Godfather of Harlem

Film 2019 | Drammatico 55 min.

Regia di John Ridley, Joe Chappelle, Ernest R. Dickerson, Tanya Hamilton, Guillermo Navarro. Una serie con Forest Whitaker, Vincent D'Onofrio, Antoinette Crowe-Legacy, Gregory Cioffi. Cast completo Titolo originale: Godfather of Harlem. Genere Drammatico - USA, 2019,

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Ultimo aggiornamento martedì 16 febbraio 2021

Bumpy Johnson torna ad Harlem dopo aver trascorso dieci anni in carcere e si deve scontrare con la famiglia Genovese che ha preso il potere nel quartiere.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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La vera storia del criminale Bumpy Johnson.
mercoledì 12 settembre 2018
mercoledì 12 settembre 2018

Bumpy Johnson, dopo aver trascorso dieci anni in carcere, torna ad Harlem, nel suo quartiere di sempre. Quello che trova non gli piace per niente: la sua zona è ora gestita dalla mafia italiana, in particolare dalla famiglia criminale Genovese. Ne seguirà uno scontro senza sconti che coinvolgerà anche Malcolm X.

Episodi: 10
Regia di Joe Chappelle, Ernest R. Dickerson, Tanya Hamilton, Guillermo Navarro, John Ridley, Marisol Adler.

Un grande cast dove però si respira aria di deja-vù

Recensione di Andrea Fornasiero

Primi anni Sessanta, Harlem: Bumpy Johnson esce di galera dopo dieci anni di pena, durante i quali non ha mai "cantato" guadagnandosi così un credito con la malavita italiana. Credito che intende spendere per riprendersi Harlem dalle brame di Vincent Gigante detto "The Chin", la mascella. Al mafioso ed ex pugile viene detto di lasciare operare Bumpy, spingendolo a tramare per aggirare il divieto e liberarsi del concorrente. Bumpy ha però un alleato in Malcolm X, che era suo amico di gioventù quando bazzicava in giri criminali. Malcolm ora fa parte della Nation of Islam, ma ha crescenti problemi con i leader religioso Elijah Muhammed. È infine cruciale a varie manovre il politico e donnaiolo Adam Clayton Powell.

Uno scenario ricco di figure reali, interpretate da un grande cast dove però si respira aria di déjà vu, soprattutto per via di una messa in scena produttivamente povera, che azzoppa le ambizioni della serie.

Ideata da Chris Brancato, già tra gli autori di Narcos, e qui impegnato anche come showrunner, Godfather of Harlem è un'occasione mancata o meglio quasi centrata. Sulla carta infatti sembra tutto davvero al posto giusto, a partire dal cast che vanta Forest Whitaker, Vincent D'Onofrio e Giancarlo Esposito, con piccole parti pure per Luis Guzman, Chazz Palminteri e Paul Sorvino e con un'ottima prova di Nigél Thatch, che riprende i panni di Malcolm X già vestiti in Selma. La regia del pilot è poi stata affidata a John Ridley, autore nero militante in Tv già da diversi anni e solitamente personale nella messa in scena. Il regista sembra voler restituire una certa secchezza alle scene, rappresentando un mondo pericoloso, di contrasti difficili da risolvere, dove la violenza può scoppiare improvvisa. Brancato, come sceneggiatore, gioca poi benissimo l'inserimento della figlia di Bumpy, che viene più volte incontrata come una tossicodipendente qualunque e senza speranza, per svelare solo a fine puntata la sua dolorosa identità.

Purtroppo però la scenografia, la fotografia, la color correction e la coreografia delle scene d'azione trasmettono un'idea incancellabile di povertà, di una serie in cui non si è voluto credere fino in fondo, preferendo accontentarsi di un prodotto medio nonostante ci fossero tutti gli ingredienti per un titolo di prestigio. Accade così che i fatti, per altro in parte realmente accaduti e che comunque coinvolgono figure storicamente esistite, finiscano per sembrare finti, come di cartapesta, vittima di una ricostruzione di periodo che non si scolla di dosso una patina cheap. La cosa risulta ancora più paradossale considerando che il tema black è un buon viatico per arrivare a premi importanti, come dimostra anche il film One Night in Miami ambientato nello stesso periodo, poco dopo i fatti della prima stagione e dove oltre a Malcolm X si ritrovano altre due figure pur brevemente presenti nella serie: Cassius Clay e Sam Cooke.

La patina da re-enactment all'interno di un docudrama, anziché da serie ad alto budget, è un ostacolo ma non è comunque sufficiente a soffocare del tutto il talento degli interpreti e il lavoro di ricerca che sta dietro la serie. La figura di Bumpy Johnson è un dedalo di contraddizioni e incarna in modo estremamente vitale ed attuale la questione "razziale" americana, il suo rapporto con le istituzioni, con la criminalità e con i carismatici militanti. Si tratta inoltre di un personaggio reale ma pressoché inedito, che quindi illumina una pagina oscura di storia, fornendoci anche un ritratto atipico di Malcolm X e pure della mafia italoamericana del periodo, qui vista dall'esterno. Agli episodi però finisce sempre per mancare un po' di ritmo, anche perché la regia è limitata nei mezzi produttivi a sua volta e non può nemmeno provare a dar vita a scene più ariose o ad architetture più originali. Tutto segue diligente un buon copione, senza guizzi creativi e intrappolato in interni poco convincenti, lasciando così spesso inespresso un grande potenziale.

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