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The Salt in Our Waters, un esordio dall'approccio originale e attuale

Un'ottica diversa sui temi della superstizione, del maschilismo e del rapporto con il territorio. Fuori concorso al TFF.
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di Giancarlo Zappoli

domenica 22 novembre 2020 - Torino Film Festival

Il giovane scultore Rudro lascia Dacca per raggiungere un’isola abitata da pescatori per sfuggire al caos cittadino ma anche per ritrovare le tracce del padre guardacoste che si era innamorato di quei luoghi e con cui lui non aveva avuto un buon rapporto. Dopo una generosa accoglienza da parte della popolazione e dell’imam che la guida, in poco tempo la situazione volge al negativo. Mentre alcuni pescatori e, in particolare, i loro figli vengono attratti dalle sculture dell’artista, una parte degli abitanti, con l’imam in testa, ritiene che si tratti di ‘idoli’. L’ostilità nei confronti di Rudro cresce.

Il giovane regista Rezwan Shahriar Sumit al suo primo lungometraggio affronta tematiche già visitate dal cinema (il rapporto tra città e comunità extra urbane, il conservatorismo religioso e la superstizione, il maschilismo dominante) ma sapendole leggere con un’ottica diversa e molto attuale.

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