Titolo originale | Kronoloji |
Anno | 2019 |
Genere | Thriller |
Produzione | Turchia |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Ali Aydin |
Attori | Birkan Sokullu, Cemre Ebuzziya, Tansu Biçer, Serkan Keskin, Esra Kizildogan Beran Soysal, Cüneyt Yalaz, Ozan Çelik, Ahmet Kaynak, Cihat Suvarioglu. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2020
Un uomo si trova a dover affrontare la misteriosa scomparsa di sua moglie.
CONSIGLIATO SÌ
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Nihal esce da una clinica e comunica al marito Hakan, rimasto in attesa al volante dell’auto, che la procedura di fecondazione assistita a cui si erano sottoposti non ha funzionato. Per la coppia è un duro colpo, e vuol dire la definitiva rinuncia a ogni speranza di avere un figlio. Subito dopo, Nihal scompare all’improvviso senza lasciar traccia, eccetto per un’ultima apparizione in compagnia di un uomo da cui Hakan cerca immediatamente spiegazioni. Ma tra polizia e interrogatori, le risposte che cerca l’uomo dovrà trovarle più in se stesso che negli altri.
Lungi dall’essere un mero dramma a tinte matrimoniali, Chronology intriga per le oblique e insidiose derive psicologiche a cui si abbandona.
Il regista turco Ali Aydın, al secondo film dopo Muffa (apprezzato a Venezia), racconta la storia di un marito a cui viene a mancare il terreno sotto i piedi non appena la moglie svanisce. Uno stato di confusione totale che si estende come un contagio a tutti gli altri uomini attorno a lui: colleghi, poliziotti, sconosciuti e sospettati, abitanti di una Istanbul alto-borghese dai toni caldi e dal cuore freddo. La confusione, in modo simile al visore notturno che comparirà più avanti nel film, serve a illuminare un sessismo pervasivo e una mascolinità in affanno, condannata a essere autoreferenziale. Tutti, attorno a lui, chiedono la stessa cosa: di chi è la colpa? Colpa di non poter avere figli, colpa di un matrimonio forse non proprio modello, e colpa di aver creato un vuoto che rivela altre colpe ancora. È un filo narrativo che Aydin segue con successo e mantiene ben avvolto al mistero della sparizione di Nihal, donna introdotta solo come madre mancata nella scena iniziale ma che in realtà, in presenza come in assenza, ha un ruolo fondamentale in questa storia.
Pur con qualche lungaggine, Chronology sa perfettamente come giocare con le aspettative dello spettatore, ed è al suo meglio quando rimane più allusivo, in una ricerca disperata dai toni quasi kafkiani per Hakan. Attento a tenere al centro dell’immagine il senso di pulizia e comfort (degli ambienti domestici, del tono di vita, perfino della bellezza un po’ surreale del protagonista Birkan Sokullu), il film si preoccupa però di insinuarsi sotto la superficie e finisce per diventare un thriller duro e velenoso, quasi cinico. Un’opera sicura di sé e con più cose da dire di quanto sembri pensare.