Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Shengze Zhu |
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Ultimo aggiornamento giovedì 18 novembre 2021
La vita a Wuhan, prima e dopo la pandemia.
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Ci sono le immagini di prima, le immagini di dopo e le lettere. Le immagini del dopo vengono prima, provengono dalla stessa telecamera di sorveglianza a Wuhan, strade vuote che si affollano di nuovo solo il 4 aprile 2020. Le immagini di prima formano il resto del film, con la telecamera che seleziona scene di improbabile bellezza senza ostentazioni mentre attraversa la metropoli, osservandole per minuti, come una città sinfonica senza musica. Wuhan si lancia sempre più nel futuro, un alveare di costruzioni che fa nascere ponti ed edifici illuminati al neon dai campi nebbiosi e dalle macerie, anche se i bufali d'acqua pascolano ancora. Le quattro lettere sono indirizzate a un partner, una nonna, un padre e una figlia, non più qui. Le loro parole appaiono come testo e le immagini che evocano si posano su quelle sullo schermo, visioni sovrapposte del passato di un'equivalente malinconia.
Wuhan è uno di quei nomi purtroppo entrati nella memoria collettiva recente, da tutti associato allo scoppio della pandemia che ha cambiato per sempre le nostre vite. Shengze Zhu ritorna al Filmmaker Film Festival, dopo essere stata in concorso nell'edizione del 2019, con il suo A River Runs, Turns, Ereases, Replaces. Un film che vuole raccontare la sua città natale e il processo di trasformazione [...] Vai alla recensione »
I primi minuti sono spiazzanti. Inquadrature fisse, da una videocamera di sorveglianza che fornisce data e ora, di una strada pedonale tra file di edifici, del marciapiede davanti, di strisce pedonali. Non c' è quasi nessun passante. Il silenzio è assoluto, ancor più perché l' audio è stato tolto dalla regista. Quelle immagini risalgono ai mesi di febbraio, marzo e aprile del 2020.
Una strada deserta, ripresa da un'inquadratura fissa, da una telecamera di sorveglianza. Solo poche persone ci passano, forze dell'ordine, vigili urbani, fattorini e postini. Una fotografia del lockdown come abbiamo tristemente conosciuto anche nelle nostre città. Questa però è la scena madre, l'immagine primordiale nel luogo dove tutto è partito, la metropoli di Wuhan, capoluogo dello Hubei.
Una strada di Wuhan ripresa per mesi dalla stessa angolazione a ogni ora, dall'8 febbraio al 4 aprile 2020, dapprima deserta, via via un po' più animata; e subito dopo la vita com'era al tempo del pre-COVID, quando la città esisteva con le sue luci, la sua folla, i suoi cantieri per il futuro, il suo fiume. Come eravamo, come speriamo di essere ancora.
Wuhan in pieno Covid: le strade deserte, poi col tempo (le riprese durano un paio di mesi, sempre dallo stesso punto) qualcosa si anima. Ed ecco la città alla normalità, con le sue luci ,i suoi cantieri, la sua vita quotidiana, ma sono le immagini del pre Covid. Shengze Zhu ci porta con le sue immagini statiche dentro l'incubo, mostrando quello che si è perduto, soprattutto la serenità, la fiducia [...] Vai alla recensione »