Anno | 2019 |
Genere | Thriller |
Produzione | Gran Bretagna, Israele |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Eran Riklis |
Attori | Ben Kingsley, Monica Bellucci, Itay Tiran, Itzik Cohen, Filip Peeters, Hilde Van Mieghem Makram Khoury, Mathijs Scheepers, Marcel Hensema, Wouter Van Lierde. |
MYmonetro | 1,67 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 novembre 2019
Un veterano si ritroverà spiato dai suoi stessi colleghi che non si fidano di lui.
CONSIGLIATO NO
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Adereth è un vecchio agente del Mossad più vicino alla prigione che alla pensione. Da troppo tempo i suoi superiori non si fidano più di lui, che gonfia le informazioni dei suoi contatti per non farsi rimpatriare. Deciso a dimostrare in un'ultima missione disperata che i 'siriani' progettano un attacco chimico, si mette sulle tracce di Angela Caroni, una donna avvenente e fatale che potrebbe condurlo alla risoluzione dell'enigma. Ma il Mossad è cauto e gli mette alle costole Daniel, figlio di un collega morto anni prima. Giovane agente arrabbiato, che non riesce a fare i conti con la morte del padre, Daniel vola a Bruxelles a fare il lavoro sporco. Un lavoro sporco che porterà a una clamorosa rivelazione.
Più abile e convincente nelle prove passate, storie israeliane che assumono sempre una dimensione universale (La sposa siriana, Il giardino di limoni), Eran Riklis si converte al genere e realizza uno spy movie claudicante e noioso che nemmeno Ben Kingsley può risollevare.
Fedele al DNA del personaggio enigmatico, l'attore britannico incarna un agente del Mossad analogico e 'presunto colpevole' che si accompagna a un millennial (Itay Tiran), rivendicando da copione trito la competenza pratica. Star devitalizzata, Ben Kingsley è 'pesante' senza aver preso peso. La grazia nervosa dei suoi personaggi dinamici cede il passo a un'immobilità sconcertante, come se un sasso fosse caduto nel bel mezzo del décor. Ancorando la fiction al reale, siamo ancora dalle parti delle armi chimiche che potrebbero massacrare un numero altissimo di civili, Spider in the Web dichiara guerra alle 'forze del male' di turno e schiera sul campo un vecchio, a lui il compito di sbrogliare l'intrigo, un ragazzino, a lui quello di mettere al tappeto bruti armati, e una femme fatale, a lei quello di stordire d'amore l'eroe. A interpretare il cliché più ardente del genere è Monica Bellucci, fascino indolente e performance unidimensionale come la spia protagonista. Thriller, film di guerra, racconto di vendetta e ritratto di un agente dismesso che pratica il monolitismo, Spider in the Web è un'opera barocca indecisa sulla linea da prendere per raccontare (male) una storia arcinota: un agente osteggiato la cui l'esperienza, l'intuizione e l'ostinazione, contro i suoi nemici e l'inerzia della sua amministrazione, finisce per pagare.
Alla consuetudine del racconto si aggiungono il ritmo svogliato delle (poche) scene d'azione e un montaggio flemmatico che fallisce qualsiasi tentativo di instillare un sentimento di pericolo. Ma d'altra parte il film non punta affatto sull'azione ma sui dialoghi che si articolano monotoni in interni: camera da letto, scompartimento di un treno, abitacolo di una vettura, bistrot dove naturalmente si ordina 'il solito'. Contropiede estetico di un action movie standard, Spider in the Web è un'operazione a bassa intensità e freddezza tangibile che dimentica di fare il suo lavoro: divertire. Riklis riduce all'osso la qualificazione del suo eroe, quasi unicamente definito dalla sua determinazione (perseguire un obiettivo contro tutti e se serve tradire anche il superiore gerarchico diretto), senza assumere mai un punto di vista. Vuoto di qualsiasi discorso politico, figuriamoci mitologico, svuotato di qualsiasi senso dello spettacolo e addirittura dei vizi del genere (l'addiction alla violenza, la fascinazione per il glamour virile, il testosterone dei bad guys), l'intrigo neutralizza la partecipazione emotiva dello spettatore e aspira senza pudore ad essere noioso. La brutale mancanza di tensione (e di un cattivo da sogno), l'assenza di un partito preso della messa in scena, fosse anche scanzonato, chiudono una partita mai cominciata.
Storia spionistica calata nel contesto della guerra siriana, che guarda alla narrativa di John Le Carré (esplicitamente citato in una scena) più che alle spy story di derivazione bondiana, Spider in the Web è l'ultimo lavoro dell'israeliano Eran Riklis, già abituato a storie che si muovono tra più stati, dalle forti ambiguità narrative ed etiche. Qui, l'intreccio ruota intorno al personaggio di Adereth, [...] Vai alla recensione »
Simon Bell (Ben Kingsley) è un agente segreto dell'intelligence israeliana da oltre quarant'anni. Il suo capo non si fida più molto delle sue doti e della sua lealtà, e quando si presenta una nuova missione - indagare su una società sospettata di vendere armi chimiche in Siria - manda una giovane recluta, Daniel (Itay Tiran), per farlo controllare. Basato su eventi veri, recita la didascalia iniziale, [...] Vai alla recensione »
Dopo la scoperta che il suo informatore gli stava in realtà fornendo notizie di scarsa o nulla rilevanza, l'agente del Mossad Adereth viene sospettato di tradimento; l'uomo viene affiancato per questo, nella sua nuova missione, dal giovane collega Daniel. Compito dei due sarà quello di sventare una supposta fornitura di armi chimiche al regime siriano da parte di una compagnia belga; per penetrare [...] Vai alla recensione »
Eran Riklis è un poeta del cinema israeliano. In pochi hanno saputo raccontare come lui le contraddizioni di un Paese, i dissidi interni, le sfide da affrontare sullo scacchiere internazionale. La sposa siriana era una storia "di confine", sulle alture del Golan. Prevaricazioni politiche e famigliari, fanatismi, intolleranze: Riklis metteva in scena il dramma delle persone comuni, senza dimenticare [...] Vai alla recensione »