Xy Chelsea

Gennaio 2010: Bradley Manning, classe 1987, ufficiale e analista dell'intelligence statunitense in Iraq, scarica e passa all'organizzazione WikiLeaks, che la rende pubblica, una mole enorme di dati riservati che provano crimini e violenze dell'esercito USA sui prigionieri. È il caso più eclatante di divulgazione di segreti di Stato nella storia del Paese, per il quale viene condannato a trentacinque anni di carcere nel 2013 e congedato con disonore dal servizio. Nonostante ciò, Manning non se ne pente, anzi rivendica l'azione. Il 17 gennaio 2017, dopo sette anni di detenzione, il presidente Barack Obama ne commuta la pena, riconoscendone la sproporzione rispetto ai fatti e il trattamento violento ricevuto in carcere. Nel frattempo, in prigione Bradley ha annunciato di voler intraprendere il percorso di transizione sessuale da uomo a donna e cambiato nome in Chelsea.

Finanziato dal Sundance Institute e prodotto dalla regista Laura Poitras (Oscar per Citizenfour, su Edward Snowden, autrice di Risk, sul caso WikiLeaks), XY Chelsea si apre esattamente sull'annuncio di Obama e sulla reazione entusiasta degli avvocati di Manning, gli stessi che vanno ad accoglierla all'uscita dal carcere militare di Fort Leavenworth, Kansas, per poi procedere avanti e indietro a cogliere i punti cruciali della vicenda.

Il tentativo del film è dare conto delle straordinarie difficoltà pratiche e psicologiche affrontate da Manning e insieme di ricostruire un profilo biografico, con il supporto della protagonista e del suo staff legale e di comunicazione. Dare voce al suo pensiero autentico, spazzando via speculazioni e scandalismi. È Chelsea a raccontarsi, a esporsi - anche in due servizi fotografici, per "The New York Times" e "Vogue" - meglio: a costruirsi un'identità, nel raccontare di sé.

Vissuto fino a 13 anni, alla separazione dei suoi, entrambi alcolisti, in una cittadina dell'Oklahoma, Bradley prende consapevolezza presto della sua diversità sessuale ma non ha nessun punto di riferimento né in famiglia né altrove per elaborarla e si arruola nell'esercito per necessità e mancanza di alternative. Appassionato di informatica, è destinato all'intelligence e dopo aver visto coi suoi occhi i crimini che si consumano sui civili e sottrae dati riservati scaricandoli su cd masterizzati di Lady Gaga. A processo, nonostante il parere contrario dei suoi avvocati, fa coming out davanti alla Corte marziale.

Dopo l'uscita dal carcere, Chelsea decide di buttarsi con tutte le sue energie nell'attivismo. Ma deve soprattutto recuperare il tempo perduto, rispondere del suo operato in confronti pubblici e interviste, esporsi nella sua conquistata fisicità femminile, che la camera insegue ed esalta, dimenticare l'orrore visto in Iraq e in carcere, prendersi cura di sé per non ricadere in tentazioni suicide. Cioè fare tutto quello che non ha potuto fare fino ad allora, prima per una somma di circostanze personali ed esterne, poi per il polverone mediatico che l'ha investita: vivere la propria vita.

La temporalità ondivaga del racconto aiuta a non fare di Chelsea né un'eroina né una vittima, i riferimenti visivi al conflitto iracheno e alle immagini diffuse sono funzionali a rappresentare i ricordi che la ossessionano, le sequenze di chat come unico strumento di comunicazione di Bradley restituiscono anche l'idea di profonda solitudine e alienazione nel contesto militare (ben illustrato da Vince Ward, avvocato ex graduato). Mentre la comunicazione di Chelsea su Twitter riflette i vantaggi e gli effetti negativi dell'esposizione pubblica (nel 2018 Manning, dal suo account sul social azzurro, da cui il film prende il titolo, aveva annunciato la sua candidatura al Senato).

XY Chelsea dà conto di un caso clamoroso di sabotaggio e ribellione, ancora tutto da scrivere, comprendere e assimilare a pieno. Cita, ovviamente, anche Julian Assange e l'ostinazione di Chelsea, che perdura oltre il film, nel non voler testimoniare contro di lui ma non entra nei dettagli tecnici. Vuole illuminare, con luce nuova, quella di chi rinasce al mondo, il coraggio e la fragilità di una persona che cerca verità e giustizia fuori e dentro di sé. Esempio lampante e vivente che la politica passa anche, per non dire sempre, attraverso il corpo. 