Titolo originale | Inteurodeoksyeon |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Regia di | Hong Sang-soo |
Attori | Seok-ho Shin, Mi-so Park, Kim Min-hee . |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,55 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 febbraio 2021
La storia di due ragazzi fortemente influenzati dai genitori. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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A Seoul, il giovane Youngho fa visita allo studio del padre, un dottore agopunturista con cui non ha grandi rapporti. Il padre però è impegnato con la visita inattesa di un famoso attore, lo stesso attore che in seguito accetterà di incontrare il ragazzo per fare un favore alla madre di Youngho, preoccupata che suo figlio abbia messo da parte il sogno di diventare attore anch'egli. Nel frattempo, la ragazza di Youngho si è trasferita in Germania per gli studi universitari, approfittando dell'ospitalità di una pittrice amica di sua madre. Con una decisione impulsiva, Youngho la raggiunge a Berlino per discutere la possibilità di trasferirsi per starle vicino.
Il cineasta dal tocco più lieve e dalla poetica tra le più marcate confeziona un'altra opera che ha il sapore del piccolo racconto, in cui un ragazzo e una ragazza vivono tre momenti cardine della loro crescita verso l'età adulta.
Come nella vita vera, i momenti importanti messi in scena da Hong sono ingannevoli perché non avvertono chi li vive della loro importanza, ed è quindi molto facile sottovalutarli, mancarli, o interromperli troppo presto. Divisa in tre parti, la venticinquesima regia del tuttofare Hong Sangsoo (che si occupa di tutto, dalla fotografia alla musica) dà ancora una volta prova di maestria per come sa svilupparsi orizzontalmente, lasciando frange narrative ad agitarsi placidamente oltre i confini di ogni sua trama. Ogni nuovo personaggio introdotto dà l'impressione di potersi prendere il film e portarlo via con sé, rafforzando l'idea di storia come oggetto mobile che il regista ha già perfezionato in passato ma che è particolarmente presente in questo caso. L'enfasi sugli snodi liminali della gioventù fa di Introduction un approdo interessante sia per i novizi che per gli spettatori più esperti dell'universo di Hong. Non soltanto il regista immortala con facilità disarmante, ad esempio, tutta l'incertezza e la fragilità di un abbraccio di una giovane coppia, ma sa cogliere le sfumature di tensione tra i ragazzi e le rispettive figure genitoriali, il vero cuore pulsante del film. Genitori che si preoccupano e che si attivano per il futuro dei propri figli, ma anche genitori che non sembrano rendersi conto di quali siano i loro sogni e le loro aspirazioni.
Differenze in prospettive generazionali che potrebbero riempire un'opera fiume, e che invece Hong pennella in pochi minuti. Solleticano la curiosità perché sono illuminanti di una specifica dinamica culturale coreana, ma sono anche certamente riconoscibili a chiunque le abbia sperimentate sulla propria pelle: l'entrata e l'uscita da un ristorante, un sogno che si tuffa in mare, e un cambio di programma durante una passeggiata a Berlino. Non è la prima volta che il regista gira in Germania (On the Beach at Night Alone aveva una parentesi ad Amburgo), ed è qui gustosa la breve comparsata della capitale tedesca, proprio nelle aree intorno a quel festival che così spesso lo accoglie in concorso e con cui ha forgiato un legame speciale. Kim Min-Hee, stella polare del suo cinema, è una presenza altrettanto limitata che lascia spazio per questa volta ai giovani Shin Seokho e Park Miso. Il resto è proprio come i fan del regista si aspettano, con tutte le componenti al loro posto: il delizioso bianco e nero, i pochi ma importanti movimenti di macchina, i fiumi di soju al ristorante e quell'ironia sorniona, spesso auto-diretta, stavolta bonariamente indirizzata al mondo della recitazione grazie alla partecipazione del veterano Ki Joo-bong.
Il capolavoro di Hong è la serie completa, i cambiamenti di luce non sulla cattedrale di Rouen ma sulla commedia umana e il gioco combinatorio del caso, l'opera minimalista del ripetere e l'ossessione del minuscolo variare: ma non per questo i film da soli, in sé, sono da sottovalutare. Questi tre capitoli sono una ronde di effetti domino di singoli incontri (introducing ) che non vediamo, un'Introduction [...] Vai alla recensione »
Introduction di Hong Sang soo, in competizione ufficiale, è un piccolo lungometraggio di solo un' ora. È girato in digitale e diffuso in un bianco e nero leggermente sovraesposto e non particolarmente accogliente. Il film è diviso in tre parti, tre episodi che si succedono cronologicamente nella vita di una coppia. Nel primo un ragazzo va a trovare il padre dottore che non vede da anni.
