mardou_
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giovedì 5 settembre 2019
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esercizi di stile
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Insieme a Il Richiamo Della Foresta e Zanna Bianca, Martin Eden è una delle opere più celebri di Jack London. Il romanzo di formazione in parte autobiografico dello scrittore americano narra la vita travagliata del marinaio Martin e la sua lotta per diventare uno scrittore, ispirato dall’amore per la bellezza e per Ruth, studentessa universitaria da cui prende lezioni di inglese.
Le difficoltà del giovane nel farsi accettare come possibile marito da questa figlia dell’alta borghesia californiana, danno modo all’autore di esporre le sue teorie socialiste e lanciare una critica forte all’impianto americano e ai suoi valori che si reggono sulla fede incondizionata a capitalismo e individualismo.
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Insieme a Il Richiamo Della Foresta e Zanna Bianca, Martin Eden è una delle opere più celebri di Jack London. Il romanzo di formazione in parte autobiografico dello scrittore americano narra la vita travagliata del marinaio Martin e la sua lotta per diventare uno scrittore, ispirato dall’amore per la bellezza e per Ruth, studentessa universitaria da cui prende lezioni di inglese.
Le difficoltà del giovane nel farsi accettare come possibile marito da questa figlia dell’alta borghesia californiana, danno modo all’autore di esporre le sue teorie socialiste e lanciare una critica forte all’impianto americano e ai suoi valori che si reggono sulla fede incondizionata a capitalismo e individualismo.
In questa trasposizione cinematografica, il regista Pietro Marcello sposta l’ambientazione da San Francisco a Napoli, città meravigliosamente fotografata nelle sue vivide contraddizioni all’ombra del Vesuvio, sviluppando la narrazione negli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale.
Risulta evidente sin dal principio che le esigenze di copione non abbiano alcuna verosimiglianza storica e sta proprio in questo l’originalità della pellicola: i costumi, gli arredi delle case e le scenografie spesso richiamano infatti periodi successivi, mentre alle scene di finzione si alternano materiali di repertorio tratti da archivi di epoche diverse, oltre alla colorizzazione del bianco e nero originale.
Rispettando la struttura del romanzo, con una prima parte travolgente che narra l’entusiasmo giovanile di Eden e la sua fame di sapere mentre divora i saggi di Herbert Spencer e la seconda che precipita nella tragedia durante il disincanto dell’età adulta, il film non è però sostenuto a pieno dall’interpretazione discontinua di Luca Marinelli su cui la macchina da presa spesso indugia in maniera fin troppo esagerata.
L’attore romano, ormai il volto più richiesto dal cinema italiano, è perfettamente credibile nel giovane bellissimo ed ingenuo i cui occhi si illuminano di bellezza nel suo percorso formativo, ma non altrettanto nella fase della maturità quando il desiderio si è esaurito: complice anche il trucco grossolano, la sua recitazione risulta artefatta e teatrale nel senso negativo del termine.
Se da un lato i ruoli marginali sono quelli più intensi e magistralmente recitati, penso tra gli altri a Carlo Checchi nella parte dell’amico Russ Brissenden e Autilia Ranieri, sorella di Martin, è invece da dimenticare Jessica Cressy nel personaggio di Ruth/Elena Orsini: mono espressiva e con una drammatizzazione da soap opera, rende ridicola e totalmente ingiustificata la cadenza francese dei suoi piagnistei.
Piccola chicca: il cameo fascista di Giordano Bruno Guerri il cui breve monologo sembra parlare a noi spettatori in sala come a voler dire che i tempi di allora non sono così dissimili dal nostro presente.
Voto 3/5
Elisabetta Baou Madingou
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emifisa
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giovedì 5 settembre 2019
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che uomini siamo? l'italia attraverso eden
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Guardare questo film è stata una delle mie personali esperienze migliori al cinema degli ultimi 2 anni. Finalmente cinema d'Autore con la A maiuscola, un film che vedo tranquillamente proiettato per una nomination agli oscar e tanti altri premi che si merita e vi spiegherò il perchè. Lasciamo da parte la storia che gia tutti possiamo conoscere dal libro, ma restiamo focalizzati sul film in se e la sua messa in scena.
Finalmente un cinema che non ha paura di rischiare e provare sia a livello tecnico, di sceneggiatura, politico, di fotografia e nel modo di raccontare. La storia è molto più attuale di quel che si possa pensare, anche se il film è ambientato nella Napoli del dopoguerra e fino agli anni 60, non sembra mai scendere nei clichè dell'epoca o dare un contesto particolare al periodo, ma sembra un film senza tempo, durante la visione potreste pensare ai giorni nostri cosi come se fossimo nel 800.
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Guardare questo film è stata una delle mie personali esperienze migliori al cinema degli ultimi 2 anni. Finalmente cinema d'Autore con la A maiuscola, un film che vedo tranquillamente proiettato per una nomination agli oscar e tanti altri premi che si merita e vi spiegherò il perchè. Lasciamo da parte la storia che gia tutti possiamo conoscere dal libro, ma restiamo focalizzati sul film in se e la sua messa in scena.
Finalmente un cinema che non ha paura di rischiare e provare sia a livello tecnico, di sceneggiatura, politico, di fotografia e nel modo di raccontare. La storia è molto più attuale di quel che si possa pensare, anche se il film è ambientato nella Napoli del dopoguerra e fino agli anni 60, non sembra mai scendere nei clichè dell'epoca o dare un contesto particolare al periodo, ma sembra un film senza tempo, durante la visione potreste pensare ai giorni nostri cosi come se fossimo nel 800. Parla anche dell'italia dei migranti chi dal sud parte per trovare fortuna al nord, ricordandoci chi eravamo noi italiani. Parla dell'amore, filosofia dell'uomo e del lavoratore. Dicevo a livello "politico" e qui trovo coraggioso il film, perchè nel 99% dei film di oggi nessuno affronta temi politici e personali cosi, per paura di fare flop, non vincere premi e per paura della critica, italiana soprattutto che tende a distruggere i film politici specie se non della loro squadra.
Invece Pietro Marcello assieme a Marinelli lo fanno e in un modo fantastico lasciando in sospeso domande molto più attuali e che non si discostano dal periodo delle lotte socialiste anni 60... in fondo noi adesso come siamo liberi o schiavi ?
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