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House of Gucci, verità o menzogne? La saga della famiglia, oltre il film

La controversa ultima opera di Ridley Scott ha suscitato curiosità e domande, e riaperto rancori mai davvero sopiti. ACQUISTA IL FILM SU IBS CON 3€ DI SCONTO »
di Ilaria Ravarino

mercoledì 23 marzo 2022 - Focus

La famiglia, diciamolo subito, non l’ha presa benissimo. Se c’è qualcuno cui House of Gucci di Ridley Scott è andato di traverso sono proprio gli eredi: «Penoso sotto il profilo umano - ha detto attraverso un comunicato, subito dopo l’uscita del film, Aldo Gucci - e un insulto all’eredità su cui il marchio è costruito». Troppo «impreciso». Troppo fantasioso. Ma è davvero così? Qual è la verità sulle vicende che hanno portato il 27 marzo 1995 alla morte dell’imprenditore Maurizio Gucci, assassinato da un killer davanti al portone di casa?

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Secondo la giornalista americana Sara Gay Forden, per 22 anni corrispondente di moda in Italia per alcune testate americane, il racconto del film si avvicinerebbe molto alla realtà dei fatti, facendo dell’ex moglie di Gucci Patrizia Reggiani - condannata come mandante del delitto, e interpretata nel film dalla cantante e attrice Lady Gaga - la “villain” della storia. Del resto è proprio dalle 450 pagine del suo romanzo, “House of Gucci. Una storia di moda, avidità, crimine” (Garzanti) che Ridley Scott ha tratto l’ispirazione per il lungometraggio, coinvolgendo Forden nella scrittura del copione insieme a Roberto Bentivegna. Approccio giornalistico, stile da best seller, Forden scrive «una storia di sfarzo, glamour e intrighi: il quasi fallimento e la rinascita di una dinastia nel mondo della moda» (così la sinossi ufficiale del libro) in cui diventa fondamentale, nel bene e nel male, la figura di Patrizia Reggiani Martinelli, soprannominata la “vedova nera” dalla stampa.

Per ascoltare un’opinione molto diversa sui fatti, e dare una lettura decisamente alternativa alla vicenda, in libreria è arrivato da poco “Fine dei giochi” (Piemme) un memoir di 208 pagine scritto da Allegra Gucci, figlia di Gucci e Reggiani, 14enne all’epoca dell’assassinio. Laureata in Giurisprudenza a Milano, e oggi residente in Svizzera, Gucci ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa della madre Patrizia, travolta dalla morbosità dei media, ritenendola a lungo innocente. «Ho scritto questo libro perché ho due figli piccoli. Vedendo il clamore suscitato dal film House of Gucci, non volevo crescessero senza sapere la verità – ha detto, in una lunga intervista concessa a Vanity Fair - Ho ricostruito i ricordi pezzo per pezzo. A volte ho provato dolore, altre un senso di liberazione. È la mia lettera a mio padre Maurizio. Perché mio padre Maurizio è sempre qui».

Molto diverso dal film («Una pessima caricatura», secondo la donna), il libro ripercorre il suo rapporto con la madre, oggi 73enne, prima, durante e dopo la carcerazione durata 17 anni. E attribuisce il ruolo della “villain” a un’altra persona, Paola Franchi, la compagna del padre all'epoca del delitto: «Quando nel 1998 mia madre è stata giudicata colpevole, Franchi si è rivolta al Tribunale per i Minorenni indicando che io e il mio patrimonio eravamo “allo sbando” e che lei si offriva per tutelare me e i miei interessi. Non ci ha dato tregua».

Un terzo approccio, figlio della cronaca del tempo, è infine quello dei giornalisti Maurizio Tortorella e Angelo Pergolini ne "L'ultimo dei Gucci" (BUR Rizzoli), un libro inchiesta - frutto di numerosi anni di lavoro – che ricostruisce scendendo nel dettagli tutti i particolari del caso di cronaca. Il perno della storia, il “villain”, qui non è una persona precisa – per quanto sia comunque centrale la figura di Reggiani, descritta come figlia di un imprenditore dei trasporti tenuta ai margini dell'alta società – ma il background antropologico e sociale, quella “Milano da bere” degli anni Ottanta, popolata da  stilisti, imprenditori e finanzieri immersi in un lusso inaccessibile.

A queste tre versioni della storia vanno aggiunti, rispettivamente in preparazione e pre-produzione, altri due progetti: una serie tv e una serie documentaria sui Gucci, entrambi realizzati per Sky da Leone Film Group, con la collaborazione di Alessandro Gucci, Guccio Gucci Jr. e Giorgio Gucci come executive producer. Al centro di entrambi i racconti non ci sarà il delitto ma «l’epica di una famiglia fondata da un gentiluomo – spiega Niels Hartmann, dirigente di Sky Studios - che inventò delle borse con il manico in bamboo che fecero la storia, proiettando il brand negli Stati Uniti».


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