periodo che ci auguriamo essere in larga parte trascorso, sarà perché entrambi i film, di fatto, si svolgono in interni e si affidano in larga prevalenza agli attori e alle attrici, sarà che in entrambi i casi si intuisce che [...] Vai alla recensione »
"Questa è la storia di un virus". Comincia come una fiaba nera e si sposta nelle zone dell'horror il quarto lungometraggio di Roan Johnson. Nicola, Paolo, Benedetta e Sabra, quattro ragazzi sotto i 30 anni, vivono sotto lo stesso tetto. Sono squattrinati e sottomessi al loro padrone di casa. Escogitano così un piano per fare soldi facili a sue spese ma la situazione gli sfugge di mano.
La vita è un braccio di ferro tra un virus e un organismo. Ma qual è il virus... E qual è l' organismo... Troppo facile nascondersi dietro il Covid, solo perché va di moda. La risposta sta nell' ultima scena di State a casa, ambientato sì nella stagione del coronavirus, ma troppo perspicace per fermarsi lì. Quattro ragazzi nei giorni del lockdown. Soldi pochi, pochissimi.
Nel delirio grottesco di una pandemia che costringe il mondo alla segregazione, ognuno cerca di salvarsi fregando i propri simili. I sentimenti peggiori esplodono amplificati dalla reclusione obbligata, tutti diventano più cattivi, più paurosi, più avidi, più gelosi. Così, nell' escalation dell' assurdo, mentre il virus si diffonde, finisce che a soffrire di meno sia proprio il vero, unico, criminale. [...] Vai alla recensione »
Tra i film finora usciti sulla pandemia di Covid-19, State a casa di Roan Johnson è quello che più di tutti sceglie una strada autonoma, cambiando pelle più volte come il serpente che appare all'inizio del film; il messaggio è chiaro, esplicito, forse troppo. Eppure, l'approccio cinicamente divertito del regista, che fonde il noir e la commedia, colpisce nel segno.
"Questa è la storia di un virus. Non un virus che arriva dagli animali, ma uno di quelli che nasce nello stesso organismo che lo ospita. Che infatti gli chiede: 'Oh, ma non è che mi uccidi?'. - 'Ma sei scemo? Se ti uccido muoio anch'io'. Così l'organismo e il virus si ripetono 'fino a qui tutto bene'. Fino a che ormai morente l'organismo fa: 'Non avevi detto che non m'ammazzavi?' - 'Lo so.
Parrebbe che Roan Johnson, classe 1975, non riesca proprio a liberarsi dai "sintomi" della pandemia da Covid. Due puntate della serie tv "I delitti del BarLume" sono state costruite, anche stilisticamente, sulle restrizioni imposte dal lockdown; e adesso arriva un suo film sullo stesso argomento, sia pure con ambizioni più ampie e metaforiche, di forte impronta morale, e cioè "State a casa" (dal 1° [...] Vai alla recensione »
"Andrà tutto bene", questo il mantra ossessivo che ha accompagnato i lunghi mesi del lockdown, con una parte consistente degli italiani rinchiusi dentro casa per via dell'espandersi della pandemia da COVID-19. Un motto che progressivamente è sembrato risuonare nelle orecchie come il pre-catastrofico "fino a qui tutto bene" che apriva e chiudeva L'odio di Mathieu Kassovitz.
La buona notizia: ecco finalmente il nostro Piccoli omicidi tra amici. Quella cattiva: ha quasi trent'anni di ritardo. Non solo: State a casa (titolo autolesionista?) riciccia subito l'apologo wellesiano della rana e dello scorpione, riadattandolo ai tempi attuali (l'organismo e il virus...), pure con un pizzico di L'odio. Insomma, Johnson, tra una stagione e l'altra di I delitti del Bar Lume, le spara [...] Vai alla recensione »
Cominciano a moltiplicarsi, a tutte le latitudini, i film che trattano della pandemia di Covid-19. Se Locked Down di Doug Liman sceglieva per approcciarsi al tema la strada della commedia mista all'heist movie, e l'indipendente Il giorno e la notte di Daniele Vicari trasfigurava l'evento usando il tema del terrorismo (raccontando il lockdown, di fatto, mentre questo si svolgeva), in questo State a [...] Vai alla recensione »