Youngho è un ragazzo che sogna di fare l'attore, ha un padre medico, una ragazza che studia a Berlino, un amico con quale trascorre il tempo libero. Attraverso sua madre riesce ad avere un colloquio con un attore famoso (lo aveva incrociato nello studio del padre), al quale esterna alcune sue incertezze sulla funzione dell'attore. Premiato con la miglior regia all'ultima Berlinale, il regista coreano [...] Vai alla recensione »
Sudcoreano, nato a Seoul nel 1960, Hong Sang-soo è un tipico regista intellettuale - tra l'altro dopo aver studiato nel suo paese, si è laureato presso il "California College of Arts and Crafts" e ha preso un master presso la "School of the Art Institute" di Chicago; ha il cinema nel sangue dato che i suoi genitori avevano una società di produzione cinematografica e ha potuto frequentare a Parigi la [...] Vai alla recensione »
L'altra faccia del cinema sudcoreano. Alcuni autori di culto guardano a Hollywood per costruire i loro capolavori, come Bong Joon-ho. Altri preferiscono una cifra stilistica più intimista, rarefatta nelle atmosfere. In testa a questa seconda corrente c'è il regista Hong Sang-soo. Il suo sguardo è più all'Europa, ai maestri francesi: in The Day He Arrives omaggiava Rohmer.
"Se un uomo abbraccia una donna, quel gesto implica un certo significato assoluto. Io sono un uomo e quando abbraccio una donna, è per davvero", dice a un certo punto Youngho, in una di quelle incredibili bevute alla Hong Sang-soo. È il momento in cui sta cercando di spiegare la sua incapacità a recitare la scena di un bacio in un film. Come dargli torto? È una questione morale che, dal suo punto di [...] Vai alla recensione »
È sempre più il senso fugace delle cose, la natura quasi occasionale delle azioni, la sfuggevolezza delle relazioni, a marcare la linea del cinema di Hong Sang-soo. Il maestro minimalista del cinema sudcoreano torna alla Berlinale 71 con Introduction (Inteurodeoksyeon), che a un anno di distanza da The Woman Who Ran riporta in concorso la scrittura su carta velina dei suoi film sempre più piccoli, [...] Vai alla recensione »
«Se un uomo abbraccia una donna, quell'atto assume un significato assoluto. Non importa quale sia il contesto: fingere quell'atto è moralmente sbagliato». Sono le parole del protagonista Youngho: il giovane che attraversa i tre brevi capitoli di questo Introduction, uno tra i più bei film minori di Hong Sang-soo (tre piccoli capitoli per poco più di 60 minuti), presentato in concorso il primo giorno [...] Vai alla recensione »
Sudcoreano, nato a Seoul nel 1960, Hong Sang-soo è un tipico regista intellettuale - tra l'altro dopo aver studiato nel suo paese, si è laureato presso il "California College of Arts and Crafts" e ha preso un master presso la "School of the Art Institute" di Chicago; ha il cinema nel sangue dato che i suoi genitori avevano una società di produzione cinematografica e ha potuto frequentare a Parigi la [...] Vai alla recensione »
C'è un momento del film Io e Annie in cui il protagonista Alvy, attraverso il quale Woody Allen racconta la sua storia con Diane Keaton, fa mettere in scena la stessa storia a due giovani attori. Come una mise en abyme ma declinata alle nuove generazioni. La stessa operazione che fa Hong Sangsoo, che ha fatto dell'autobiografismo un'ossessione anche oltre quella di Woody Allen, con il suo nuovo lavoro [...] Vai alla recensione »
Un nome ormai di casa alla Berlinale, il regista coreano Hong Sangsoo. Se infatti durante la 70° edizione lo abbiamo visto in corsa per il tanto ambito Orso d'Oro con il pregevole The Woman Who Ran, eccolo tornare ancora in concorso in questa singolare Berlinale 2021 con Introduction. Ancora una volta, il regista di Seul ci ha regalato un prodotto estremamente delicato e poetico.